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Meloni rincara: “Su Ventotene sinistra illiberale e nostalgica. Non ho insultato, sono stata insultata”

La premier a margine del vertice Ue torna ad attaccare: il manifesto di Spinelli, Rossi e Colorni, dice, afferma che "il popolo non è in grado di autodeterminarsi. Distribuendolo che messaggio voleva dare la sinistra?"
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“Ritengo che l’essenza di alcuni passaggi che ho letto di quel manifesto, cioè che il popolo non è in grado di autodeterminarsi e che quindi va educato e non ascoltato, sia purtroppo abbastanza strutturata nella sinistra anche di oggi. Nel momento in cui si distribuisce quel testo, che messaggio voleva dare la sinistra?”. Giorgia Meloni a margine del vertice Ue torna sul caso del manifesto di Ventotene, di cui in Parlamento ha letto alcuni stralci su socialismo e abolizione della proprietà privata per concludere che “non è questa l’Europa” che intende lei. E rincara la dose, aggiungendo che la sinistra con la sua “reazione scomposta” all’attacco al documento ispiratore dell’Europa unita ha mostrato “un’anima illiberale e nostalgica” e tirando in ballo Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, che nei suoi editoriali “insegnava che l’unica forma di democrazia è l’oligarchia, un concetto che non condivido”. “Parlamentari della Repubblica sono arrivati sotto i banchi del governo con insulti e ingiurie”, disapprova la premier. “Penso francamente che la sinistra stia perdendo il senso della misura. Io rivendico di non essere d’accordo”, ma “non ho insultato nessuno, quella insultata sono stata io, ampiamente”.

Poi le rivendicazioni sui contenuti delle conclusioni del Consiglio Ue che a suo dire rispecchiano diverse richieste dell’Italia. Dal mantenimento del sostegno all’Ucraina mentre “si sostengono anche gli sforzi americani” come auspicato da Roma “per una pace giusta e duratura” e “si fa riferimento anche alla ricostruzione” al riferimento “alla proposta italiana legata a InvestEu per il piano della Difesa“. Si tratta dell’ipotesi di mobilitare soprattutto investimenti privati attraverso una garanzia pubblica, visto che “il lavoro che è stato fatto carica tutto l’impegno sulla difesa sul bilancio degli stati nazionali“. Poi una nuova critica al piano Rearm Eu: “Io ho detto che le risorse sembrano molte ma poi alla fine sono virtuali, nel senso che è la stima che si fa di una scelta che comunque competerà agli Stati nazionali” chiamati ad attivare o meno la clausola di salvaguardia che consentirà di tenere le spese per la difesa fuori dal deficit “rilevante”. Per quanto riguarda i prestiti che dovrebbero consentire ai Paesi di investire fino a 150 miliardi in quattro anni, che il ministro leghista Giancarlo Giorgetti sembra vedere come fumo negli occhi, “è una scelta che chiaramente noi dovremmo valutare, tutto considerato alla fine. Alcuni dei dettagli di questi strumenti che vengono messi a disposizione sono ancora in discussione, finché noi non abbiamo la chiarezza su quei dettagli e non capiamo neanche l’impatto che ha”. Di conseguenza “secondo me l’orizzonte di aprile è un tantino ravvicinato. Forse su questo dovremmo prenderci un po’ più di tempo”.

Soddisfazione invece perché nel documento dei Ventisei – l’Ungheria di Viktor Orban si è sfilata – si cita come da desiderata italiani la “neutralità tecnologica” nella transizione dall’auto a combustione interna che va di pari passo con “l’impegno della Commissione europea sulla sospensione delle multe per i produttori non in linea con gli obiettivi e l’anticipo della revisione sui target di emissione“. E “sulla competitività, che è la materia centrale di questo Consiglio europeo, dal mio punto di vista, seppure non abbastanza spediti, si procede nella giusta direzione. Ci sono alcune buone notizie che riguardano la materia delle semplificazioni. La richiesta italiana è quella di arrivare a un taglio degli oneri amministrativi e burocratici per tutti almeno del 25%, per le piccole e medie imprese almeno del 35% con un orizzonte temporale che per noi è il 2025. Su questo c’è un impegno importante da parte della Commissione europea e delle istituzioni europee”.

Infine, Meloni incassa la decisione della Commissione di prendere tempo sulla risposta ai dazi Usa: “Bisogna essere prudenti” perché “oggi la presidente della Bce Lagarde parlava di una stima di contrazione di 0,3 del Pil che andrebbe allo 0,5 se rispondessimo”. Quindi “mi sembra lucido”, dice la premier, “rinviare di qualche giorno” l’attivazione delle contromisure come annunciato oggi da Bruxelles.

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