“Ottimismo crudele” di Lauren Berlant, quando i desideri sono il grande ostacolo alla felicità

E se i desideri e i sogni a cui siamo avvinghiati fossero il grande ostacolo alla nostra realizzazione e, di conseguenza, alla felicità? E se le aspettative sull’amore e la famiglia, ma anche la carriera, la politica e il mercato, ci impedissero davvero di stare bene? O anche solo stare meglio? Di questa coltre di illusioni parla la filosofa Lauren Berlant in “Ottimismo crudele”, in libreria grazie alla casa editrice indipendente Timeo. Crudele è l’idea inculcata che tutto sia possibile, che ci sia un’ascensore sociale funzionante e capace di portarci ovunque desideriamo. A condizione che ci impegniamo e siamo disposti a sacrificare tutto o (almeno) il più possibile. “La fantasia”, scrive Berlant, “è il mezzo attraverso cui le persone accumulano scenari e teorie idealizzanti su come loro stesse e il mondo «valgono qualcosa»”. Ma “che cosa succede quando queste fantasie iniziano a sfilacciarsi – depressione, dissociazione, pragmatismo, cinismo, ottimismo, attivismo, o un miscuglio incoerente di tutte queste cose?”.
Berlant, scomparsa nel 2021, è stata docente alla university of Chicago ed è tra le più importanti filosofe contemporanee. A lei si devono molti degli studi sulla “affect theory” (teoria degli affetti), ovvero il modo in cui le emozioni si intrecciano con la politica e la cultura. In “Ottimismo crudele”, scrive l’editore, “Berlant vuole farci aprire gli occhi, dimostrarci che a dettare i criteri della «buona vita» sono le stesse condizioni che li rendono inaccessibili”. E lo fa “con la lente della queer theory, della psicanalisi e della fantascienza”.
Crudele è credere nel mito del “se lavori, ce la farai”, quando il sistema neo liberista impone meccanismi di sfruttamento e precariato insormontabili. Crudele è la cultura del benessere che propone diete e rigidi allenamenti, in cambio delle promesse per corpi irraggiungibili. Ma crudele è anche l’amore romantico, quello che ti chiude in “relazioni infelici” pensando che prima o poi le cose cambieranno e lo faranno in meglio. L’ottimismo qui, dice Berlant, “si manifesta negli attaccamenti e nella volontà di mantenerli”. Riconoscere quella crudeltà è un passaggio fondamentale, ma senza però farsi depistare dalla “negatività dell’ottimismo”: “Ma anche scoprendo che si tratta in realtà di una relazione crudele, è sbagliato vedere la negatività dell’ottimismo come sintomo di un errore, di una perversione, di un danno o di una verità oscura: l’ottimismo è, invece, una scena di sostentamento negoziato che rende tollerabile una vita che si presenta in modo ambivalente, incoerente, irregolare”. E ancora: “In questo libro l’ottimismo non è una mappa della patologia, ma una relazione sociale che coinvolge gli attaccamenti che organizzano il presente. È un orientamento verso il piacere legato all’attività di creazione del mondo, che può o meno essere agganciata al futuro”.
Il presente è caratterizzato “da un senso di crisi permanente”. Una crisi ormai “ordinaria” che ci impedisce di raggiungere una felicità e ci tiene bloccati. “Gli stili in cui le persone rispondono alle crisi”, scrive ancora Berlant, “sono fortemente correlati alle aspettative del mondo che hanno dovuto riconfigurare di fronte alla frantumazione delle norme, formali e informali, di reciprocità sociale e istituzionale. Mi riferisco a status come classe, razza, nazionalità, genere e sessualità”. Ma non tutto è perduto e proprio dalla consapevolezza della crudeltà, Berlant apre la porta a “nuove forme di reciprocità, altruismo e solidarietà”. Per dirlo con le parole della stessa filosofa nell’introduzione, “spero che possiate trovare, in questi scenari di vita ordinaria in cui la soggettività appare sopraffatta, costretta a cambiare anche se bloccata, degli stimoli che vi permettano di analizzare quelle vite andate in pezzi che avrò mostrato in Ottimismo crudele: impasse in zone di intimità che offrono la promessa, spesso crudele, di reciprocità e appartenenza a chi la cerca, a chi ne ha bisogno scene di lavoro, amore e politica”.
Si parlerà di “Ottimismo crudele” a Milano, il 21 marzo, in un evento organizzato da Layout Magazine, Timeo e il centro sociale Lambretta. Si inizia alle 17 con un “gioco di autoformazione”, segue apericena e dalle 21.30 un microfono aperto con introduzione di Corrado Melluso (Timeo).
Visualizza questo post su Instagram