Una lunga intervista quella che Bobby Solo ha rilasciato a Renato Franco sul Corriere della Sera in occasione dei suoi 80 anni (il 18 marzo). 80, con una consapevolezza: “Ho fatto solo quello che volevo — nel bene e nel male —, ho commesso tanti errori, ma li ho fatti tutti io, senza consigli. Quindi non ho alcun tipo di rimpianto”.
Non può che iniziare tutto dal ciuffo alla Elvis (non sapeva chi fosse ma si invaghì di una ragazza che lo amava, “appena vedo il ciuffo dico a mia mamma di farmelo crescere come lui”), e poi arrivare al primo incredibile successo, Una Lacrima Sul Viso: “Però mi hanno fregato l’equivalente di un milione e mezzo di euro di oggi, 50 anni di diritti d’autore sfumati perché dissero che non la potevo firmare per una questione di età, ma non era vero: lo statuto della Siae dice che bisogna avere almeno 16 anni, mentre io ne avevo già 19. Se la intestò un direttore artistico”. Come lo ha scoperto? “Due anni dopo mentre ero a mangiare con gli autori di Non ho l’età. Mi dissero: chissà quanto hai preso, noi per la canzone di Gigliola Cinquetti abbiamo incassato 136 milioni di lire. A me avevano dato in tutto 5 milioni. Quel soggetto si era mangiato tutto in cocaina e donne in Brasile; negli anni Novanta sono riuscito a farmela restituire ma non rende più come ai tempi, oggi fa 4 mila euro ogni sei mesi”.
Non mancano domanda sul rapporto con le donne, che qualche volta – dice – lo hanno tradito ma “in generale ci siamo divertiti. A 19 anni non cercavo donne della mia età, le volevo di 30-35 anni. E loro mi mangiavano vivo, perché ero bello, magro, giovane e famoso. Dopo un’esperienza con Olghina di Robilant che era la regina della Dolce Vita ho dovuto fare per sei mesi iniezioni di estratto di corteccia surrenale perché non riuscivo a camminare. L’unica donna di cui mi sono innamorato romanticamente, non fisicamente, è la mia moglie attuale, la mia dolce Tracy. I più bei 30 anni della mia vita”.
Il racconto è denso, come la vita di Bobby solo, dal rifiuto di cantare Michelle dei Beatles e così quattro pezzi di Moroder, ai suoi Sanremo e fino a una risposta netta, tra 80 anni paradiso o inferno? “Deciderà il Signore. Io so che non ho mai fatto male a nessuno, mentre ho subito tanti torti, tanti manager mi hanno messo in ginocchio, le case discografiche mi hanno rubato tutto. Online scrivono che ho venduto 57 milioni di dischi, ma a me hanno detto 12: io quei soldi non li ho mai visti”.