Niko Cutugno, figlio di Toto Cutugno nato da una relazione extraconiugale, si è raccontato a One More Time di Luca Casadei. Una infanzia trascorsa per la maggior parte del tempo nella totale inconsapevolezza di essere figlio del celebre cantante. Poi il momento in cui ha scoperto chi fosse realmente suo padre, i ricordi che ha di lui, ma anche il brutto periodo della malattia che lo ha portato alla morte nel 2023. E i diari del padre su cui sta scrivendo un libro.
“Per la maggior parte della mia vita ho avuto la percezione di essere il frutto di un tradimento. – ha affermato – Per i primi sette anni, io inconsapevole, ho portato il cognome solo di mia mamma. Conoscevo il suo vero nome che era Salvatore. Non credo che mi avessero detto Toto per evitare che in qualche modo ci potessero essere dei deragliamenti rispetto al piano di segretezza che avevano, diciamo, deciso di perpetrare. Ero in macchina con mio papà, avevo forse sette anni, una cosa del genere, e in radio di punto in bianco passano un suo brano. Questa voce che usciva dalla radio, mi ricordo un po’ un senso di: ‘c’è qualcosa che non quadra’, perché comunque ce l’avevo seduto a fianco. Ebbi la sensazione che rimase tipo in silenzio, quasi pietrificato, come se si stesse nascondendo per paura di essere scoperto in sostanza”.
Poi il segreto è stato svelato: “Scattano queste foto di nascosto di me e papà che giochiamo nel cortile di casa. Questo ha dato vita a uno sconvolgimento, almeno temporaneo, delle sue certezze, perché ha dovuto scegliere se farlo emergere e farlo scoprire, diciamo, non solo a sua moglie, ma tutto il suo mondo lavorativo. Nessuno lo sapeva. Il giorno prima che uscisse questo giornale, è andato dalla moglie e le ha raccontato tutto. In quel momento sembrava che fosse cascato il mondo, almeno il suo mondo. La moglie è rimasta sconvolta da questa notizia, ma ha esortato mio papà a riconoscermi perché lei, a sua volta, da bambina aveva vissuto una storia molto simile con il padre. Lui, comunque, per recuperare il rapporto con la moglie, disse appunto che la relazione con mia mamma si era interrotta quando non era vero”.
Poi il ricordo personale: “Mio papà era una persona estremamente controllante, narcisista, era molto possessivo. Non ha mai accettato l’idea di essere lasciato. A un certo punto nella vita di mia mamma è subentrato un altro uomo: lei non avrebbe dovuto avere altre relazioni, mentre lui ne aveva durante il loro rapporto. Mamma andò in depressione, era un continuo e nemmeno con troppo impegno nel nasconderlo”.
E ancora: “Lui era un maestro in termini di bugie. Amava usare la bugia per l’adrenalina che gli dava l’essere scoperto. Aveva costruito questo mondo parallelo grazie alle bugie, che in questo caso diceva alla moglie, ma si serviva di questo strumento anche quando non era necessario. Non è mai stato violento fisicamente, ma io ho conosciuto violenza verbale e paura, incuteva proprio timore. Vivevamo in un regime di terrorismo psicologico, dove avevi paura a fiatare”.
Poi la malattia: “Era agosto del 2023 e mi hanno detto: “guarda che tuo papà è giallo”. Dopo un mese, è risuccessa la stessa cosa e l’ho accompagnato io all’ospedale. Quella è stata una notte tosta perché poi il dottore ha detto: ‘abbiamo fatto un’ecografia all’addome e c’è una macchia’. Era il 1 agosto, il 22 se n’è andato: era un uomo che non aveva più voglia, si capiva che voleva andarsene. Sono arrivato in ospedale, ero da solo, sono stato il primo. Mio papà era già in coma. Ricordo proprio quell’ora in cui siamo stati in camera da soli, gli ripetevo mentalmente un mantra: ‘ti amo, mi spiace, perdonami, grazie‘. Lui mi stringeva la mano e a un certo punto si è commosso. Questa è la mia interpretazione, non so se sia un’inesattezza scientifica, ma la sensazione che ho avuto è che mi sentisse. Sentivo questo suo respiro sempre più affannato. Quando è arrivato l’ultimo, nella stanza è scoppiato un grido di dolore, ma dentro di me si è sprigionata una pace che non avevo mai sperimentato. Ho sentito proprio che sapevo esattamente dov’era, che non era più lì e che stava bene“.