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Argentina, il calo dell’inflazione c’è ma con il trucco. Composizione del paniere falsata rispetto ai consumi reali

La maggior parte degli economisti ritiene che la revisione fotograferebbe un valore dell'inflazione superiore a quello attuale. A febbraio i prezzi degli affitti sono saliti del 240% e i costi dei servizi Internet sono aumentati di quasi il 100%
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Seppur ottenuto con costi altissimi inflitti alla popolazione, il calo dell’inflazione è uno dei successi che può rivendicare il governo argentino guidato dall’ultra liberista Javier Milei. Ora sfiora il 67% ma a febbraio si attestava all’84,5%. Tuttavia, anche su questo risultato, non mancano delle perplessità. Soprattutto perché il paniere di prodotti su cui vengono calcolate le variazione dei prezzi al consumo risulta essere notevolmente obsoleto. Sigarette, quotidiani cartacei e telefoni fissi rimangono ad esempio componenti chiave dell’indice. Sono invece assenti o sottopesati smartphone, abbonamenti digitali, sanità privata, istruzione o abbonamenti alle pay tv.

Ecco perché si fanno sempre più insistenti le richieste al governo per un aggiornamento del paniere che rifletta più realisticamente le spese con cui sono alle prese le famiglie del paese sudamericano. La maggior parte degli economisti ritiene che la revisione fotograferebbe un valore dell’inflazione superiore a quello attuale. Diversi studi indicano che gli indici compilati da città e province, tra cui Buenos Aires, segnano costantemente valori più alti rispetto a quelli “ufficiali” del governo. Pure il responsabile dell’istituto di statistica argentino ha ammesso che l’indice avrebbe bisogno di essere cambiato. Ma, sei mesi dopo, nulla è stato fatto.

Per Milei e il suo governi l’aggiornamento potrebbe significare guai, in vista delle elezioni di medio termine previste per il prossimo ottobre. Il costantemente rivendicato calo dell’inflazione è uno dei punti su cui il presidente raccoglie il maggior livello di gradimento nei sondaggi. Gli argentini sono piuttosto diffidenti nei confronti dei dati ufficiali, anche in seguito allo scandalo di un decennio fa, quando il governo ordinò all’istituto di statistica di sottostimare gli aumenti dei prezzi.

Nonostante gli sforzi del governo, i prezzi elevati restano una delle principali preoccupazioni per gli argentini, secondo un recente sondaggio di Atlas Intel. Circa il 42% degli intervistati afferma che l’inflazione è il problema più grande del paese, il che indica che la crisi del costo della vita è tutt’altro che finita. I sindacati sostengono che l’inflazione “reale” è tra i 10 e i 22 punti percentuali più alta rispetto ai numeri ufficiali.

Gli immobili in affitto, le utenze, il servizio di telefonia mobile e i trasporti pubblici hanno superato l’aumento dei prezzi dei beni alimentari durante tutti i 15 mesi del governo di Milei, ma insieme, tutte e quattro le categorie di beni, hanno un peso nell’indice inferiore rispetto ai prezzi dei prodotti alimentari. A febbraio i prezzi degli affitti sono saliti del 240% e i costi dei servizi Internet sono aumentati di quasi il 100%.

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