Il collasso ambientale sparisce dai giornali. Ormai le sorti del pianeta (e di chi lo abita) non fanno notizia

Mercoledì l’Organizzazione metereologica mondiale ha diffuso un Rapporto contenente dati disastrosi sulla situazione ambientale del pianeta. In particolare la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera continua, inesorabilmente, a salire e ha raggiunto il valore più elevato da almeno 800mila anni. Il 2024 è stato inoltre il primo anno in cui è stata superata la soglia degli 1,5 gradi nell’aumento della temperatura media globale. Un limite che rappresenta una sorta di spartiacque tra conseguenze gravi ma, forse, gestibili e scenari ignoti con risvolti apocalittici.
Eppure, il giorno dopo, nessuno dei principali quotidiani italiani dedicava una sola riga alla notizia. Né se ne sono occupati telegiornali o talkshow (in compenso, il Corriere della Sera ha dedicato un’intera pagina ad una fondamentale classifica, elaborata da Ilmeteo.it, sulle città dove il clima è più gradevole). Che la crisi climatica sia tema caduto in disgrazia non è una novità. Fino a due o tre anni fa, la notizia avrebbe avuto ben altro risalto e, forse, i giovani si sarebbe mobilitati per manifestare ancora una volta nel disperato tentativo di farsi ascoltare da governanti totalmente incapaci di fornire risposte adeguate e credibili.
Ma ora a “tirare” sono guerre e riarmo. Roberto Cingolani è un uomo simbolo che incorpora in sé stesso questa metamorfosi. È stato ministro della Transizione Ecologica ma poi è diventato amministratore delegato di Leonardo, il più grande produttore di armi europeo. Qualche tempo fa ha spiegato candidamente: “La difesa per l’ambiente è un lusso che ci si può permettere in tempo di pace”.
Sarà, il fatto è che mentre qui ci si trastulla con piani di fantamiliardi da spendere in missili e carri armati, il disastro climatico avanza inesorabile e indifferente. Il filosofo Thimoty Morton descrive una vera e propria impossibilità strutturale della mente umana, derivante dai processi evolutivi, di percepire il problema del collasso ambientale nella sua corretta portata. Quindi di essere incapace di organizzare una risposta adeguata alla dimensione della sfida. Purtroppo la battaglia per salvare il pianeta così come lo conosciamo sembra ormai persa, a voler essere ottimisti siamo nei minuti di recupero. Forse, a questo punto, hanno ragione i nostri giornali, meglio chiudere gli occhi e far finta di niente. Almeno fino al prossimo incendio, alluvione, siccità o carestia.