Concordo con le vostre preoccupazioni sulla democrazia minacciata, ma non siete più credibili

di Michele Sanfilippo
Nei palinsesti televisivi di queste ultime settimane, numerosi giornalisti dell’informazione mainstream non fanno che ricordarci quanto sia preziosa la democrazia rappresentativa, minacciata come mai prima dalla ritrovata intesa tra Usa e Russia, avvenuta con la tutt’altro che imprevedibile elezione di Trump. Preoccupazione che condivido totalmente.
Ciò che condivido di meno sono la credibilità di questi straordinari analisti e, di conseguenza, la validità delle soluzioni che ci propongono per uscire dall’angolino in cui la storia sta ponendo l’Europa.
Non mi è proprio possibile dar credito a chi, negli ultimi trent’anni, pur dichiarando un’appartenenza al campo progressista – che per missione storica dovrebbe tutelare i più deboli – ha appoggiato esponenti politici che, più che al servizio dei cittadini, sono stati al servizio di lobby economiche. Ogni volta (ben poche per la verità) che il Pd ha fatto qualche proposta di utilizzo di risorse pubbliche a favore dei meno abbienti, i nostri eroi sono stati sempre pronti ad una levata di scudi per invitare il partito ad investire, piuttosto, per aiutare le imprese (“con Marchionne senza se e senza ma” dichiarava Fassino con tanto di titoloni ripresi dalla Repubblica e dalla Stampa). Come del resto ogni volta che, dalla sinistra di governo, sono stati fatti tagli più o meno occulti alla sanità o alla scuola pubblica, non una parola.
Dopo aver sempre sostenuto una sinistra politica che s’è duramente impegnata per non contrastare l’erosione del potere d’acquisto dei salari e l’abbattimento del welfare (soprattutto sanità, scuola pubblica e trasporti), tutto ciò che, in buona sostanza, ha contribuito alla marginalizzazione di una parte sempre più numerosa della società, ora arriva un caloroso richiamo a salvare quella democrazia rappresentativa che, vorrei ricordare, si chiama così perché gli eletti dovrebbero rappresentare gli elettori che li votano, mentre voi avete detto e scritto di tutto perché rappresentassero ben altri interessi. Troppo comodo fare una chiamata alle armi di coloro che avete sempre dimenticato.
Ma non vi viene il sospetto che chi ha votato Meloni (o Trump o Le Pen) sappia benissimo che con loro si corre un rischio per la democrazia, ma che pur di cambiare qualcosa e avere un po’ di speranza (seppure malriposta) preferiscano una destra reazionaria a una sinistra che ha dimenticato chi dovrebbe rappresentare? È così che muoiono le democrazie: per aver tradito la rappresentanza e, quindi, aver dato di sé l’immagine dell’inutilità.
Quindi, cari Giannini, Rampini, Severgnini (soprattutto Severgnini) e compagnia bella (non c’è spazio per citarli tutti), è davvero difficile prestarvi credito. A maggior ragione quando, come accade in queste ore, vi schierate a favore di un enorme e ingiustificato impiego di denaro per il riarmo, senza se e senza ma, tanto per cambiare, ma soprattutto senza un minimo di garanzie che permettano di intravedere uno sviluppo verso una difesa comune con un esercito europeo. Siete sempre dalla parte dei più forti e perseverate nell’ignorare il crescente disagio dei più deboli, per i quali quelle enormi cifre potrebbero rappresentare la differenza tra la povertà e la dignità.
Io ho creduto nell’Europa unita e nei suoi valori, ma questa disgraziata classe politica appoggiata da un’altrettanto disgraziata schiera di giornalisti sembra aver mandato tutto in malora.