Joe Biden ha firmato la maggioranza dei documenti passati sulla sua scrivania con una “autopen“, una non meglio definita “penna automatica”. Di conseguenza, la maggior parte delle grazie, delle leggi e degli ordini esecutivi siglati durante il suo mandato non sarebbero validi. E’ la conclusione a cui giunge uno studio pubblicato da “Oversigth Project“, divisione della Heritage Foundation, think tank ultra-conservatore che ha elaborato la strategia politica seguita alla lettera nei suoi primi tre mesi alla Casa Bianca da Donald Trump. Che poche ore fa ha rilanciato su Truth anche quest’ultima teoria.
“Le grazie che Sleepy Joe Biden ha concesso al Comitato di delinquenti politici non selezionati, e a molti altri, sono con la presente dichiarati vuoti, vacanti, e di nessuna forza o effetto, a causa del fatto che sono stati fatti dall’Autopen. In altre parole, Joe Biden non li ha firmati ma, soprattutto, non ne sapeva nulla!”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti sul social network di sua proprietà in riferimento alle grazie preventive firmate dal suo predecessore per salvare da eventuali ritorsioni giudiziarie i componenti della commissione d’inchiesta che ha indagato sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
“Abbiamo raccolto ogni documento che abbiamo potuto trovare con la firma di Biden nel corso della sua presidenza – ha scritto lo staff di Oversight Project in un post su X intitolato “Chiunque abbia controllato la autopen ha controllato la Casa Bianca” -. Tutti presentano la stessa firma realizzata con l’autopen, tranne l’annuncio che l’ex presidente si sarebbe ritirato dalla corsa l’anno scorso”, ha affermato il gruppo pubblicando a corredo del post alcuni screenshot dei documenti.
In particolare, Oversight Project ha pubblicato tre documenti che mostrano la firma di Biden, ovvero due ordini esecutivi – il primo del 2022 e l’altro del 2024 – e l’annuncio del ritiro dalla corsa presidenziale del 2024, avvenuto in seguito al disastroso confronto tv con Trump del 27 giugno 2024 in cui l’allora presidente era apparso stanco e poco lucido. La firma su quest’ultimo documento, secondo il gruppo, sarebbe differente e meno chiara da quella che compare in calce ai due ordini esecutivi.
Subito sotto il gruppo legato alla Heritage Foundation rilancia un post secondo cui “il procuratore generale del Missouri Andrew Bailey (repubblicano, ndr) ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di indagare se il declino cognitivo e mentale di Biden abbia permesso a funzionari non eletti di adottare politiche radicali senza la sua conoscenza o approvazione. Se così fosse, gli ordini esecutivi, le condoni e le altre azioni di Biden potrebbero essere incostituzionali e nulli“. “Ci sono fondate ragioni per sospettare che lo staff e gli alleati politici di Biden abbiano sfruttato il suo declino mentale per emanare presunti ordini presidenziali senza la sua approvazione consapevole”, si legge nella lettera firmata da Bailey.
Seppur non esplicitata, la teoria è chiara: le firme sarebbero state apposte con una “autopen” perché nell’ultimo periodo alla Casa Bianca il presidente democratico non avrebbe avuto sufficiente padronanza delle proprie facoltà mentali. Di conseguenza i documenti che non presentano una firma autografa non sarebbero validi. Tra questi anche la grazia preventiva concessa ai membri della Commissione che indagò sull’assalto a Capito Hill.
Mondo
Trump sposa l’ultima teoria della Heritage Foundation: “Biden ha firmato centinaia di documenti con la ‘autopen’, non sono validi”
Il report di "Oversigth Project", divisione del think tank ultra-conservatore, punta a dimostrare che l'ex presidente non avrebbe avuto padronanza delle proprie facoltà mentali
Joe Biden ha firmato la maggioranza dei documenti passati sulla sua scrivania con una “autopen“, una non meglio definita “penna automatica”. Di conseguenza, la maggior parte delle grazie, delle leggi e degli ordini esecutivi siglati durante il suo mandato non sarebbero validi. E’ la conclusione a cui giunge uno studio pubblicato da “Oversigth Project“, divisione della Heritage Foundation, think tank ultra-conservatore che ha elaborato la strategia politica seguita alla lettera nei suoi primi tre mesi alla Casa Bianca da Donald Trump. Che poche ore fa ha rilanciato su Truth anche quest’ultima teoria.
“Le grazie che Sleepy Joe Biden ha concesso al Comitato di delinquenti politici non selezionati, e a molti altri, sono con la presente dichiarati vuoti, vacanti, e di nessuna forza o effetto, a causa del fatto che sono stati fatti dall’Autopen. In altre parole, Joe Biden non li ha firmati ma, soprattutto, non ne sapeva nulla!”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti sul social network di sua proprietà in riferimento alle grazie preventive firmate dal suo predecessore per salvare da eventuali ritorsioni giudiziarie i componenti della commissione d’inchiesta che ha indagato sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
“Abbiamo raccolto ogni documento che abbiamo potuto trovare con la firma di Biden nel corso della sua presidenza – ha scritto lo staff di Oversight Project in un post su X intitolato “Chiunque abbia controllato la autopen ha controllato la Casa Bianca” -. Tutti presentano la stessa firma realizzata con l’autopen, tranne l’annuncio che l’ex presidente si sarebbe ritirato dalla corsa l’anno scorso”, ha affermato il gruppo pubblicando a corredo del post alcuni screenshot dei documenti.
