Turchia, Imamoglu ai magistrati: “Non restate in silenzio”. Altri 37 arresti. Lacrimogeni contro i manifestanti

Scontri e momenti di tensione tra agenti di polizia e manifestanti a Istanbul prima di una nuova manifestazione contro l’arresto del sindaco Ekrem Imamoglu, uno dei principali oppositori del presidente Recep Tayyip Erdogan. Alcuni dimostranti che volevano marciare verso piazza Taksim sono stati fermati dalla polizia e gli agenti hanno utilizzato proiettili di gomma e gas lacrimogeni, riferiscono i media locali. Intanto Erdogan risponde alle accuse di “golpe” dell’opposizione e dello stesso Imamoglu sostenendo che “il tentativo di presentare i suoi conflitti interni o i suoi problemi con la legge come la questione più importante del Paese è il colmo dell’ipocrisia“. “Noi, né personalmente, né come partito, né come alleanza, abbiamo tempo per gli spettacoli dell’opposizione”, ha aggiunto il leader.
Imamoglu dal carcere ha trovato modo di comunicare con i suoi sostenitori. “Nessun potere può bloccare la strada della solidarietà e della speranza. La nostra lotta è per i nostri bambini – fa sapere tramite i suoi avvocati in un messaggio su X -, per i diritti, per la legge, per la giustizia e per un futuro migliore. Il colpo di stato del 19 marzo è stato compiuto contro la volontà della nazione di determinare il proprio destino, simboleggiata da Saraçhane. Saraçhane è la casa del popolo, lo spirito di Saraçhane è lo spirito della nazione. Saraçhane è la piazza della democrazia di Istanbul”, ha aggiunto riferendosi alla piazza davanti al comune di Istanbul dove si manifesta in suo sostegno. “Difendete la democrazia e la vostra volontà”, ha aggiunto. Imamoglu, esponente del maggior partito di opposizione Chp, si è rivolto anche ai membri della magistratura turca: “Dovete reagire e prendere precauzioni contro questa manciata di colleghi che stanno rovinando la magistratura turca, svergognandoci di fronte al mondo intero e distruggendo la nostra reputazione. Ho fiducia nella grande magistratura turca. Non potete e non dovete restare in silenzio“.
Rivolgendosi a Erdogan senza nominarlo lo ha accusato di “innumerevoli colpe di cui non può rendere conto, né nel suo Paese, né all’estero”. Il sindaco di Istanbul ha poi affermato che “le stesse persone che mi hanno rubato il diploma di laurea attaccheranno la vostra proprietà, il vostro onore. Come nazione, dobbiamo restare uniti contro questo male”. Il riferimento è al fatto che l’Università di Istanbul ha annullato martedì la laurea di Imamoglu, impedendogli così, secondo quanto prevede la Costituzione turca, di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali come sfidante di Erdogan.
L’Akp, il partito di Erdogan, respinge le accuse. Il portavoce della forza politica al potere in Turchia, Omer Celik, bolla le accuse di golpe come “culmine dell’assurdità politica” ed esclude qualsiasi ruolo nell’arresto. Seguito da quelli di altre 37 persone sospettate di “incitamento all’odio e all’ostilità” per avere condiviso sui social media dei messaggi, ritenuti “provocatori“, riguardo all’arresto. Su X il ministro dell’Interno, Ali Yerlikaya, ha scritto che sono state identificate in tutto 261 persone sospettate di essere responsabili dei messaggi ritenuti provocatori condivisi sui social media e sono in corso operazioni per catturare gli altri. Da quando Imamoglu è stato arrestato l’accesso ai social in Turchia è problematico o parzialmente bloccato.
In giornata centinaia di studenti turchi hanno manifestato per protestare contro l’arresto. Gli studenti dell’Università di Istanbul hanno marciato chiedendo le dimissioni del governo a Beyazit, il quartiere dove si trova l’ateneo, mentre all’Università Galatasaray è stato appeso uno striscione e anche gli studenti dell’Università Dokuz Eylul di Smirne, sulla costa del Mare Egeo, hanno manifestato a sostegno del sindaco, riferiscono i media locali. A Istanbul, gli studenti hanno sfidato il divieto a manifestare, valido fino a domenica, che è stato imposto ieri dalla prefettura dopo l’arresto di Imamoglu. Proteste di universitari si erano tenute anche mercoledì a Istanbul e Ankara e in entrambe le città si erano verificati scontri tra gli studenti e le forze dell’ordine.