Scandalo dei referti istologici a Trapani, il dg dell’Asp aveva parlato di 244 casi in sospeso. Ma erano 3.300: pressing per le dimissioni

Il 4 marzo scorso Renato Schifani convoca i vertici dell’ospedale di Trapani, tra cui, il direttore generale, Ferdinando Croce. Il governatore voleva capire cosa fosse successo all’Asp di Trapani, travolta dallo scandalo dei referti istologici elaborati con ritardi anche di 8 mesi. In quell’occasione Croce parla di 244 casi ancora in sospeso, numero che riporta anche in una nota pubblicata sul sito dell’Asp lo scorso 26 febbraio.
Ma i tumori sospetti da refertare, come verrà accertato successivamente, sono addirittura 3300. È quanto riportato nella relazione ispettiva dell’assessorato regionale alla Salute. Ed è adesso uno degli argomenti che più pesano sul destino di Croce. Per il dg si ipotizza la sospensione, mentre da più parti si invocano le dimissioni, dopo lo scandalo che ha travolto l’Asp di Trapani colpevole di gravissimi ritardi negli esami su sospetti tumori: al termine della ricognizione di tutti i referti sono stati scovati 160 casi di cancro conclamato. Un esito drammatico per il quale il presidente della Regione avrebbe chiesto a Fratelli d’Italia di convincere Croce al passo indietro. Tutto però sarà rinviato di qualche giorno, cioè dopo l’ispezione inviata dal ministero di Orazio Schillaci, il tecnico voluto da Giorgia Meloni alla guida del dicastero alla Salute.
Gli ispettori arriveranno oggi, martedì 18 marzo, a Trapani e per almeno un paio di giorni ogni decisione sarà congelata. Se Croce non dovesse dimettersi, infatti, potrebbe scattare la sospensione, un iter complesso che potrebbe portare a una battaglia legale e a non poche tensioni con la corrente di Fdi guidata dal ministro Nello Musumeci, che ha fatto quadrato intorno al manager. Per i difensori di Croce, infatti, la catena di responsabilità che ha portato a ritardi anche di 8 mesi sarebbe molto più ampia: il dg sarebbe solo il capro espiatorio di un sistema sanitario che presenta moltissime gravi criticità su tutto il territorio siciliano. Non a caso nei giorni scorsi è emersa una nota dell’Asp di Trapani che svela come questi ritardi fossero già riscontrati addirittura nell’ottobre del 2023 e poi confermati da un’altra nota del gennaio 2024, ovvero ben prima che alla guida dell’Asp arrivasse Croce. Dopo avere saputo dei clamorosi ritardi, il dg ha scritto all’assessorato chiedendo l’autorizzazione per esternalizzare il servizio.
Ma l’atto d’accusa, in 5 pagine, nei confronti dell’Asp di Trapani elenca più di una criticità: dal sotto dimensionamento del carico di lavoro degli anatomopatologhi, alla “organizzazione interna” non “ottimizzata per una gestione fluida e tempestiva delle pratiche istologiche: le problematiche nel coordinamento delle attività tra il personale e la carenza di un sistema di monitoraggio in tempo reale delle attività diagnostiche hanno aumentato i tempi di attesa”. La relazione degli ispettori dell’assessorato regionale alla Salute svela anche il contenuto di una nota del direttore dell’Anatomia patologica di Caltagirone nella quale descrive “una serie di criticità relative alle modalità di gestione dell’invio di campioni da parte dell’Asp di Trapani già segnalate in precedenza, il 18 dicembre”. La nota risale al 13 marzo ed è indirizzata al direttore generale dell’Asp di Catania.
Argomenti che ora fanno traballare la poltrona di Croce. Avvocato messinese, Croce è nominato da Schifani a capo dell’azienda ospedaliera di Trapani, in quota Fdi. In precedenza aveva lavorato all’assessorato regionale alla Salute, all’epoca guidato da Ruggero Razza, oggi eurodeputato, che si era dimesso dopo essere finito sotto inchiesta per i dati Covid falsificati.
In quell’indagine era stato coinvolto anche Croce che per questo si dimise da capo gabinetto vicario. La posizione del manager fu poi archiviata e Croce fu in seguito nominato consulente della presidenza dall’allora governatore Musumeci. Nel frattempo è stato anche nominato assessore nella giunta tecnica di Giardini Naxos, in provincia di Messina, ruolo che ha mantenuto anche dopo la nomina alla guida dell’Asp di Trapani e che ricopre tutt’ora.
Considerato come uno dei volti più promettenti della destra messinese, oggi Croce potrebbe, dunque, essere alla vigilia delle sue seconde dimissioni, dopo essere stato travolto dai gravi ritardi sugli esami istologici. Gli esiti in alcuni casi sono arrivati con ritardi clamorosi: i risultati dell’esame di Maria Cristina Gallo, per esempio, sono stati completati dopo 8 mesi, cioè quando il tumore della donna era già in fase avanzata. Per questo Gallo si è rivolta alla procura di Marsala, di fatto scoperchiando un vero e proprio vaso di Pandora. Drammatico anche il caso di Paolo Robino: non ha fatto in tempo a conoscere la natura del suo tumore alla prostata essendo morto per un infarto dieci giorni prima che gli venisse comunicato l’esito, dopo aver atteso per 4 mesi.
“Troppe cose non sono state dette, troppe cose non sono state fatte. Adesso, esaurito lo smaltimento dei referti, bisogna assumersi delle responsabilità, che impongono delle decisioni rispetto a ciò che non è andato, soprattutto dal punto di vista amministrativo e gestionale”, ha detto il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, esponente di Forzai Italia. A puntare contro tutta “la sanità siciliana” è invece il deputato regionale del Pd, il trapanese, Dario Safina: “È allo sbando e il caso dell’Asp di Trapani è solo la punta di un iceberg che solo all’idea fa rabbrividire. La gestione fallimentare di questo governo regionale e dei suoi uffici ha portato a una situazione drammatica, con cittadini privati del loro diritto fondamentale alla salute. E ora, invece di assumersi le proprie responsabilità, si abbaia alla luna senza mai mettere sotto accusa l’intero sistema”. “I responsabili di quanto successo nel Trapanese devono essere messi fuori dalla porta dei vertici dell’Asp. Possibile che nessuno deve prendersi la responsabilità di aver refertato con così colpevole ritardo oltre 160 diagnosi di tumore? Questa indecenza non può essere nascosta sotto traccia per interessi di partito”, ha detto, invece, il coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle Sicilia, Nuccio Di Paola.