Società

Il potenziale delle parole è enorme: vanno usate con responsabilità. Ma loro niente…

Legiferare per sfasciare la giustizia per poi attribuirne le falle a giudici e magistrati è un uso spregiudicato delle parole

di Susanna Stacchini

Il potenziale delle parole è enorme, motivo per cui devono essere maneggiate con alto senso di responsabilità. Le parole sono uno strumento di potere: se male utilizzate, o utilizzate in malafede, possono diventare armi letali, o al contrario rappresentare un insostituibile mezzo di comunicazione. Attraverso le parole, si possono ridurre distanze abissali, ma anche creare solchi invalicabili.

Adoperarle per esprimere un concetto, un pensiero o un’opinione è un diritto fondamentale che non esime però dal dovere di adoperarle con correttezza e onestà. Un dovere che vale per tutti e a maggior ragione per uomini e donne delle istituzioni, intellettuali e giornalisti. La loro parola ha evidentemente un peso specifico maggiore rispetto a quello della gente comune. Pertanto, chiunque riveste un ruolo pubblico dovrebbe adoperare le parole con un riguardo in più, attenendosi scrupolosamente a quello che è il loro vero significato.

La tenuta democratica è strettamente connessa alla trasparenza delle istituzioni, nella figura dei loro rappresentanti che invece troppo di frequente optano per narrazioni equivoche, rendendosi peraltro responsabili della disaffezione dei cittadini verso politica e istituzioni. Una disaffezione che negli anni si è tradotta in un astensionismo fuori controllo. Circa la metà degli aventi diritto al voto non si presenta alle urne. Così la loro capacità rappresentativa è nei fatti fortemente compromessa.

Ma loro niente, pensano di cavarsela affidandosi ad una lettura dei dati parziale e subdola che propone un’analisi del voto focalizzata sui numeri percentuali, trascurando invece quelli assoluti. Ed è in un contesto del genere che il ruolo dell’informazione diventa ancora più determinante. E’ basilare un’informazione in grado di ribadire ogni giorno il valore della propria indipendenza, raccontando la realtà per quella che è, scevra da ingerenze di potenti e padroni.

Serve come il pane un’informazione che rifiuti la narrazione “consigliata”, spesso parziale e ingannevole, a sostegno invece di un’informazione capace di favorire la sua funzione più nobile: promuovere consapevolezza, libertà e democrazia.

Finché la latitanza verrà definita esilio e la prescrizione assoluzione, ciò non potrà dirsi compiuto. Finché una legge nazionale, giusta o sbagliata che sia, vieta ai governatori di regione di ricandidarsi per la terza volta consecutiva e parte della politica imbraccia l’arma della manipolazione per dare a d’intendere che invece non solo ciò è possibile, ma pure giusto, lo Stato di diritto non potrà ritenersi al sicuro. Tanto più quando alte cariche dello Stato snobbano le sentenze della Corte Penale Internazionale e, asserendo che la Corte non è il verbo, sdoganano l’idea che quelle sentenze sono carta straccia, assolutamente non vincolanti e che rispettarle è nei fatti meramente discrezionale.

Finché deputati, senatori e ministri, grazie ad un lessico mistificatorio, si autoassolvono, asserendo senza vergogna che se pur imputati o condannati hanno il diritto di continuare nell’esercizio delle loro funzioni, la distanza tra il popolo e le istituzioni non potrà che diventare incolmabile. Usare le parole per confondere le acque, impedendo alla gente di capire, è inquietante quanto pericoloso. Una pratica vergognosa, funzionale a mantenere intatti gli equilibri di potere.

Legiferare per sfasciare la giustizia per poi attribuirne le falle a Giudici e Magistrati, asserendo inoltre che è questo il motivo per cui non godono più della fiducia della gente, è un uso spregiudicato delle parole. Insomma, una politica che fa della comunicazione tossica e fuorviante il suo scudo mette in mostra una tale arroganza che, di fatto, sottintende altrettanta debolezza. E quando credi che sia stato toccato il fondo, senti dire “non ci saranno più pranzi gratis”, intendendo in realtà “stop agli aiuti umanitari”…

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