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Museo del Bardo di Tunisi: dieci anni dopo l’attentato, ecco cosa resta del jihadismo

Sono trascorsi dieci anni dal terribile attentato al Museo del Bardo di Tunisi dove morirono 23 persone. Nove uomini armati appartenenti al principale gruppo jihadista tunisino, la brigata Uqba ibn Nafaa, accusata di aver organizzato l’attentato al museo del 18 marzo, furono poco dopo uccisi dalle forze dell’ordine. L’attentato venne rivendicato dall’Isis che aveva sicuramente bisogno di “mettere il cappello sull’iniziativa”. La brigata jihadista, Uqba ibn Nafaa, prende il nome dal generale arabo che nel VII secolo aveva conquistato l’Africa del Nord, tra cui l’attuale Tunisia, islamizzandola e arabizzandola, fondando la città santa di Kairouan, in cui ancora oggi sorge la moschea a lui dedicata.

La brigata venne creata subito dopo la rivoluzione del 2011 da Abu Iyadh, un jihadista legato ad Al Qaeda. I combattenti della brigata si posizionarono sulle montagne della Tunisia centrale e soprattutto nordoccidentale (governatorati di Kef, Jendouba e Kasserine), un’estensione naturale degli altipiani algerini, difficili da controllare. Il gruppo nel tempo ha ricevuto il sostegno di Ansar Al-Sharia in Tunisia e Libia, nonché di altre branche di Al Qaeda nella regione, che gli hanno fornito armi e munizioni e hanno garantito l’addestramento dei suoi elementi nei campi di addestramento in Libia. Proprio il giorno prima dell’attentato di Tunisi, era stato uno dei leader di Ansar al Sharia, Wannes Fékih, a preannunciare in un video – dove compare soltanto in foto – “giorni pieni di avvenimenti”.

Ansar al-Sharia controllava a partire dal 2011 oltre 400 tra luoghi di culto e associazioni culturali in tutto il Paese, dalle periferie di Tunisi fino ai villaggi desertici dell’entroterra. Parallelamente alle attività sociali, religiose e assistenzialistiche, Ansar al-Sharia gestiva operazioni di chiara matrice insurrezionale e terroristica, quali attentati e reclutamento di combattenti per i fronti jihadisti africani e mediorientali. Oltre ad azioni intimidatorie nei confronti di avversari politici o esponenti delle istituzioni pubbliche, le frange più violente e ideologizzate di Ansar al-Sharia hanno frequentemente attaccato le Forze Armate e di Polizia tunisine; non solo però Al Qaeda, ma anche l’Isis nella galassia dei collegamenti tra organizzazioni. Infatti molti tunisini, che in precedenza erano allineati con Al Qaeda, spostarono la loro fedeltà all’Isis a partire dal dicembre 2014, quando un gruppo scissionista chiamato Jund al-Khilafah-Tunisia (JAK-T) si dichiarava legato al leader Abu Bakr al-Baghdadi, senza però un vero giuramento di fedeltà.

Va detto che oggi Uqba ibn Nafaa riveste un’importanza strategica, addirittura vitale, per Al Qaeda nel Maghreb islamico. Nonostante si sia indebolito conserva comunque un certo grado di pericolosità dovuto alla sua capacità di riorganizzarsi e ristrutturarsi. Inoltre, l’organizzazione AQMI la considera come la sua estensione strategica e automaticamente si adopera per supportarla e consolidare la sua presenza nella regione, dopo il suo ritorno in prima linea sulla scena del terrorismo internazionale con l’indebolimento dell’Isis. Uqba ibn Nafaa ha ancora oggi, a vent’anni da quel tremendo attentato, la capacità di rinnovare i suoi leader e riposizionarsi.

C’è pero una notizia interessante che differenzia la Tunisia da altri Stati nordafricani. L’impegno salafita-jihadista ha in gran parte perso il suo fascino tra i giovani, che ne erano precedentemente attirati. Nelle università, prima di tutto, sembra essere scomparso il gruppo Ansar al-Sharia, e le difficoltà finanziarie delle organizzazioni jihadiste hanno contribuito a diminuire il loro appeal. L’attrazione dei giovani tunisini verso i teatri di battaglia in Medioriente e Libia, soprattutto tra il 2014 e il 2016, era stato guidato da considerazioni economiche. Sia Al Qaeda che Isis avevano offerto l’opportunità di lasciare il paese per guadagnare denaro. Ora lo scenario è completamente diverso e trovare combattenti disposti ad immolarsi non è poi così scontato come la nomina di un nuovo leader.