“La democrazia europea è in grave pericolo mentre persino le roccaforti democratiche scivolano verso tendenze autoritarie e l’Unione Europea non ha saputo difendere lo Stato di diritto con strumenti efficaci”. È questa la denuncia contenuta nel rapporto della Civil Liberties Union for Europe, cartello che riunisce 43 organizzazioni per i diritti umani provenienti da 21 Paesi. A finanziare il raggruppamento di ong è anche la Open Society Initiative for Europe di George Soros. Il documento, giunto alla sua sesta edizione dal 2019, evidenzia le violazioni più gravi in materia di giustizia, corruzione, libertà dei media, equilibrio dei poteri, spazio civico e diritti umani all’interno dell’Ue nel 2024. Lungo più di mille pagine, il dossier rappresenta il principale “rapporto ombra” sullo Stato di diritto realizzate da Ong. Da segnalare che per la prima volta l’Italia è stata inserita nel gruppo dei “demolitori” dello Stato di diritto, accanto a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia, Paesi accusati di minare sistematicamente le fondamenta democratiche.
“Abolizione dell’abuso passo indietro nell’anticorruzione”- Il rapporto contesta al governo guidato da Giorgia Meloni “una regressione nell’ambito del sistema giudiziario in quanto le riforme discusse o approvate nel corso del 2024 minano profondamente lo Stato di diritto, promuovendo un approccio autoritario ed estremamente punitivo che mira a stravolgere il volto del sistema giudiziario italiano”. Il dossier evidenzia come il disegno di legge sulla separazione delle carriere, a detta dell’Associazione nazionale magistrati, potrebbe mettere “a repentaglio l’indipendenza sia dei giudici che dei pubblici ministeri, minando l’equilibrio del potere giudiziario”. Secondo gli autori del rapporto, diverse proposte legislative promosse dalla maggioranza rappresentano “un rischio per l’indipendenza della magistratura, incidendo su aspetti come la responsabilità di giudici e pubblici ministeri, il regime disciplinare e le norme etiche”. Liberties sottolinea come in Italia la magistratura abbia subito una crescente “pressione” da parte dell’esecutivo. Un pressing sfociato in episodi di intimidazione che hanno poi reso necessaria la protezione personale di alcuni magistrati tramite l’assegnazione della scorta: è il caso dei pm del processo Open Arms. Inoltre, si sono verificati dei “casi di procedimenti disciplinari avviati contro magistrati le cui opinioni risultavano in contrasto con la linea politica del governo”: è il caso del pm Stefano Musolino, tra i leader della corrente progressista di Magistratura democratica, critico sul ddl Sicurezza. Un caso emblematico della crescente tensione tra governo e magistratura, sempre per gli autori del rapporto, è quello della giudice Iolanda Apostolico, criticata pubblicamente per non aver convalidato la detenzione di un migrante. Dopo settimane di polemiche, Apostolico ha rassegnato le dimissioni. Il rapporto segnala anche il caso della giudice Silvia Albano, la cui decisione di bloccare la detenzione di migranti in Albania ha provocato dure critiche da parte del governo, scatenando minacce di morte. Sempre sul tema della giustizia, nel dossier il sovraffollamento delle carceri viene definito come un problema strutturale che è peggiorato dalle “nuove normative come il decreto Caivano che limitano l’accesso alle misure alternative alla detenzione e aumentano i reati punibili con la detenzione”. Sul fronte della corruzione, invece, il rapporto sottolinea come nella classifica di Transparency International l’Italia sia tra i paesi più corrotti dell’Europa occidentale. Nel Corruption Perceptions Index del 2022, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 56/100: una situazione ulteriormente peggiorata negli anni successivi. Gli autori sottolineano l’assenza di progressi “nell’adozione di nuove normative sul lobbying né nell’istituzione di un registro operativo dei lobbisti”. Un altro punto affrontato dal dossier è quello relativo alla cancellazione del reato di abuso d’ufficio: “L’abrogazione ha sollevato preoccupazioni tra gli esperti legali e i sostenitori della lotta alla corruzione. I critici sottolineano che non sono state implementate misure sostitutive, come sanzioni civili o amministrative, che potrebbero minare le garanzie contro l’abuso di potere e indebolire gli sforzi sistemici per combattere efficacemente la corruzione”, si legge nel rapporto.
