Addio Nadia Cassini. L’attrice “tutta da scoprire”, idolo sexy dell’erotico e comico anni settanta, è morta a Reggio Calabria a 76 anni dopo una lunga malattia. Una quindicina di film in nemmeno un decennio, una frizzante carriera come cantante di alcune hit da disco e un po’ di tv commerciale (la storica Premiatissima con Amanda Lear nel 1983), poi un cupio dissolvi – simile a quello che accompagnò Lilli Carati – tra operazioni chirurgiche finite male, alcolismo e un presunto caratteraccio.
Per capire popolarità e turbine di passioni che suscitò la Cassini all’inizio della sua carriera, bisogna recuperare Il dio serpente, un film di Piero Vivarelli del 1970. Cult assoluto per i decenni a venire, erotico tropicale spintissimo, con Cassini esordiente ventunenne nei Caraibi con attempato marito per riattivare il matrimonio sopito. I due intravedono su una spiaggia un accoppiamento selvaggio tra un ragazzo e una ragazza del luogo, li frequentano e Cassini (Nadia nel film), diventando amica della ragazza, Stella (Beryl Cunningham), verrà iniziata ai riti voodoo, nonché rimarrà invischiata nelle pieghe dell’animismo e ossessionata sessualmente da Djamballà, uno stallone del luogo che si chiama come l’adorato dio serpente. Cassini si toglie e si rimette di continuo il costume da bagno, poi in una scena si masturba, sudata, conturbante, nascosta tra tendaggi e veli in una stanza, con un seno che appare di sfuggita. Era il 1970, la pornografia era preistoria, al cinema il corpo delle donne iniziava a essere spogliato, osservato e bramato (tempo qualche anno e il femminismo fermò questo filone che si trasferì nel porno e nella commedia sexy ndr). Mentre l’ammiccamento al desiderio sessuale inarrestabile è qualcosa di travolgente (si narra che il rapporto sessuale con il co-protagonista Evaristo Marquez non fosse simulato). Basta Il dio serpente per lanciare Cassini e quello che diventerà un marchio di fabbrica: il suo lato B (“avevo il sedere più bello del mondo ma non ho avuto culo”, spiegò lei stessa in una storica intervista a Libero.
L’attrice era nata Gianna Lou Muller nel 1949 a Woodstock, nello stato di New York, da genitori statunitensi ma con il padre di origine tedesca e la madre di origine siciliana. Essendo entrambi attori del vaudeville si narra che Nadia nacque mentre i due erano in tournée. Vivrà in una famiglia allargata tra nonni e zii, sarà cantante di nightclub, ballerina, modella, si narra pure di una presunta relazione con George Simenon; ciò che è certo però è che nel 1968, a 19 anni, sposa il conte Igor Cassini, fratello dello stilista Oleg, dal quale prenderà il cognome adottato nel recitare. Nadia e Igor si trasferiscono a Roma. Lei inizia a fare provini, ma il rapporto si deteriora. Proprio mentre Il dio serpente è in sala, Cassini inizierà una relazione con l’attore greco Yorgo Voyagis (il Giuseppe nella serie tv Gesù di Nazareth) dal quale avrà una figlia, Kassandra.
Cassini ha sempre ricordato le cene con Silvio e la nuova spinta, più positiva, in tv con Premiatissima ’83 dove affiancherà nel ruolo di Miss Fortuna, Cecchetto, Amanda Lear, Gigi Sabani e Gigi e Andrea. “Silvio mi fece vedere gli studi nuovi, dice che ci sono altri progetti, che ora l’emittente è cresciuta. Mi convince, firmo un contratto di tre anni. Ed è la rivincita di Berlusconi perché superiamo, come ascolti, il sabato sera della Rai”, spiegherà l’attrice e showgirl a Libero. Seguirà il Drive In ma Cassini non vuole continuare ancora con il lato B, pure in tv, schiacciata tra Lory Del Santo e Tinì Cansino. Cassini ha peraltro sempre raccontato che in quei mesi, quando correva spesso a New York a registrare hit con annessi video musicali in versione Tina Turner dark (c’è un suo brano A chi la do stasera entrato nell’olimpo del trash), il marito la picchiava di continuo e su suggerimento fallace dei propri manager ruppe il contratto con Canale 5. Da qui la china discendente, il destino cinico e baro che le riserva solo sfortune e disgrazie. A fine anni ottanta va a Parigi per un piccolo ritocco al naso che si era rotta tuffandosi in piscina ad Acapulco dieci anni prima. I medici le dicono che devono prendere la cartilagine dell’orecchio con una tecnica nuova, ma l’intervento finisce male con ustioni di terzo grado su tutto il viso. Addirittura ad un controllo scopre che l’orecchio destro è in cancrena tanto che deve essere amputato. E lì inizia l’ultima tappa del dolore: l’alcolismo dal quale uscirà a fatica dopo una lunga disintossicazione negli Stati Uniti durata anni.