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Pichetto Fratin può scegliersi il presidente del parco dell’Asinara grazie al centrosinistra

Cosa possono fare i presidenti di Regione contrari a questo accentramento di potere disgustoso nelle mani del governo? Niente
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di Enza Plotino

Tutto è successo in breve. La notizia stampa sulla decisione del ministro Pichetto Fratin di proporre una terna di nomi per la presidenza del Parco Nazionale dell’Asinara riporta a una procedura che non è quella della legge 394 del 1991 sulle aree protette.

Ed ecco la scoperta. E’ stato il centrosinistra (una parte delle associazioni ambientaliste insieme al sindacato dei Parchi e ad un gruppo sparuto di politici), nel 2020, ignaro del capovolgimento politico che avrebbe portato la destra al potere, a modificare l’articolo 9 della legge 394 nella parte riguardante il Presidente, che da quel momento non reciterà più “Il Presidente è nominato con decreto del Ministro dell’ambiente, d’intesa con i presidenti delle regioni o delle province autonome di Trento e di Bolzano nel cui territorio ricada in tutto o in parte il parco nazionale”, ma avrà, nella modifica del “Decreto legge n. 76”del 2020, un’aggiunta che darà, da allora, al Ministro dell’Ambiente la possibilità di nominarsi il Presidente per conto proprio, lasciando le Regioni spettatrici inattive.

E poiché le cattive azioni ricadono sempre su chi le ha fatte, oggi, grazie a quella modifica, il centrosinistra si “mangia le mani” e la destra di governo fa strame del principio costituzionale “di leale collaborazione che deve governare i rapporti fra Stato e Regioni nelle materie e in relazione alle attività in cui le rispettive competenze concorrano” e decide di andare avanti a tappe forzate “senza fare prigionieri”, come sono soliti dire nelle anticamere di questo governo, e nominare i propri presidenti di Parco attraverso terne di nomi sconosciuti ma di “specchiata” fede partitica, quando non famosi trombati, in quelli che da oggi diventeranno, più che aree protette, dei veri e propri trampolini di lancio dell’arrembaggio profittatore di chi attende questa svolta da tanto tempo.

Cosa possono fare i presidenti di Regione contrari a questo accentramento di potere disgustoso nelle mani del governo? Niente. Chiedere correttezza, lealtà istituzionale, spirito collaborativo è irragionevole oltre che inutile. Ma non si può mollare dal denunciare, ad ogni passaggio, che non è la tutela dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile del turismo, la conservazione del paesaggio storico ciò che muove questa destra antiprogressista, reazionaria e arrembante, ma sono meri interessi economici, mire predatorie su aree vergini pronte ad essere occupate.

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