Diritti umani e libertà di stampa – Il dossier denuncia anche un “grave deterioramento della libertà di stampa” in Italia, con un aumento degli attacchi contro giornalisti, tramite azioni legali promosse spesso da parte di membri del governo. Inoltre, il “controllo politico sulla televisione pubblica” è rimasto invariato visto che la legge Renzi non è stata ancora riformata. Il risultato è che le nomine dei vertici sono ancora “nelle mani del governo, in attesa della riforma prevista dal Media Freedom Act“. Le organizzazioni della società civile segnalano poi un “restringimento delle libertà fondamentali“, in particolare il diritto di protesta e la libertà di espressione. Il governo, sempre secondo il rapporto, avrebbe utilizzato “strumenti repressivi per scoraggiare il dissenso”, in particolare contro attivisti e minoranze. Il rapporto evidenzia anche la persistente discriminazione nei confronti della comunità Lgbtqia+. Secondo il documento, “l’Italia è tra i paesi peggiori in Europa per il rispetto dei diritti delle persone Lgbtqia+”, scendendo al 35 posto su 49 Stati monitorati. “In generale, si registra un peggioramento dello Stato di diritto in Italia, rispetto al 2023. Nel campo dei diritti umani, sono preoccupanti i continui attacchi contro le minoranze, in chiave gravemente discriminatoria. Inoltre, le riforme che questo governo sta portando avanti minano l’equilibrio democratico dello stato, già minacciato dall’uso smodato di decreti di emergenza. Il processo di criminalizzazione è particolarmente accelerato. In questo contesto, Cild vuole portare, ancora una volta, l’attenzione sulla mancata istituzione di un’autorità nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani” ha dichiarato Laura Liberto, Presidente della Coalizione italiana libertà e diritti civili, che partecipa al progetto.
La situazione negli altri Paesi – L’Ungheria da anni considerata un’“autocrazia elettorale” ha subito un’ulteriore “significativa regressione” nel 2024. Il nuovo Ufficio per la protezione della sovranità ha ottenuto ampi poteri per indagare sugli ungheresi attivi nella vita pubblica, “minando di più le loro libertà e aumentando la pressione su Ong e giornalisti”. La Slovacchia, guidata da Robert Fico, ha introdotto diversi cambiamenti, tra cui l’abolizione dell’ufficio del procuratore speciale e una proposta di “legge sugli agenti stranieri”, sulla falsa riga di quella russa, che etichetta le Ong sostenute con fondi esteri come organizzazioni sospette. La Bulgaria mina le libertà personali tramite “l’uso sistemico delle indagini anticorruzione contro gli oppositori politici”. In Romania, invece, le elezioni presidenziali sono diventate un caso, dopo l’annullamento da parte della Corte Costituzionale e l’esclusione del candidato favorito, Calin Georgescu. Nel dossier si parla dell’uso “di TikTok da parte di un ultranazionalista per ottenere visibilità politica”. Viene anche sottolineato come una legge per garantire l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo è ferma in Parlamento dal 2021. In Croazia , l’integrità del sistema giudiziario è stata considerata “danneggiata” dopo la nomina di Ivan Turudić a procuratore generale, che ha contestato il diritto dell’EPPO – cioè la procura europea – di indagare su un sospetto caso di frode ai danni del bilancio dell’UE.
Anche in Francia c’è un problema di indipendenza dei pm – Anche le cosiddette “democrazie modello” secondo gli autori del rapporto hanno dei segnali di deterioramento. In Francia, gli analisti di Liberties sottolineano che permane “la questione sollevata lo scorso anno in merito alla mancanza di indipendenza della magistratura (in particolare dei pubblici ministeri) e all’insufficienza del bilancio nazionale giudiziario”. Inoltre, il crescente utilizzo dell’articolo 49.3 per approvare le leggi senza voto parlamentare ha sollevato “preoccupazioni sulla qualità democratica del paese”. Il rapporto ha anche evidenziato come sono state osservate diverse violazioni sistemiche dei diritti umani: “Dalle profilazione razziale alle pulizia sociale fino alle violazioni dei diritti dei prigionieri”. In Germania, le nuove regole contro le “porte girevoli”, la pratica di passare da incarichi governativi a ruoli in settori regolati dallo Stato, sono state accolte positivamente. Tuttavia, il rapporto critica le “reazioni eccessive” alle proteste pro-Palestina, con episodi di censura e restrizioni all’ingresso nel paese per figure critiche del governo.
