Inchiesta sull’Europarlamento, arrestata la storica assistente di Fulvio Martusciello (Forza Italia)

Continuano gli arresti al Parlamento europeo. E questa volta, dopo i lobbisti finiti in manette con l’accusa di corruzione di almeno 15 ex e attuali europarlamentari in favore di Huawei, a essere colpita dal provvedimento è Lucia Simeone, detta Luciana, storica assistente e capa dell’ufficio dell’europarlamentare di Forza Italia, Fulvio Martusciello. Da quanto si apprende, la donna è stata portata dalla Polizia di Stato nel carcere di Secondigliano con l’accusa di associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione. L’interrogatorio si terrà sabato di fronte al giudice Corinna Forte della Corte d’Appello di Napoli. “Ancora non sappiamo nello specifico a cosa siano collegate le accuse – dice all’Adnkronos l’avvocato Antimo Giaccio, che difende l’indagata – Lei era comunque una mera esecutrice di ordini, svolgeva il ruolo di segretaria” ha tenuto a precisare il legale. L’interrogatorio di garanzia è fissato per sabato alla Corte d’Appello di Napoli.
Non è ancora chiaro se l’arresto della donna, originaria di Ercolano e collaboratrice da anni del capodelegazione forzista all’Europarlamento, sia legato allo scandalo sulla presunta corruzione da parte di lobbisti di Huawei. Ciò che è certo è che quello di Martusciello è uno dei nomi più importanti tra quelli emersi dalla nuova inchiesta della Procura federale belga che, al momento, ha portato ad almeno cinque arresti e a 21 perquisizioni tra Francia, Belgio e Portogallo. Proprio durante una di queste perquisizioni, le autorità belghe hanno apposto i sigilli a uffici del Parlamento europeo in uso proprio a Forza Italia, gli stessi locali che nel corso della precedente legislatura erano riservati agli assistenti di Martusciello.
L’europarlamentare non risulta indagato, ma il suo nome è emerso in relazione a una lettera, della quale è primo firmatario, con la quale nel gennaio 2021, con altri sette membri della Plenaria, ha denunciato il “razzismo tecnologico” dell’Unione europea per le limitazioni imposte sullo sviluppo della rete 5G. La missiva, inviata alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ai commissari Thierry Breton (Mercato Interno), Margrethe Vestager (Concorrenza) e Valdis Dombrovskis (Commercio), esprimeva “preoccupazione riguardo alla politicizzazione della diffusione della tecnologia 5G in tutta la nostra Unione” e condannava l’atteggiamento di alcuni Stati membri che volevano “vietare l’uso di dispositivi 5G stranieri per secondi fini e paure infondate di rischi per la sicurezza nazionale”. Una mossa considerata un tentativo di favorire aziende come Huawei.
Ma il nome di Martusciello è finito anche dentro un’altra inchiesta della Procura federale che ha accusato lui e l’ex europarlamentare di Pd e Azione, Giuseppe Ferrandino, di essersi accordati in diverse occasioni, nel corso della scorsa legislatura, per coprire le rispettive assenze alle sedute del Parlamento firmando false presenze al fine di ottenere entrambi l’indennità giornaliera di 350 euro a cui hanno diritto gli eurodeputati.