Altro che bollette abbattute del 30-40 per cento grazie ai piccoli reattori nucleari. Per realizzare, mantenere e rendere convenienti (per chi investe) i famigerati Small modular reactor (Smr) tanto sostenuti dal governo Meloni e dal ministro Gilberto Pichetto Fratin tocca rassegnarsi a mantenere alti i prezzi dell’energia. Anche se esistono tecnologie che potrebbero abbassarli. E questo non solo in Italia, ma ovunque. Certamente in Europa. Lo dice a più riprese l’Agenzia internazionale dell’Energia (Iea) nel report “The Path to a New Era for Nuclear Energy” pubblicato a gennaio 2025. Per molti una conferma di livelli di capacità installata a livello globale più che promettenti: si arriva a 120 e persino 190 gigawatt entro il 2050. “Ma questo è tutt’altro che assicurato”, spiega la stessa Iea. Insomma, si tratta di proiezioni piuttosto ottimistiche. “Le condizioni necessarie a raggiungere quei livelli di capacità sono molto difficili da realizzare, impossibili senza un aiuto politico che intervenga sui mercati limitando la concorrenza di fonti energetiche più convenienti. Una folle trappola” spiega a ilfattoquotidiano.it Luigi Ventura, ordinario di Economia Politica all’Università La Sapienza di Roma. Nel frattempo, però, Meloni e Pichetto Fratin vanno avanti e il ministro sostiene che il nucleare abbatterà i prezzi delle bollette e che “da inizio del prossimo decennio potremo vedere i piccoli reattori”. Di cui una serie di studi evidenziano limiti e problematiche.

Le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia sugli Smr. Secondo la Iea, con le attuali impostazioni politiche, la capacità totale Smr raggiungerebbe i 40 gigawatt entro il 2050 “ma il potenziale è molto maggiore”. E di fatto, con un “supporto politico su misura per il nucleare, normative semplificate per gli Smr” e una solida fornitura garantita dal settore su nuovi progetti e design la capacità installata “potrebbe triplicare entro la metà del secolo, raggiungendo i 120 gigawatt con oltre mille Smr in funzione”. Questo scenario aumenterebbe gli investimenti da meno di 5 miliardi di dollari attuali a 25 miliardi al 2030, con un investimento cumulativo di 670 miliardi di dollari entro il 2050. Capacità installate e investimenti, però, non sono affatto dati per certi. “Tutt’altro” scrive l’Iea. “Affinché la tecnologia abbia successo – ribadisce – saranno necessari un impegno costante e un supporto politico dei governi, revisioni tempestive della progettazione da parte degli enti regolatori, innovazione da parte delle aziende tecnologiche e finanziamenti da fonti pubbliche e private”. E si va avanti con scenari ancora più promettenti: “Se i costi di costruzione degli Smr venissero ridotti nei prossimi 15 anni” realizzando reattori su larga scala costruiti a budget (dunque con una certa standardizzazione) le implicazioni economiche potrebbero portare a una capacità di 190 GW al 2050.

L’energia prodotta dagli Smr costa di più di quella da rinnovabili. “Riferimenti generici a parte, però, nel report si parla dei prezzi dell’energia (in dollari Usa per megawattora) in maniera specifica in due pagine – spiega Ventura – paragonando nucleare (e Smr) a rinnovabili con e senza stoccaggio negli Stati Uniti, in Unione europea e in Cina”. Si utilizzano sia il Levelized cost of electricity (Lcoe), costo medio di produzione dell’energia riferito alla vita dell’impianto, sia il Valcoe (Value-adjusted levelized cost of electricity), che integra anche il valore dei servizi che l’impianto può fornire al sistema, in termini di energia, flessibilità e capacità. Una parte importante del prezzo dell’energia nel nucleare è rappresentato dal costo di finanziamento nella costruzione delle centrali, anche nel caso degli Smr. “Per questi reattori – spiega Ventura – si descrivono due scenari a seconda di due diversi Wacc (costo medio del capitale) che fanno riferimento ad altrettanti tassi di finanziamento, al 4% o all’8%. “In Unione europea i costi dell’energia prodotta da Smr previsti al 2040, secondo la metodologia Lcoe, sono molto più alti rispetto a quella prodotta con solare ed eolico, con o senza lo stoccaggio di energia e a prescindere dal tasso al 4% o all’8%, che è quello più realistico”. Con un tasso dell’8%, il prezzo dell’energia prodotta da Smr va dai 115 (Valcoe) ai circa 130 dollari (Lcoe) per megawattora, mentre con un tasso al 4% siamo tra i 70 (Valcoe) e i 90 (Lcoe). Tra solare ed eolico si va da 30 a 60 dollari a megawattora se si utilizza il Lcoe, mentre con la metodologia Valcoe si va da poco più di 60 a 75 dollari a megawattora circa. Con una differenza marcata, nel caso del solare, se la tecnologia include anche lo stoccaggio.

