L'ex superpoliziotto, morto il 9 marzo scorso ai domiciliari, mette a verbale accuse all'ex componente del cda di Leonardo: "Era sempre circondato da uomini dei Servizi Segreti"
Uomini dei servizi segreti nella sede di Equalize in via dei Pattari, nel centro di Milano, quella che per i pm era diventata una centrale di spionaggio illegale. Andavano a trovare Pierfrancesco Barletta, l’ex componente del consiglio di amministrazione di Leonardo, coinvolto nell’indagine del pm Francesco De Tommasi. O almeno, questo è quello che sosteneva […]
Uomini dei servizi segreti nella sede di Equalize in via dei Pattari, nel centro di Milano, quella che per i pm era diventata una centrale di spionaggio illegale. Andavano a trovare Pierfrancesco Barletta, l’ex componente del consiglio di amministrazione di Leonardo, coinvolto nell’indagine del pm Francesco De Tommasi. O almeno, questo è quello che sosteneva Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto antimafia, considerato il regista della “banda dei dossier“, morto il 9 marzo scorso (nella foto i funerali) mentre si trovava ai domiciliari.
L’11 dicembre scorso, infatti, Gallo viene interrogato dal pm De Tommasi. E racconta che Barletta era “sempre circondato da uomini dei Servizi Segreti“, il “suo ufficio” era “sempre pieno di questa gente qua”, lo “andavano a trovare parecchie volte agenti dei Servizi Segreti“. Ex socio di minoranza di Equalize con il 5%, vicepresidente autosospeso della Sea, la società che gestisce gli aeroporti in Lombardia, Barletta è indagato per concorso in accesso abusivo a sistema informatico. “Ma perché aveva un ufficio da voi Barletta?”, ha chiesto il pm De Tommasi. Gallo ha risposto: “Lui lavorava in Leonardo (…) voleva un ufficio lì (…) Ha parlato con Enrico, Pazzali e Enrico ha detto: fallo mettere là'”. Al pm che gli ha chiesto se Barletta frequentasse persone “della Lega“, sempre l’ex poliziotto ha risposto che “frequentava solo quelli del Pd (…) In ufficio venivano solo quelli del Pd (…) credo che venisse Maiorino, credo che venisse in ufficio qualcuno dei consiglieri (…) comunali di Milano”.
Negli stralci di verbale pubblicati dall’agenzia Ansa, Gallo ha parlato anche degli israeliani, presunti uomini legati all’intelligence di Tel Aviv che frequentavano la sede di Equalize, dicendo, in sostanza, di non saperne molto e che glieli aveva solo presentati l’hacker Samuele Calamucci, ancora ai domiciliari. “Pazzali che sapeva tutto (…) non è che mi ha chiesto: ma chi erano gli israeliani?‘Non mi ha chiesto nulla”. E ancora: “I Servizi Segreti venivano, almeno quei tre che venivano parlavano con Barletta, da me qualcuno è venuto”. Lui aveva qualche amico nell’intelligence? “No, io non mi fido. Assolutamente. Buoni rapporti, baci e abbracci ma non mi fido”, ha sostenuti, nei verbali pubblicati dal quotidiano Repubblica. .
L’ex superpoliziotto ha anche raccontato come è nata l’idea dell’agenzia aperta con Enrico Pazzali, l’altro indagato al centro dell’inchiesta. “Equalize nasce nel 2018 da un’idea mia e di Pazzali. Io conosco Pazzali quando ero dirigente del Commissariato, lui era Amministratore Delegato di Fiera Milano e ci siamo conosciuti in quel contesto. Il Commissariato di Rho era competente anche per Fiera, ci siamo conosciuti, è nata un’amicizia”. Alla fine della sua carriera in divisa, Gallo ha deciso di mettersi in società con Pazzali: “Lui stava per andare via da Fiera Milano e abbiamo pensato di fare un qualcosa insieme (…) Lui ha costituito una società, lui da solo (…) Io ero ancora in Polizia, ma mancava un mese per pensionamento”, ha messo. All’inizio non c’era “per niente l’aspetto investigativo”, era “una società informatica“. Nel 2019 Pazzali assume Gallo, che poi diventerà ad della società. “A me piaceva fare… lavorare con Enrico Pazzali, perché mi ero affezionato”, ha raccontato. Nel 2019, ha spiegato ancora, “ho fatturato quasi 450 mila euro con le mie conoscenze. Ovviamente nel 2019 ho avuto la riabilitazione e ho chiesto la licenza investigativa”. I clienti “per Equalize li ho sempre esclusivamente procurati io – ha spiegato – Enrico Pazzali non ha mai procurato un cliente”. Prima di partire con la pratica degli accessi abusivi, pagando funzionari infedeli, Gallo si muoveva così: “Fonti aperte e facevo il report. Valutavo, guardavo le relazioni Dia, Dna, che sono pubbliche, se non c’erano collegamenti, ad occhio e croce, guardavo magari qualcosa del mio archivio personale se erano soggetti che mi dicevano qualcosa”. Eppure, anche se Pazzali non portava clienti, a sentire Gallo chiedeva comunque di fare accertamenti: “Quando lui ha fatto Renzi, mi sono incazzato: ma perché fa questo?”, racconta riferendosi alle ricerche sulla piattaforma Beyond, il cervellone che usava il gruppo. Secondo Gallo, Pazzali “tutti i giorni si sentiva con Fontana”, il governatore della Lombardia. Ma anche “Santanché e La Russa”.