Ristagno e democrazie modello – Al di fuori dei casi più critici e dei modelli di seguire, il rapporto di Liberties evidenzia anche una serie di Paesi in cui lo Stato di diritto non è in grave declino, ma nemmeno in ripresa. Grecia, Irlanda, Malta, Paesi Bassi e Spagna rientrano nella categoria di chi “ristagna”, mostrando solo progressi minimi negli indicatori democratici. In controtendenza, invece, Estonia e Repubblica Ceca emergono come esempi virtuosi, distinguendosi per gli “sforzi significativi e genuini” nel rafforzare il ruolo della società civile e migliorare la qualità democratica. Infine, la Polonia rappresenta un caso unico nel contesto europeo: il nuovo governo ha cercato di ripristinare l’indipendenza della magistratura e il pluralismo dei media, ma l’eredità del passato e le resistenze interne hanno reso il processo estremamente complesso e fragile, dimostrando quanto sia difficile ricostruire le istituzioni compromesse. “Mentre il populismo di estrema destra cresce e la democrazia arretra negli Stati Uniti, la crisi dello Stato di diritto in Europa si approfondisce. La crescente influenza dell’estrema destra minaccia l’unità dell’Ue, mentre la guerra della Russia in Ucraina e il rapido mutamento dei legami transatlantici mettono alla prova la resilienza del blocco. Per salvaguardare l’Ue e l’ordine mondiale basato sulle regole, la Commissione Europea deve rafforzare l’applicazione dello Stato di diritto, collegandola direttamente all’Articolo 7, alla condizionalità di bilancio e ai procedimenti di infrazione” ha dichiarato Balazs Denes, direttore esecutivo della Civil Liberties Union for Europe.
Diritti
“L’Ue non ha difeso lo Stato di diritto”: il rapporto delle ong. “Stop abuso d’ufficio in Italia? Passo indietro nell’anticorruzione”
Il dossier considerato come il principale "rapporto ombra" sullo Stato di diritto in Ue inserisce per la prima volta l’Italia nel gruppo dei “demolitori”, accanto a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia, Paesi accusati di minare sistematicamente le fondamenta democratiche.
“La democrazia europea è in grave pericolo mentre persino le roccaforti democratiche scivolano verso tendenze autoritarie e l’Unione Europea non ha saputo difendere lo Stato di diritto con strumenti efficaci”. È questa la denuncia contenuta nel rapporto della Civil Liberties Union for Europe, cartello che riunisce 43 organizzazioni per i diritti umani provenienti da 21 Paesi. A finanziare il raggruppamento di ong è anche la Open Society Initiative for Europe di George Soros. Il documento, giunto alla sua sesta edizione dal 2019, evidenzia le violazioni più gravi in materia di giustizia, corruzione, libertà dei media, equilibrio dei poteri, spazio civico e diritti umani all’interno dell’Ue nel 2024. Lungo più di mille pagine, il dossier rappresenta il principale “rapporto ombra” sullo Stato di diritto realizzate da Ong. Da segnalare che per la prima volta l’Italia è stata inserita nel gruppo dei “demolitori” dello Stato di diritto, accanto a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia, Paesi accusati di minare sistematicamente le fondamenta democratiche.