La trappola del nucleare. Ma quali sono le implicazioni del prezzo a 115 o 130 dollari per megawattora? “Significa che a un determinato costo di finanziamento, il prezzo dell’energia non può scendere sotto quella soglia perché l’impianto nucleare sia profittevole. Con un prezzo più basso chi investe inizia a perderci, ma quelle cifre sono un’enormità”. Ed è qui che scatta la trappola: il rapporto sottolinea più volte la necessità di mantenere un prezzo dell’elettricità elevato. “Le centrali nucleari sono beni ad alta intensità di capitale con costi fissi elevati, che devono essere recuperati” spiega la Iea. Ma c’è un problema: “Le rinnovabili, con costi marginali pari a zero e, in alcuni paesi, il gas naturale a basso costo, possono far scendere i prezzi all’ingrosso, riducendo ricavi e margini di profitto delle centrali nucleari”. Per questo è necessaria “un’attività governativa volta a regolare il mercato in modo da limitare fortemente la concorrenza da parte di meccanismi di generazione di energia molto più economici”. Rinnovabili in primis.

Limitare la concorrenza (anche delle rinnovabili). “Significa che si dovrà garantire una certa protezione a chi ha investito – spiega Ventura – ossia, data la necessità di ingenti capitali in questo settore, agli stessi grandi gruppi industriali che hanno realizzato profitti enormi a causa dei rincari energetici che ci sono stati negli ultimi anni”. Per farlo, i governi dovranno intervenire, progettando un mercato energetico e schemi che riducano i rischi legati al prezzo dell’energia nucleare e, quindi, anche il vantaggio delle fonti energetiche più convenienti. La Iea evoca finanche la possibilità di utilizzare i Contratti per differenza (Cfd). Funzionano così: a sviluppatori e gestori dei progetti viene garantito un prezzo fisso per l’elettricità che generano. Se i prezzi all’ingrosso dell’elettricità scendono al di sotto di questa soglia, il governo compensa lo sviluppatore per la differenza. “Una trappola pazzesca, perché nel frattempo si eviterà di investire e sostenere le rinnovabili, almeno ai livelli in cui sarebbe necessario” commenta Ventura. “È gravissimo. Se possiamo avere la risorsa energetica al costo più basso possibile – aggiunge – ne dovremmo approfittare, perché fonte di crescita economica, invece di tenere i prezzi alti solo per evitare che collassino gli investimenti nell’energia nucleare. A vantaggio di chi?”.

Nucleare, le stime su dati assenti. Riguardo ai dati, inoltre, è utile un confronto con quelli del rapporto pubblicato a giugno 2024 dalla banca d’affari Lazard. “Per le rinnovabili le stime sono più ottimistiche rispetto a quelle della Iea” spiega il docente. Per il solare senza stoccaggio si va dai 29 ai 92 dollari per megawattora (dai 27 ai 73 Usd/MWh per l’eolico a terra), mentre per il nucleare si parte da 142 dollari per megawattora. “Ma per l’energia dell’atomo – commenta Ventura – Lazard, a cui non mancano certo risorse e competenze, non si spinge in calcoli avventurosi e, con una certa trasparenza, fornisce solo dati riferiti agli Stati Uniti e, in particolare, alla centrale nucleare di Vogtle ritenendoli abbastanza rappresentativi per gli Usa”. E questo per una serie di ragioni. “Perché se per le altri fonti di energia esiste già una certa standardizzazione che permette una stima dei costi, questo non vale per il nucleare (e meno ancora per gli Smr), perché c’è una differenza enorme tra un reattore e un altro oppure tra la produzione in un Paese o nell’altro e, infine, durante l’iter di realizzazione le condizioni di finanziamento possono variare di molto, proprio per i fattori di incertezza e i rischi corsi dagli investitori”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Together in Action!: a Bruxelles l’evento che racconta i progressi sul clima e le azioni per un’Europa più verde

next
Articolo Successivo

Galline morte e agonizzanti, la video-indagine a Venezia sulla crudeltà nelle gabbie. E l’allevamento viene sanzionato per lavoro nero

next