Il Manifesto europeo per proteggere i ghiacciai. E in Europa le montagne si riscaldano al doppio della velocità

Dall’Everest, il tetto del mondo, al Monte Bianco, la cima più alta d’Europa, la crisi climatica corre veloce tra i ghiacciai di tutte le vette. Negli ultimi 23 anni, dal 2000 al 2023, secondo gli ultimi studi scientifici, i ghiacciai globali, escludendo le calotte continentali di Antartide e Groenlandia, hanno perso il 5,4% della loro massa, una riduzione pari a circa 6558 miliardi di tonnellate. Tutto questo mentre nel mondo, oltre due miliardi di persone, dipendono dalla neve e dal ghiaccio delle montagne che alimentano fiumi, laghi e falde acquifere, risorse essenziali per ecosistemi, agricoltura, energia, industria e usi domestici. L’Europa Centrale, con Alpi e Pirenei, è l’area montana più colpita: qui le montagne si stanno riscaldando a una velocità circa doppia rispetto al resto del mondo e fenomeni come frane e colate detritiche sono in aumento. Alla vigilia della giornata internazionale dei ghiacciai, in quello che l’Onu ha dichiarato l’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai, Legambiente, Comitato Glaciologico Italiano, Club Alpino Italiano, la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi ed Euma (l’Unione delle Associazioni di Alpinismo, European Union Mountaineering Association) hanno presentato insieme ad un network di 60 firmatari tra ong, enti di ricerca, aree protette e altre organizzazioni di diversi paesi, il Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e per le risorse connesse. Parlano chiaro i dati messi in fila da Legambiente, incrociando diversi studi internazionali e riassunti nel nuovo dossier ‘Sos ghiacciai: un passato e un futuro da proteggere’ che l’associazione diffonde a supporto del Manifesto europeo.
L’Europa centrale ha perso quasi il 40% del ghiaccio in tre anni – Dal 2000 al 2023 la maggiore perdita relativa di ghiaccio si è verificata nelle regioni con una piccola area glaciale, cioè minore di 15mila chilometri quadrati: Europa centrale (-39%), Caucaso (-35%), Nuova Zelanda (-29%), Asia settentrionale (-23%), Canada occidentale e Stati Uniti (-23%) e i ghiacciai di basse latitudini (-20%). Passando ai ghiacciai alpini, è andato perso almeno un terzo della massa e con l’incremento delle temperature previsto entro il 2050 tutti i corpi glaciali al di sotto dei 3500 metri di quota saranno scomparsi. Tra quelli già estinti ci sono il ghiacciaio di Flua in Piemonte, in Valsesia, mentre quelli del Canin (In Friuli-Venezia Giulia) e del Triglav (in Slovenia) sulle Alpi Orientali, si sono ridotti a residui sparsi di neve e ghiaccio. I prossimi destinati a scomparire sono quelli della Marmolada e dell’Adamello.
Nel resto del mondo, dal Pakistan alla Groenlandia – Nel resto mondo la situazione non è delle migliori: in Pakistan i 13.032 ghiacciai delle catene montuose del Karakorum, Hindukush e Himalaya hanno subito trasformazioni rapide, tanto che nel bacino del Palas (nell’Himalaya pakistano) si è assistito ad un ritiro del 16%, solo negli ultimi vent’anni. I ghiacciai montani lungo la costa occidentale della Groenlandia mostrano una riduzione di quasi il 15% dell’area complessiva e di circa il 19% del volume di ghiaccio, dal 1985 al 2020. Le montagne delle Ande hanno perso il 25% della loro copertura di ghiaccio dalla Piccola Era Glaciale. La fusione dei ghiacciai è responsabile per il 25-30% dell’attuale incremento osservato nel livello del mare. Nel mondo sono quasi due miliardi le persone che vivono vicino alle coste e circa 800 milioni a meno di 10 metri sopra il livello del mare. Oggi tale livello risulta circa 20 centimetri maggiore rispetto al 1900, con un ritmo di crescita che è aumentato di oltre tre volte e attualmente si attesta a 4,5 millimetri all’anno.
Gli obiettivi del Manifesto e le azioni – Due i pilastri al centro del Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai, ossia la riduzione delle emissioni di gas serra limitando il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali e più azioni di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai. Il tutto tradotto in otto azioni comuni, quattro a livello europeo e quattro a livello generale. Nel primo caso, i promotori del Manifesto chiedono, per esempio, di creare un sistema europeo di monitoraggio del rischio criosferico, favorendo la condivisione di esperienze maturate a livello locale e regionale e di Istituire una rete multidisciplinare di competenze da condividere, con l’obiettivo di costituire una Governance Europea dei Ghiacciai. L’obiettivo è anche quello di sostenere un ruolo guida dell’Europa nella protezione dei ghiacciai. A livello globale, si stima che riducendo le emissioni si potrebbero salvare i ghiacciai in due terzi dei siti del patrimonio mondiale. Con emissioni molto basse e il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, in alcune zone, come ad esempio l’Himalaya, fino al 40% del ghiaccio regionale potrebbe essere preservato, e alcune aree glaciali potrebbero iniziare una lenta ricrescita tra il 2100 e il 2300. Anche in Asia centrale e nelle Ande meridionali, una riduzione rapida delle emissioni, in linea con il limite di 1,5°C, permetterebbe di conservare il doppio del ghiaccio rispetto agli scenari più critici.