Ti ricordi… Beniamino Cancian, da garzone al forno di Sacile a una vita nel Torino, con cui batterà Nereo Rocco

Di “moccoli”, “meccanici dentisti”, famiglie numerose e lacrime all’esordio. Parole e usanze desuete, di un calcio che pare preistoria e che però si porta dietro in maniera quasi univoca la nostalgia di chi l’ha visto, e anche di più di chi l’ha vissuto. Nostalgie per storie e uomini come Beniamino Cancian, giovanotto friulano che oggi compie 89 anni, che fu terzino prima e allenatore poi del Toro, e che in panchina portò i granata a trionfare contro il Milan di Nereo Rocco in Coppa Italia, nel 1971. Famiglia numerosa di Sacile, Beniamino è ultimo di sei figli: si divide tra il forno dov’è garzone, il campo da calcio e la prospettiva di emulare il fratello più grande come “meccanico dentista”, che negli anni 50 i sogni si possono rincorrere il giusto.
Ma Beniamino ci sa fare, è attaccante, ma quando entra nelle giovanili del Toro viene spostato terzino: un campionato a Pinerolo, a farsi le ossa, poi le riserve granata finché Marjanovic si ritrova praticamente senza giocatori al derby contro l’Alessandria e con Bearzot e Ganzer tocca mandar dentro proprio quel giovanotto, alla prima in Serie A. Finirà 0 a 0, non un cattivo risultato se giochi difensore negli anni ’50, e infatti la reazione di Beniamino sarà in linea coi tempi: un abbraccio al compagno Bertoloni e poi le lacrime, prima di infilarsi nello spogliatoio e far ritorno nella pensione dov’era ospite. Seguiranno altre due gare, contro Napoli e Roma, per poi ritornare a giocare stabilmente nella stagione successiva, in A e in quella dopo in B, partecipando al ritorno in massima serie dei granata. In A tornerà anche Cancian, ma non col Toro bensì col Mantova, dove diventerà una colonna della squadra e dove incontrerà anche un giovane friulano come lui, Dino Zoff, con cui instaurerà un buon rapporto d’amicizia. Chiuderà la carriera da calciatore a Venezia, per cominciare subito quella da allenatore come vice di Giancarlo Cadè, ancora una volta al Toro.
La stagione vede i granata quasi sempre a centro classifica in Serie A, mentre avanzano in Coppa Italia, arrivando fino al gruppo finale a 4 con Milan, Fiorentina e Napoli. Tuttavia la dirigenza granata guarda già al futuro, accordandosi con Giagnoni per la stagione successiva, prima ancora di disputare le ultime gare di Coppa Italia: la situazione non piace a Cadè, che lascia, e in panchina ci andrà proprio il 35enne Cancian. Agli ordini del nuovo mister il Toro pareggia contro la Fiorentina e batte il Napoli, ritrovandosi primo col Milan di Rocco: per decidere il vincitore serve lo spareggio. La gara finisce zero a zero e ai calci di rigore, all’epoca in un formato ben diverso da oggi. Per il Milan li batte tutti Rivera, mentre Cancian dopo aver visto Cereser sbagliare il primo deciderà di affidarli tutti a Maddè, ovvero l’unica sostituzione che aveva operato in quella partita, mandandolo in campo per Carlo Petrini. Maddè segnerà tutti e cinque i suoi tiri, Rivera invece si farà ipnotizzare per due volte dal Giaguaro Castellini, con la Coppa Italia che andrà proprio al Toro.
Festeggerà portando a spalle Maddè, mister Cancian, che poi cercherà tra gli spettatori il suo amico e mentore, Cadè. Dopo aver iscritto il suo nome nella storia granata, Cancian ricomincerà dalle giovanili, per poi ripartire dalla C2 e arrivando a guidare il Como in A nel 1975: non andrà bene, complice anche una vicenda curiosa. Alla seconda di campionato i lariani ospitano la Juve e si ritrovano in vantaggio per due a uno: a due minuti dalla fine, tuttavia, Correnti per incitare un compagno bestemmia, l’arbitro allora fischia una punizione per i bianconeri che trovano un insperato pareggio. Cancian protesterà vivamente: “Non possiamo perdere una vittoria così importante per un ‘moccolo’”, dirà ai cronisti. In quella stessa stagione, prima di venire esonerato per far posto a Bagnoli, Cancian farà esordire in A Pablito Rossi. Seguiranno esperienze in B e C tra Modena, Venezia, Pordenone, Padova e Foggia, per poi chiudere definitivamente nel 2001, con la sua Sacilese: dove tutto era iniziato.