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Ultimo aggiornamento: 8:41 del 19 Marzo

Riarmo europeo, Travaglio a La7: “Meloni prima approva il piano e poi lo critica, è un grave caso psicoanalitico di dissociazione”

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"Al Consiglio europeo di giovedì il governo italiano andrà evidentemente con un foglio bianco, perché non ha niente da dire". L'analisi tagliente di Travaglio sulle posizioni di Meloni sul riarmo europeo - Il video
Riarmo europeo, Travaglio a La7: "Meloni prima approva il piano e poi lo critica, è un grave caso psicoanalitico di dissociazione"
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“Se la Meloni fosse stata una passante, oggi, quando l’ho sentita parlare in Senato, le avrei fatto quasi un mezzo applauso, perché ha detto delle cose condivisibili. Il problema è che lei è il presidente del Consiglio che la settimana scorsa ha approvato il piano di riarmo al Consiglio europeo. Quindi, evidentemente è un caso di dissociazione grave, un caso anche psicoanalitico direi“. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta il discorso tenuto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Senato in vista del Consiglio europeo di giovedì sulla delicatissima situazione mondiale.

Travaglio spiega i punti condivisibili delle parole di Meloni: “Ha detto che questo piano è roboante, sganciato dalla realtà, sopravvalutato, che non riguarda minimamente la difesa europea. Ricordo che per la difesa europea ci vorrebbe una politica estero-europea che presuppone uno Stato europeo, federale o confederale, che non esiste”.
E sottolinea: “Questo, in realtà, è un piano che aiuta soprattutto la Germania a rimettersi in piedi dalla crisi finanziaria che essa stessa si è inflitta con gli auto-dazi delle sanzioni alla Russia, perché poi dobbiamo anche parlare dei dazi che ci mettiamo da soli – continua – Oggi, tra l’altro, la Germania ha tolto il freno a debito con un bazooka di 1000 miliardi che fa di lei non più la locomotiva d’Europa ma il carro armato d’Europa, cosa che per me è molto preoccupante, perché dopo due guerre mondiali si era deciso che forse era il caso che la Germania si desse una calmata. E nessuno ne parla”.

Il direttore del Fatto evidenzia le contraddizioni di Meloni: “Ha approvato il piano di riarmo al Consiglio europeo chiedendo soltanto di cambiargli il nome, visto che si parla di armi. Ma quella è l’unica parte onesta del piano, perché appunto parla di armi e quindi si chiama riarmo. Meloni ha chiesto di cambiare il nome del piano – prosegue – perché altrimenti la gente capisce che si tratta di armi. Il nostro governo sono mesi che chiede di scorporare dal patto di stabilità vincolato non le spese in sanità, in welfare, in scuola, in ricerca, ma le spese militari. Quindi, adesso che l’ha ottenuto, di che si lamenta?”.

E conclude: “Io non ho capito perché Meloni critica un piano che la settimana scorsa ha approvato in Consiglio europeo e perché, dopo che ha ottenuto di togliere dai vincoli di bilancio le spese militari, adesso dice che le spese da fare sono altre. Alla fine, ha fatto una mozione che per tenere dentro Forza Italia e la Lega praticamente non dice più niente, Non c’è più niente in quella mozione: si sono compattati perché non dicono niente e quindi vanno con un foglio bianco al Consiglio europeo di giovedì”.

“Se la Meloni fosse stata una passante, oggi, quando l’ho sentita parlare in Senato, le avrei fatto quasi un mezzo applauso, perché ha detto delle cose condivisibili. Il problema è che lei è il presidente del Consiglio che la settimana scorsa ha approvato il piano di riarmo al Consiglio europeo. Quindi, evidentemente è un caso […]

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