Diga di Genova, indagati con Signorini due funzionari del consorzio appaltatore Webuild

Oltre a Paolo Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale di Genova, gli indagati dalla Procura europea (Eppo) in merito all’aggiudicazione del maxi appalto per la nuova diga foranea del porto di Genova sono due esponenti della cordata aggiudicataria guidata (al 40%) da Webuild.
L’indagine, di cui il Fatto ha dato conto oggi sull’edizione cartacea, verte sulle ipotesi di turbativa d’asta, quanto a Signorini come rappresentante della stazione appaltante, e di falso e malversazione per Alberto Colosio e Jan Albert Vanderbroeck. Il primo è un dirigente dell’ufficio gare di Webuild, il secondo è presidente di Sidra (Società italiana dragaggi), che al consorzio aggiudicatario dell’appalto da 950 milioni di euro partecipa al 10%. Il reato di Signorini è datato 12 ottobre 2022, giorno in cui si tenne l’ultima sessione della commissione chiamata a valutare le offerte delle due cordate e si dispose l’aggiudicazione alla cordata Webuild.
Quanto a falso e malversazione, la data di commissione del reato sarebbe quella del 23 dicembre 2021. In quei giorni (la scadenza era fissata al 30) gli aspiranti appaltatori dovevano inviare i documenti richiesti dall’avviso di manifestazione di interesse pubblicato dall’Autorità portuale. Fra essi anche quelli (firmati il 22 dicembre da Vanderbroeck) relativi all’avvalimento di Sidra da parte del suo azionista di maggioranza, la belga Baggerwerken Decloedt. L’avvalimento è l’istituto che consente a un terzo di garantire il possesso di un requisito (nello specifico era il fatturato) in luogo di una società partecipante al consorzio che altrimenti non lo soddisferebbe. Nel caso di specie Sidra, il cui ‘curriculum’ fu anche al centro del successivo contenzioso amministrativo sorto a valle dell’aggiudicazione disposta fra estate e autunno 2022.
La cordata sconfitta (formata dagli spagnoli di Acciona e dall’Eteria dei gruppi Caltagirone e Gavio) eccepì, e il Tar di Genova accolse, che Sidra non avesse in realtà partecipato anni prima al grosso appalto a Singapore portato come requisito esperenziale della cordata. Detto che il contratto fra Autorità portuale e aggiudicatario non fu comunque annullato perché l’appalto rientrava fra le opere emergenziali del Pnrr, il Consiglio di Stato ribaltò quel verdetto e vanificò il risarcimento atteso da Acciona&Eteria, sentenziando che Sidra poteva vantare quella competenza semplicemente per il fatto che il suo azionista di minoranza (Dredging International, al 25%) aveva partecipato ai lavori a Singapore.
Improbabile che falso e malversazione abbiano direttamente a che fare con quest’ultimo aspetto dato che la presentazione dei requisiti tecnici avvenne successivamente alla data indicata dalla Procura, mentre è evidente la coincidenza temporale con la data di produzione di documenti da parte di Webuild e Sidra per rispondere alla manifestazione di interesse. Gli sviluppi dell’indagine (coordinata da Eppo perché l’opera è finanziata da fondo complementare al Pnrr e da un prestito promesso dalla Banca europea degli investimenti ma peraltro non ancora finalizzato) stanno in ogni caso alimentando la polemica politica sulla diga.
I lavori sono in ritardo e, malgrado la reticenza dell’Autorità portuale a fornire dati ufficiali sul punto, le riserve pretese da Webuild e soci s’aggirerebbero sui 300 milioni di euro. Da due mesi poi si attende l’aggiudicazione della seconda fase dei lavori (per ulteriori 350 milioni di euro) e ancora non è chiaro se la procedura sarà gestita nuovamente dall’Autorità portuale o direttamente dal commissario straordinario Marco Bucci, presidente della Regione Liguria, coi poteri a tal fine conferitigli dall’ultimo Milleproroghe.
Così, dopo l’attacco del consigliere regionale Pd Simone D’Angelo, è stato l’ex ministro Andea Orlando (candidato alla presidenza regionale nell’ultima tornata elettorale) a stigmatizzare oggi il disinteresse per l’indagine ostentato da Bucci: “Se ne dovrebbe occupare, invece, perché la seconda gara dovrebbe tener conto dei limiti che sono stati individuati già oggi dalla Procura. E riguarda tutti, perché questo ritardo e questa vicenda, probabilmente anche legata all’opacità delle procedure, ha già comportato un aumento esponenziale dei costi. Non possiamo permetterci di perdere un’occasione come quella della realizzazione della diga e di sperperare delle risorse pubbliche”.
Oltre a Paolo Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale di Genova, gli indagati dalla Procura europea (Eppo) in merito all’aggiudicazione del maxi appalto per la nuova diga foranea del porto di Genova sono due esponenti della cordata aggiudicataria guidata (al 40%) da Webuild. L’indagine, di cui il Fatto ha dato conto oggi sull’edizione cartacea, verte sulle […]