Spuntano di continuo antenne 5g all’insaputa dei cittadini. A Montevaccino neanche il sindaco sapeva

Antenne 5G quasi sempre installate senza alcuna considerazione dei cittadini!
Accade a Trento, nella località di Montevaccino, dove è stata recentemente posizionata una torre telefonica proprio adiacente un gruppo di case. Montevaccino è una frazione di montagna sotto il comune di Trento; una zona ad altissima tutela paesaggistica ed ambientale, poiché classificata come zona di montagna; qui, se qualcuno volesse solamente installare un impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione dovrebbe richiedere la valutazione di impatto paesaggistico, come previsto dal piano regolatore cittadino.
Succede che, qualche mese fa, gli abitanti del piccolo borgo che fa parte di Trento, si vedono avviare i lavori di posizionamento di una platea di cemento, proprio a poche decine di metri dalle abitazioni. Immediatamente i residenti si informano e apprendono che si sta per costruire un’antenna, o torre telefonica, alta ventidue metri; e così avviene!
L’antenna, come potete ben vedere dalla fotografia, è davvero molto vicina alle case e gli abitanti cominciano a preoccuparsi, per alcuni motivi che hanno un senso molto logico.
La prima considerazione va all’aspetto della salute; è pur vero che non esistono studi scientifici che determinano la connessione tra la presenza di emissioni di onde, come appunto da un’antenna, ed eventuali disturbi o danni alle persone e/o animali; però, per il principio di precauzione, l’antenna poteva certamente essere posizionata in altro luogo, mantenendo distanze maggiori dalle abitazioni.
La seconda analisi deriva dall’inevitabile deprezzamento delle case; sono tutte villette che hanno un pregio edilizio notevole, sia perché sono in una zona praticamente incontaminata della città dato il traffico quasi inesistente e dovuto solo ai locali, poche centinaia di famiglie, sia perché costruttivamente sono abitazioni unifamiliari di valore economico considerevole.
Alla luce di questi fatti, è nato un comitato locale che ha avviato una protesta civile, in primis verso il comune di Trento, chiedendo perché siano state date le concessioni così vicino alle abitazioni e come mai la popolazione non sia nemmeno stata informata. E qui si scopre che il sindaco non ne sapeva nulla! Il comitato ha pure avviato un percorso legale, ricorrendo al TRGA, ma purtroppo il tribunale amministrativo regionale, che valuta esclusivamente se ci sono incoerenze tecniche relative a concessioni varie, ha respinto la richiesta di spostamento dell’antenna stessa.
È giusto chiarire che i cittadini che protestano non ce l’hanno con l’antenna di per sé, ma solo con il suo posizionamento; infatti, propongono che sia spostata arretrandola di qualche centinaio di metri, verso la cima della montagna retrostante; l’azienda costruttrice obietta che l’allocazione attuale sarebbe la migliore per la trasmissione e ricezione del segnale e che, per spostare l’antenna, sarebbe necessario installarne due retrocedendo come richiesto. Quindi la soluzione ci sarebbe, ma si tratta solamente di soldi da risparmiare, alla faccia del rispetto di chi vive nella zona da decenni!
E il comune di Trento? Va segnalato che durante i cinque anni, ora in scadenza, il sindaco e la sua giunta non si sono mai occupati di tali argomenti, pur continuando a definire Trento come “città smart”.
Il comune non può fermare certo lo sviluppo della rete 5G, tutelata da leggi nazionali, però ha uno strumento importantissimo, che si chiama Prg (Piano regolatore) e che attualmente è privo di qualsiasi regola per autorizzare l’installazione di queste torri telefoniche. Sarebbe necessario prevedere una regolamentazione di queste concessioni, inserendo vincoli chiari ed inequivocabili, che analizzino il contesto dove tali torri vengono installate; infatti, non è possibile che in zone rurali non si possa nemmeno cambiare una persiana della finestra senza autorizzazione, ma poi in contro senso totale si disprezzi il territorio senza alcun rispetto come nel caso di Montevaccino.
Insomma, l’ennesima questione di mancata trasparenza della politica verso la cittadinanza, unita al disprezzo di chi ha realizzato l’opera, quando afferma che si potrebbe spostare lontana, seppure raddoppiando la torre, solamente per questione di soldi. Intanto il Comitato locale ha fatto ricorso al Consiglio di Stato e i cittadini sperano che, per una volta ogni tanto, anche gli interessi di chi vive la zona, possano avere un valore, magari al di là del “dio soldo”!