Alla vigilia della telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, che potrebbe dare maggiore concretezza alle prospettive di una fine dei combattimenti in Ucraina e di un conseguente alleggerimento delle sanzioni, gli investitori internazionali fiutano l’occasione e tornano a comprare asset russi. “Gli investitori cercano di trarre profitto dalla Russia mentre Trump persegue il riavvicinamento”, titola il sito del Financial Times.

L’effetto si fa vedere soprattutto sul rublo e sulle obbligazioni russe. Nell’ultimo mese, la moneta russa ha guadagnato circa il 9% nel suo rapporto con il dollaro e poco meno sull’euro. Sebbene sia difficile scommettere direttamente sulle attività russe, alcuni fondi speculativi sono a caccia di obbligazioni di società russe il cui valore era crollato dopo l’invasione dell’Ucraina. “C’è sicuramente un po’ di eccitazione, soprattutto nella comunità degli hedge fund”, ha affermato al Financial Times Roger Mark, analista del reddito fisso di Ninety One.

Le sanzioni hanno proibito il trading di debito sovrano russo e molti emittenti aziendali del paese non riescono a trovare banche o intermediari per corrispondere i pagamenti degli interessi ai creditori. Anche la compravendita diretta di rubli è complicata dalle sanzioni, il volume degli scambi internazionali di rubli ammonta a soli 50 milioni di dollari alla settimana, rispetto ai miliardi di dollari che si registravano prima della guerra. I trader si sono quindi spostati sul tenge del Kazakistan, considerato come “proxy” per il rublo, a causa dei legami economici con la Russia, con volumi che raggiungono i 100-200 milioni di dollari a settimana.

Alcune banche e broker offrono però scommesse sui movimenti del rublo che vengono regolate in dollari, così gli investitori possono evitare l’esposizione diretta al paese. . Il recente aumento del rublo ha fatto salire anche le valutazioni dei titoli di Stato russi rimasti bloccati nei portafogli degli investitori stranieri dopo l’invasione. Le sanzioni e le restrizioni di Mosca sui pagamenti ai paesi “ostili” significano che il debito sovrano in rubli rimane off limits per gli investitori occidentali.

Oggi Vladimir Putin ha però permesso ad alcuni fondi internazionali, tra cui quelli statunitensi di vendere e comprare titoli russi. Un decreto presidenziale consente all’hedge fund statunitense 683 Capital Partners di acquistare titoli di società russe che erano di proprietà di una dozzina di fondi speculativi e di gestione patrimoniale occidentali. Franklin Templeton e Baillie Gifford hanno ottenuto l’autorizzazione per vendere. Qualcuno dovrebbe forse avvisare Bruxelles che ancora sta accarezzando la possibilità di sequestrare gli asset russi congelati in Europa, per finanziare l’invio di nuove armi all’Ucraina.

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