“Abolizione dell’abuso passo indietro nell’anticorruzione”- Il rapporto contesta al governo guidato da Giorgia Meloni “una regressione nell’ambito del sistema giudiziario in quanto le riforme discusse o approvate nel corso del 2024 minano profondamente lo Stato di diritto, promuovendo un approccio autoritario ed estremamente punitivo che mira a stravolgere il volto del sistema giudiziario italiano”. Il dossier evidenzia come il disegno di legge sulla separazione delle carriere, a detta dell’Associazione nazionale magistrati, potrebbe mettere “a repentaglio l’indipendenza sia dei giudici che dei pubblici ministeri, minando l’equilibrio del potere giudiziario”. Secondo gli autori del rapporto, diverse proposte legislative promosse dalla maggioranza rappresentano “un rischio per l’indipendenza della magistratura, incidendo su aspetti come la responsabilità di giudici e pubblici ministeri, il regime disciplinare e le norme etiche”. Liberties sottolinea come in Italia la magistratura abbia subito una crescente “pressione” da parte dell’esecutivo. Un pressing sfociato in episodi di intimidazione che hanno poi reso necessaria la protezione personale di alcuni magistrati tramite l’assegnazione della scorta: è il caso dei pm del processo Open Arms. Inoltre, si sono verificati dei “casi di procedimenti disciplinari avviati contro magistrati le cui opinioni risultavano in contrasto con la linea politica del governo”: è il caso del pm Stefano Musolino, tra i leader della corrente progressista di Magistratura democratica, critico sul ddl Sicurezza. Un caso emblematico della crescente tensione tra governo e magistratura, sempre per gli autori del rapporto, è quello della giudice Iolanda Apostolico, criticata pubblicamente per non aver convalidato la detenzione di un migrante. Dopo settimane di polemiche, Apostolico ha rassegnato le dimissioni. Il rapporto segnala anche il caso della giudice Silvia Albano, la cui decisione di bloccare la detenzione di migranti in Albania ha provocato dure critiche da parte del governo, scatenando minacce di morte. Sempre sul tema della giustizia, nel dossier il sovraffollamento delle carceri viene definito come un problema strutturale che è peggiorato dalle “nuove normative come il decreto Caivano che limitano l’accesso alle misure alternative alla detenzione e aumentano i reati punibili con la detenzione”. Sul fronte della corruzione, invece, il rapporto sottolinea come nella classifica di Transparency International l’Italia sia tra i paesi più corrotti dell’Europa occidentale. Nel Corruption Perceptions Index del 2022, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 56/100: una situazione ulteriormente peggiorata negli anni successivi. Gli autori sottolineano l’assenza di progressi “nell’adozione di nuove normative sul lobbying né nell’istituzione di un registro operativo dei lobbisti”. Un altro punto affrontato dal dossier è quello relativo alla cancellazione del reato di abuso d’ufficio: “L’abrogazione ha sollevato preoccupazioni tra gli esperti legali e i sostenitori della lotta alla corruzione. I critici sottolineano che non sono state implementate misure sostitutive, come sanzioni civili o amministrative, che potrebbero minare le garanzie contro l’abuso di potere e indebolire gli sforzi sistemici per combattere efficacemente la corruzione”, si legge nel rapporto.
Diritti umani e libertà di stampa – Il dossier denuncia anche un “grave deterioramento della libertà di stampa” in Italia, con un aumento degli attacchi contro giornalisti, tramite azioni legali promosse spesso da parte di membri del governo. Inoltre, il “controllo politico sulla televisione pubblica” è rimasto invariato visto che la legge Renzi non è stata ancora riformata. Il risultato è che le nomine dei vertici sono ancora “nelle mani del governo, in attesa della riforma prevista dal Media Freedom Act“. Le organizzazioni della società civile segnalano poi un “restringimento delle libertà fondamentali“, in particolare il diritto di protesta e la libertà di espressione. Il governo, sempre secondo il rapporto, avrebbe utilizzato “strumenti repressivi per scoraggiare il dissenso”, in particolare contro attivisti e minoranze. Il rapporto evidenzia anche la persistente discriminazione nei confronti della comunità Lgbtqia+. Secondo il documento, “l’Italia è tra i paesi peggiori in Europa per il rispetto dei diritti delle persone Lgbtqia+”, scendendo al 35 posto su 49 Stati monitorati. “In generale, si registra un peggioramento dello Stato di diritto in Italia, rispetto al 2023. Nel campo dei diritti umani, sono preoccupanti i continui attacchi contro le minoranze, in chiave gravemente discriminatoria. Inoltre, le riforme che questo governo sta portando avanti minano l’equilibrio democratico dello stato, già minacciato dall’uso smodato di decreti di emergenza. Il processo di criminalizzazione è particolarmente accelerato. In questo contesto, Cild vuole portare, ancora una volta, l’attenzione sulla mancata istituzione di un’autorità nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani” ha dichiarato Laura Liberto, Presidente della Coalizione italiana libertà e diritti civili, che partecipa al progetto.
