Unione dei mercati dei capitali, la roadmap Ue per incanalare i risparmi dei cittadini verso investimenti produttivi e fondi pensione

A dieci anni dal fallimento del piano d’azione di Jean Claude Juncker che avrebbe dovuto gettare le basi dell’unione del mercato dei capitali europeo la Commissione di Ursula von der Leyen ci riprova. Sulla scorta dei rapporti di Enrico Letta sul mercato unico e di Mario Draghi sul futuro della competitività, l’esecutivo Ue presenta mercoledì la road map di due anni e 19 misure che dovrebbe portare a cambiare volto al mercato dei capitali sul modello americano. Il documento è intitolato “Unione dei risparmi e degli investimenti”, rebranding dell’Unione dei mercati dei capitali e dell’Unione bancaria, progetti impantanati da anni in Consiglio per la fiera opposizione di alcuni Paesi, che difendono le loro rendite di posizione.
L’economia Ue “è intrappolata in un ciclo di crescita lenta, determinato da una produttività persistentemente bassa rispetto ad altre parti del mondo”, si legge nella premessa. “Tra le varie cause, la combinazione di una produttività relativamente bassa e tassi di risparmio relativamente elevati evidenzia difficoltà nell’intermediazione di tali risparmi verso investimenti produttivi”. Vincoli al processo di intermediazione finanziaria che “ostacolano la capacità dell’Ue di cogliere le opportunità e gestire le sfide di un’economia del XXI secolo, ad esempio in relazione alle transizioni verde e digitale”. Nel dettaglio, “circa il 70% (10.000 miliardi di euro) dei risparmi al dettaglio dell’Ue è attualmente detenuto sotto forma di depositi bancari, mentre solo il 30% è detenuto sotto forma di strumenti del mercato dei capitali”. Secondo Bruxelles occorre “incanalare” molti più soldi soldi verso “investimenti produttivi” con l’obiettivo di coprire il fabbisogno da 800 miliardi annui stimato da Draghi. L’iniziativa, che comprende tra il reso la rimozione delle barriere nella circolazione dei capitali e la spinta all’Unione bancaria, sarà poi sul tavolo dell’Eurosummit dei leader.
Per sviluppare il cosiddetto “secondo pilastro“, cioè le pensioni complementari a quelle pubbliche, sempre entro il terzo trimestre arriveranno “raccomandazioni sull’iscrizione automatica ai regimi pensionistici, sui sistemi di tracciamento delle pensioni e sui dashboard pensionistici”. Poi entro il secondo trimestre 2026 sarà riesaminato il quadro normativo relativo ai fondi pensione professionali e al Prodotto Pensionistico Personale Paneuropeo (PEPP).
Contro l’attuale frammentazione, “nel secondo trimestre del 2025 la Commissione istituirà un canale dedicato a tutti gli operatori del mercato per segnalare gli ostacoli incontrati nel mercato all’interno del mercato unico e intensificherà l’azione esecutiva per accelerare la loro rimozione“, è una delle misure presentate. “Per affrontare gli ostacoli ad una maggiore integrazione delle infrastrutture di negoziazione e post-negoziazione, la Commissione – si legge ancora – presenterà “entro il terzo trimestre del 2026 un ambizioso pacchetto di proposte legislative, tra cui norme sui depositi centrali di titoli, sulle garanzie finanziarie, sul regolamento e sulla struttura del mercato di negoziazione”.
Infine il tasto dolente della mai realizzata unione bancaria: la Commissione “invita i co-legislatori a concordare un esito ambizioso nei negoziati sul quadro di gestione delle crisi e sulla garanzia dei depositi e si dichiara pronta a fornire il massimo supporto in questo processo. Inoltre, adotterà misure decisive per istituire un Sistema Europeo di Assicurazione dei Depositi, tenendo conto delle discussioni finora svolte”.
A dieci anni dal fallimento del piano d’azione di Jean Claude Juncker che avrebbe dovuto gettare le basi dell’unione del mercato dei capitali europeo la Commissione di Ursula von der Leyen ci riprova. Sulla scorta dei rapporti di Enrico Letta sul mercato unico e di Mario Draghi sul futuro della competitività, l’esecutivo Ue presenta mercoledì […]