Dovremmo riflettere sul fatto che il ceto politico è espressione della società da cui viene generato e quindi del ‘nullapensiero’ che domina
di Pietro Francesco Maria De Sarlo
Rimango sgomento per la pochezza di pensiero della classe politica. Però forse dovremmo riflettere sul fatto che il ceto politico è espressione della società da cui viene generato e quindi del ‘nullapensiero’ che domina i media, gli intellettuali e il gruppo dirigente, salvo poche e lodevoli eccezioni, del Paese.
Partiamo da un insospettabile: Vecchioni. Nel suo discorso alla manifestazione di Serra ha detto: “Vi dico Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel, Marx, Shakespeare, Cervantes, Pirandello, Leopardi, Manzoni: ma gli altri le hanno queste cose?”. È l’affermazione di un intellettuale che vive di parole e quindi non può che essere pienamente consapevole delle sua affermazioni. Mi chiedo perché abbia spostato i confini dell’Europa dagli Urali alla Ue, espungendo dall’elenco russi e ucraini come Leskov, Gogol, Lermontov, Dostoevskij, Tolstoj, Gongarov, Babel, Grossman, Bulgakov, Pasternak. La Ue supera il concetto storico e geografico di Europa? E se chiede retoricamente: “ma gli altri le hanno queste cose?” non può che essere consapevole che questa è una affermazione da suprematista, da colonialista. Cosa avrebbero scritto sui giornali mainstream se questa frase fosse uscita da un Salvini qualunque?
Travaglio qualche giorno fa ha ricordato un aforisma di Flaiano: “In Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco”. Eppure di quegli arabeschi come ‘le convergenze parallele’ sento nostalgia. Un pensiero lento, rispettoso dei tempi che necessita l’affermarsi di un cambiamento, di lasciare linee di confine aperte a ogni possibilità di attraversamento. Mentre ancora si discute il Rearm Europe da 800 miliardi la Germania si arma per mille, cancellando un tabù che dura da 80 anni senza dibattito e preoccupazioni?
La profondità di ragionamento si ferma a “aggressore-aggredito”. Chi prova a dire che la Storia nasce prima del 22 febbraio 2022 diventa un putiniano e messo in una lista di proscrizione che puzza di squadrismo. Peggio se dici che la questione tra palestinesi e israeliani ha radici più lontane del 7 ottobre 2023 e che siamo di fronte a un genocidio perché diventi antisemita. La conseguenza è che Trump, nella distopia collettiva, è un prepotente se bullizza Zelensky, con coro indignato delle cancellerie europee, ma tutti tacciono quando dice che su Gaza scatenerà l’inferno.
Draghi, all’Onu, affermò che le sue sanzioni avrebbero messo in ginocchio la Russia e sodomizzò su mandato di Schäuble la Grecia. Ora va in onda a reti unificate quando afferma: “L’Europa deve comportarsi come se fosse un unico Stato”, cosa impossibile a meno di violare 27 costituzioni, oppure quando dice “Fate qualcosa, non so cosa, ma fate qualcosa”. Chiunque altro sarebbe stato sbeffeggiato, ma lui no. Viene accolto a Palazzo e se dopo due ore di assertiva aria fritta, in cui accusa l’Europa di aver fatto proprio quello che lui diceva di fare, gli onorevoli presenti, fattasi una certa, sbirciano l’orologio: ecco gli strilli sui politici incapaci di capire tanta grandezza. Sopra tutti il rimpianto di Calenda e di qualche clochard.
Dire che l’integrità territoriale dell’Ucraina significa la sconfitta di Putin e quindi guerra a oltranza e che nella Storia la pace senza tener conto dei risultati sul campo non è mai esistita ti fa arruolare tra i pacifinti. Se dici che l’Europa di cui parlano i Serra e i sedicenti europeisti nostrani, che mai si pongono il tema della riforma in senso democratico delle istituzioni europee, non esiste ti fa diventare sovranista. Se sei contro il Jobs Act diventi populista. Se osi dire che forse i Borbone erano meno peggio di quello che si dice in giro diventi neoborbonico, e a dirlo sono spesso i nostalgici della lega bossiana.
Argomentare con una frase di senso compiuto? Macché! Più facile categorizzare e creare epiteti con senso spregiativo. Confesso: sono putiniano, sovranista, populista, neoborbonico e tutto il peggio che vi viene in mente e ne sono orgoglioso.