La situazione negli altri Paesi – L’Ungheria da anni considerata un’“autocrazia elettorale” ha subito un’ulteriore “significativa regressione” nel 2024. Il nuovo Ufficio per la protezione della sovranità ha ottenuto ampi poteri per indagare sugli ungheresi attivi nella vita pubblica, “minando di più le loro libertà e aumentando la pressione su Ong e giornalisti”. La Slovacchia, guidata da Robert Fico, ha introdotto diversi cambiamenti, tra cui l’abolizione dell’ufficio del procuratore speciale e una proposta di “legge sugli agenti stranieri”, sulla falsa riga di quella russa, che etichetta le Ong sostenute con fondi esteri come organizzazioni sospette. La Bulgaria mina le libertà personali tramite “l’uso sistemico delle indagini anticorruzione contro gli oppositori politici”. In Romania, invece, le elezioni presidenziali sono diventate un caso, dopo l’annullamento da parte della Corte Costituzionale e l’esclusione del candidato favorito, Calin Georgescu. Nel dossier si parla dell’uso “di TikTok da parte di un ultranazionalista per ottenere visibilità politica”. Viene anche sottolineato come una legge per garantire l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo è ferma in Parlamento dal 2021. In Croazia , l’integrità del sistema giudiziario è stata considerata “danneggiata” dopo la nomina di Ivan Turudić a procuratore generale, che ha contestato il diritto dell’EPPO – cioè la procura europea – di indagare su un sospetto caso di frode ai danni del bilancio dell’UE.
Anche in Francia c’è un problema di indipendenza dei pm – Anche le cosiddette “democrazie modello” secondo gli autori del rapporto hanno dei segnali di deterioramento. In Francia, gli analisti di Liberties sottolineano che permane “la questione sollevata lo scorso anno in merito alla mancanza di indipendenza della magistratura (in particolare dei pubblici ministeri) e all’insufficienza del bilancio nazionale giudiziario”. Inoltre, il crescente utilizzo dell’articolo 49.3 per approvare le leggi senza voto parlamentare ha sollevato “preoccupazioni sulla qualità democratica del paese”. Il rapporto ha anche evidenziato come sono state osservate diverse violazioni sistemiche dei diritti umani: “Dalle profilazione razziale alle pulizia sociale fino alle violazioni dei diritti dei prigionieri”. In Germania, le nuove regole contro le “porte girevoli”, la pratica di passare da incarichi governativi a ruoli in settori regolati dallo Stato, sono state accolte positivamente. Tuttavia, il rapporto critica le “reazioni eccessive” alle proteste pro-Palestina, con episodi di censura e restrizioni all’ingresso nel paese per figure critiche del governo.
Ristagno e democrazie modello – Al di fuori dei casi più critici e dei modelli di seguire, il rapporto di Liberties evidenzia anche una serie di Paesi in cui lo Stato di diritto non è in grave declino, ma nemmeno in ripresa. Grecia, Irlanda, Malta, Paesi Bassi e Spagna rientrano nella categoria di chi “ristagna”, mostrando solo progressi minimi negli indicatori democratici. In controtendenza, invece, Estonia e Repubblica Ceca emergono come esempi virtuosi, distinguendosi per gli “sforzi significativi e genuini” nel rafforzare il ruolo della società civile e migliorare la qualità democratica. Infine, la Polonia rappresenta un caso unico nel contesto europeo: il nuovo governo ha cercato di ripristinare l’indipendenza della magistratura e il pluralismo dei media, ma l’eredità del passato e le resistenze interne hanno reso il processo estremamente complesso e fragile, dimostrando quanto sia difficile ricostruire le istituzioni compromesse. “Mentre il populismo di estrema destra cresce e la democrazia arretra negli Stati Uniti, la crisi dello Stato di diritto in Europa si approfondisce. La crescente influenza dell’estrema destra minaccia l’unità dell’Ue, mentre la guerra della Russia in Ucraina e il rapido mutamento dei legami transatlantici mettono alla prova la resilienza del blocco. Per salvaguardare l’Ue e l’ordine mondiale basato sulle regole, la Commissione Europea deve rafforzare l’applicazione dello Stato di diritto, collegandola direttamente all’Articolo 7, alla condizionalità di bilancio e ai procedimenti di infrazione” ha dichiarato Balazs Denes, direttore esecutivo della Civil Liberties Union for Europe.