In particolare, Oversight Project ha pubblicato tre documenti che mostrano la firma di Biden, ovvero due ordini esecutivi – il primo del 2022 e l’altro del 2024 – e l’annuncio del ritiro dalla corsa presidenziale del 2024, avvenuto in seguito al disastroso confronto tv con Trump del 27 giugno 2024 in cui l’allora presidente era apparso stanco e poco lucido. La firma su quest’ultimo documento, secondo il gruppo, sarebbe differente e meno chiara da quella che compare in calce ai due ordini esecutivi.
Subito sotto il gruppo legato alla Heritage Foundation rilancia un post secondo cui “il procuratore generale del Missouri Andrew Bailey (repubblicano, ndr) ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di indagare se il declino cognitivo e mentale di Biden abbia permesso a funzionari non eletti di adottare politiche radicali senza la sua conoscenza o approvazione. Se così fosse, gli ordini esecutivi, le condoni e le altre azioni di Biden potrebbero essere incostituzionali e nulli“. “Ci sono fondate ragioni per sospettare che lo staff e gli alleati politici di Biden abbiano sfruttato il suo declino mentale per emanare presunti ordini presidenziali senza la sua approvazione consapevole”, si legge nella lettera firmata da Bailey.
Seppur non esplicitata, la teoria è chiara: le firme sarebbero state apposte con una “autopen” perché nell’ultimo periodo alla Casa Bianca il presidente democratico non avrebbe avuto sufficiente padronanza delle proprie facoltà mentali. Di conseguenza i documenti che non presentano una firma autografa non sarebbero validi. Tra questi anche la grazia preventiva concessa ai membri della Commissione che indagò sull’assalto a Capito Hill.
Hai già letto 5 articoli
Acquista l'accesso illimitato a Ilfattoquotidiano.it
Abbonamento SOSTENITORE
1 EUROIL PRIMO MESE
AbbonamentoSOSTENITORE
60€L'ANNO
AbbonamentoPARTNER
149,99€L'ANNO
(anzichè 189,99€)TRUMP POWER
di Furio Colombo 12€ AcquistaArticolo Precedente
Viktor Orbán vuole vietare i Pride in Ungheria: “Violano i diritti dei bambini”. Riconoscimento facciale per chi partecipa
Articolo Successivo
“Trump e Netanyahu vogliono mandare in Siria i palestinesi della Striscia. Sentiti anche i governi di Sudan e Somalia”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Israele rompe la tregua e attacca Hamas: “Oltre 400 morti, pure il premier di Gaza”. I parenti degli ostaggi contro Netanyahu: “Fermi l’uccisione dei nostri cari”
Politica
Riarmo Ue, al Senato parla Meloni. Nella risoluzione del centrodestra non c’è la parola. Testo Pd: “Serve radicale revisione del piano”
Mondo
Telefonata Trump-Putin tra le 14 e le 16. Kiev: “Mosca ora accetti la tregua senza condizioni”
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il governo si impegni "a sostenere il riconoscimento dello Stato di Palestina, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele, per preservare la realizzazione dell’obiettivo di 'due popoli, due Stati'". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Inoltre, si chiede di "sostenere il piano arabo per la ricostruzione della Striscia di Gaza ed ogni iniziativa diplomatica volta ad assicurare il rispetto della tregua e un reale rilancio del processo di pace: per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, per la protezione dei civili e per la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, per il rispetto della tregua in Libano e per scongiurare il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah e Iran, nonché le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e, infine, affinché siano rispettate le risoluzioni delle Nazioni Unite".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei Fondi di coesione europei per il finanziamento e l'aumento delle spese militari". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide inedite rappresentate dalla nuova amministrazione americane, l’interesse europeo, all’interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, anche una attraverso la costruzione di alleanze, a partire dai paesi fondatori dell’Europa, per collocare l’Italia sulla frontiera più avanzata dell’integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un’iniziativa diplomatica e politica autonoma dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autoderminazione, l’ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Il piano ReArmEU, proposto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune che garantisca la deterrenza e un percorso di investimenti comuni in sicurezza realizzati non a detrimento delle priorità sociali, di coesione e sviluppo dell’Unione". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
"La difesa non può essere considerato un bene pubblico separato dal benessere sociale, ma è parte integrante di una strategia globale che prevede di garantire non solo la sicurezza fisica dei cittadini europei, ma anche la loro sicurezza sociale ed economica: tanto più l’affermazione dei nazionalismi disgregatori dell’unità europea è legata anche alla percezione di insicurezza economica e sociale, nonché alla paura nei confronti delle sfide globali".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sostenere una risposta europea ed unitaria alle politiche dei dazi dell’amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto commerciale, e che ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle Big Tech, rilanciando anche l’iniziativa multilaterale per l’introduzione della Global Minimum Tax". E' quanto chiede il Pd al governo nella risoluzione sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo, nella risoluzione presentata sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni, di "collocare l’Italia da protagonista nella costruzione di una vera difesa comune europea e non di un riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento, esprimendo la chiara volontà politica di andare avanti nel percorso di realizzazione di un’unione della difesa, anche partendo da forme di cooperazione rafforzata o integrazione differenziata tra Stati membri".