Blocco dei punti panoramici, assalti a strutture ricettive, incendi di auto a noleggio: la campagna dei residenti contro il turismo di massa riprende vigore con l’approssimarsi dell’estate. Gli attivisti spagnoli inscenano proteste anche violente e promettono ai turisti un’estate di fuoco. Pochi dubbi che manterranno la promessa.
Se volevano farsi notare, i manifestanti contro il turismo di massa ci sono riusciti perfettamente, superando certamente le proteste inscenate fin dallo scorso anno in varie località spagnole tra cui Barcellona e Malaga. E ora, a pochi mesi dall’inizio dell’alta stagione, la Spagna torna a infiammarsi contro l’overtourism, che praticamente tutto l’anno priva i residenti di una normale quotidianità. Lo scorso mese, a Ibiza, gli attivisti hanno bloccato con massi l’accesso a Es Vedra, un punto panoramico particolarmente frequentato dai turisti per ammirare il tramonto. Ora un cartello spera di tenere alla larga l’interminabile processione con la scritta: “Private Property. Restricted Access”. Addirittura, come testimoniano dei filmati che circolano on line, la scorsa settimana a Tenerife alcuni vandali mascherati hanno irrorato di un liquido infiammabile una ventina di auto a noleggio per poi dar loro fuoco. È successo sulla Costa Adeje, località frequentata dagli inglesi. Altra isola, altra manifestazione, questa volta organizzata dagli attivisti di Lanzarote has a limit, che hanno assalito un albergo a Playa Blanca lasciando striscioni con la scritta “La nostra acqua è nella vostra piscina”. Ma a quanto pare, gli attivisti stanno solo scaldando i motori: per l’estate prevedono di intensificare le proteste prendendo di mira anche gli aeroporti.
“Turisti, tornate a casa”
La protesta dilaga. Con cartelli e striscioni, gli attivisti invitano i locali a riprendersi le proprie spiagge e, senza tanti complimenti, i turisti (definiti anche UFO) a tornarsene a casa. “Voi vi divertite, e noi soffriamo”, denunciano le scritte dei manifestanti, esprimendo così una protratta situazione di insofferenza nei confronti di un flusso praticamente ininterrotto di vacanzieri. Si potrebbe obiettare che i turisti portano soldi, ma non la pensa così l’organizzazione politica Tanekra (cioè rivolta, in una lingua berbera) Canarias, che agisce appunto nell’arcipelago canario, e secondo cui la maggior parte dei ricavi se ne va all’estero perché i tour operator e le strutture ricettive sono per lo più internazionali. I residenti trovano certamente da lavorare ma, denuncia l’associazione, si tratta di lavori precari e sottopagati. Intanto non sta a guardare Barcellona, che con i suoi 26 milioni di visitatori nel 2024 già in passato è stata al centro di proteste infiammate. La battagliera Assemblea di quartiere per la decrescita turistica punta il dito contro l’impennata dei prezzi delle case e il rischio ambientale, invitando a fare rete altri paesi dell’Europa meridionale affetti da overtourism. Sono infatti una quindicina le associazioni che tra Grecia, Portogallo e Italia (che nel 2022 ha visto passare 50 milioni di turisti, quasi quanto il numero complessivo dei suoi abitanti) sono pronte alla mobilitazione. Ad aprile si terrà un incontro nella capitale catalana per definire tattiche e strategie contro il turismo di massa e il suo impatto negativo sulla vita quotidiana dei residenti.
I danni dell’overtourism
Pur non agendo sempre pacificamente, i manifestanti hanno molte ragioni dalla loro parte. Infatti spesso le località più gettonate si trovano a fare i conti con un numero insostenibile di visitatori. Tanto per fare qualche esempio italiano, secondo Venezia Today, la provincia veneziana ha accolto nel 2024 38.800.000 visitatori. Quanto a Firenze, dopo i 10,5 milioni di turisti concentrati in 5 kmq del 2023 si è passati l’anno successivo a 15 milioni di visitatori, mentre a Roma ci si aspetta di battere per il 2025, anno del giubileo, i 51,4 milioni di presenze del 2024. Le proteste non sono mancate neanche nel Belpaese, con guerra alle key-box e lamentele contro gli affitti brevi, che fanno impennare i prezzi dei prodotti e delle case, svuotando i centri storici. Quella del turismo di massa è infatti un’economia distorta, nella quale vengono a mancare i servizi per i residenti. Senza contare il traffico congestionato, le vie e i locali affollati, il rumore, il grande aumento dei rifiuti. Nelle località di mare o di montagna l’ambiente viene messo sotto pressione sia dal gran numero di visitatori sia dall’aumento delle infrastrutture. E in ultima analisi, che soddisfazione possono trarre i turisti affollandosi gomito a gomito nei musei, davanti ai monumenti, nelle spiagge, sui belvedere di montagna?