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Disturbi alimentari, il governo ha tagliato i fondi per l’assistenza sanitaria: “Oggi non si muore per la patologia, ma per assenza di cure”
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Mondo
A Gaza è finita la tregua: Israele attacca Hamas sulla Striscia. “Oltre 350 morti, molti bambini”. Tel Aviv: “Colpiremo fino alla restituzione di tutti gli ostaggi”
Cronaca
La lettera del Papa dall’ospedale: “Dobbiamo disarmare le parole per disarmare le menti e la Terra”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Trump-Putin, oggi la telefonata. Media: “Usa pensano a riconoscere la Crimea come russa”. Tasse e debito: corsa al riarmo dell’Est Europa
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "Spero ci sia la volontà politica per evitare di dividerci di nuovo. Questo è un passaggio storico. Non possiamo sbagliare, è troppo importante. La politica estera e i temi della difesa europea magari non sono decisivi per il consenso elettorale, ma sono fondamentali per la costruzione della credibilità di un soggetto politico e della costruzione di un’alternativa di governo". Lo dice al Foglio Alessandro Alfieri, senatore del Pd e coordinatore di Energia popolare, a proposito della mozione del Pd sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue.
"Lavoriamo a un documento che sottolinei le criticità del piano sulle quali il governo dovrebbe negoziare con la Commissione – dalla necessità di non sbilanciare il costo del riarmo troppo sui bilanci nazionali, alla necessità di investimenti che contribuiscano a far crescere la collaborazione industriale trai i paesi europei e gli acquisti e programmi comuni tra pesi – ma che confermi comunque che questo è oggi un passaggio necessario per garantire la sicurezza dell’Europa", sottolinea il senatore dem.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - La tregue in Ucraina "ci sarà, è inevitabile. Trump e Putin si sono spinti troppo avanti. Hanno tagliato fuori dal confronto l’Europa che rompe le scatole e ora, escludendo gli altri, hanno obbligato se stessi a portare a casa il risultato. Non possono fallire, non possono tornare alla casella di partenza". Lo dice Romano Prodi a 'Avvenire'.
Ma "la pace è un’altra cosa. È più complicata perché si tratta di definire aspetti complessi. A cominciare dai problemi territoriali. Certo di solito una tregua finisce con il rendere definitivi accordi provvisori", sottolinea l'ex presidente della commissione Ue. Sulla difesa europea, Prodi spiega: "Ora è il momento di farci il nostro ombrello. Penso a un lungo e indispensabile cammino verso la difesa comune. Penso a risorse aggiuntive che vengano progressivamente messe insieme da tutti i Paesi Ue. Penso a risorse spese in modo coordinato e unito. Se aumentiamo le spese militari senza organizzare una politica estera e una difesa comune, sono soldi buttati via".
Prodi, tra le altre cose, parla della situazione del Pd: "In Europa non esiste un Paese in cui un partito abbia la maggioranza. Ecco il tema: creare la compagnia di viaggio" e con il M5s "c’è tanta distanza. Troppa. Questo gioco della separazione quotidiana vuol dire condannarsi alla sconfitta. E invece la sfida è trovare una capacità di mediare avanzando. Servono proposte innovative. Servono proposte che emozionano. Che prendono il cuore. Perchè c’è metà del Paese che non va più a votare. E perchè i giovani non si convincono con proposte in contrasto tra loro".
(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.