Le cannonate sul Manifesto di Ventotene per coprire lo strappo con la Lega: l’accusa delle opposizioni a Meloni

Provocare il nemico comune per far dimenticare i nemici interni. Nella giornata in cui Giorgia Meloni ha deciso di tirare cannonate sul Manifesto di Ventotene, le opposizioni insorgono e accusano la strategia comunicativa della presidente del Consiglio. Che mentre si trovava a gestire lo strappo pubblico e plateale del Carroccio sul piano di Riarmo Ue, ha scelto di prendere la parola e leggere stralci del documento ispiratore dell’Europa unita e massacrarlo fino a dire: “Questa certamente non è la mia Europa“. Una mossa che le ha permesso di far passare in secondo piano le pugnalate della Lega.
La mattina è infatti iniziata con i ministri del Carroccio che disertano l’Aula: Matteo Salvini ha impegni “istituzionali”, Giancarlo Giorgetti arriva a seduta in corso e resta 20 minuti per darsi il cambio con Roberto Calderoli. Intanto, cominciano a circolare le frasi del capogruppo Riccardo Molinari pronunciate a Radio24: “L’Italia non darà a Meloni il mandato di approvare il piano”, ha detto. Una sconfessione durissima della linea estera che conferma gli svariati retroscena e che, dopo il voto contrario a Strasburgo della Lega sulla spesa per il riarmo (Fdi si è astenuta), non stupisce, ma ufficializza la rottura. A quel punto, attaccano le opposizioni, Meloni sceglie di prendere di mira la Piazza per l’Europa e fare un regalo ai suoi con un intervento che torna a criticare Bruxelles e le sue origini. Neanche a dirsi, da Fdi è stata una pioggia di complimenti: “Sublime” (Speranzon); “E’ caduto il Muro di Berlino anche in Italia” (Procaccini). Silenzio di tomba invece del Carroccio. Solo Molinari ha ripreso la parola e lo ha fatto in Aula nel pomeriggio: “Dov’è l’emergenza per il piano da 800 miliardi?”, una domanda che sembrava venire dai banchi Pd o M5s e non certo da chi siede al governo.
Segue un dibattito con scontri e accuse violente, ma dove Meloni è assente: il Consiglio europeo è domani 20 marzo, ma lei ha scelto di partire già nel pomeriggio e andare a cena con i suoi eurodeputati. “La premier è venuta qui, ha lanciato la sua bombetta ideologica ed è scappata”, esordisce alla ripresa dei lavori Riccardo Magi (+Europa) ma “non potete nascondervi, in questo momento la maggioranza di governo non ha una linea politica” unitaria di politica estera. “Meloni è scaltra e furba: vuole farci parlare delle sue oscene parole e della sua esegesi sbagliata e truffaldina del Manifesto di Ventotene per nascondere che non ha una maggioranza in politica estera”. E “in questo momento drammatico, alla vigilia del consiglio europeo, il governo italiano non ha un mandato chiaro rispetto al contenuto principale del vertice, cioè il piano proposto dalla commissione”. L’accusa diretta viene anche dalla segretaria dem Elly Schlein: “Oggi è successa una cosa grave, la Lega ha detto che Meloni non ha il mandato per votare il piano di riarmo, è stata commissariata e non ha agibilità politica“. D’accordo anche Giuseppe Conte: “Una polemica creata ad arte”. Peccato che il dibattito, grazie alla presidente del Consiglio, fosse già tutto spostato sulla difesa del documento fondativo dell’Ue.
Per Angelo Bonelli (Avs) “la presidente del consiglio ha scatenato il caos, ha scientemente picconato la democrazia, selezionando quelle frasi sul Manifesto di Ventotene prendendole dai profili fake pro Trump dei social, e ora fugge perché ha un problema con la Lega che le ha detto che non ha il mandato per trattare in Europa”, ha detto in Aula. Così anche Filippo Scerra del Movimento 5 stelle: “Giorgia Meloni non può giocare due parti in commedia: ieri critica sul RearmEu per ammorbidire la Lega, domani invece a favore del piano per far contenta Von der Leyen. La realtà è che lei appoggia il piano ed è per questo che oggi la Lega è praticamente assente in Aula”.
Intanto, a risoluzione di maggioranza approvata anche alla Camera, Matteo Salvini prende la parola dal Belgio e lancia “occupy Bruxelles”: “Dobbiamo riprenderci casa nostra, paese per paese, città per città, Parlamento per Parlamento e ci stiamo arrivando”, ha detto. Sembra l’opposizione, ma è solo l’alleato di Meloni che fa tremare la maggioranza.
Provocare il nemico comune per far dimenticare i nemici interni. Nella giornata in cui Giorgia Meloni ha deciso di tirare cannonate sul Manifesto di Ventotene, le opposizioni insorgono e accusano la strategia comunicativa della presidente del Consiglio. Che mentre si trovava a gestire lo strappo pubblico e plateale del Carroccio sul piano di Riarmo Ue, […]