Centosessantasette metri di caduta libera, con 178 passeggeri a bordo, prima che i piloti si accorgessero di cosa stava succedendo. È quanto accaduto l’8 marzo scorso a un Boeing 737 della compagnia aerea Ryanair, in volo da Stettino (Polonia) a Londra-Stansted. Un incidente che, solo per un soffio, non si è trasformato in tragedia. A svelare i dettagli di quanto accaduto è l’Air Accident Investigation Branch (AAIB), l’ente britannico che indaga sugli incidenti aerei, che ha appena concluso le sue indagini. Secondo il rapporto, il Boeing ha perso improvvisamente quota mentre sorvolava lo spazio aereo inglese, scendendo di circa 167 metri (550 piedi) rispetto all’altitudine autorizzata. Una discesa repentina, definita “di breve durata”, ma sufficiente a far sconfinare l’aereo in uno spazio aereo non previsto, e a farlo avvicinare pericolosamente a un elicottero che stava volando fuori dallo spazio aereo controllato, non lontano dall’aeroporto di Stansted.
La causa? Una “procedura errata“, dovuta al fatto che il comandante, in quel momento, stava “monitorando le azioni del copilota, anziché quelle dell’aereo”, si legge nel rapporto. Una distrazione che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. A peggiorare la situazione, il fatto che nemmeno i controllori del traffico aereo (ATCO) si siano accorti della discesa, in quanto “concentrati sul coordinamento della partenza successiva”. L’incidente, classificato come “level bust” (ovvero quando un aereo non riesce a volare al livello previsto, invadendo potenzialmente lo spazio aereo destinato ad altri), ha portato l’AAIB a sottolineare come “distrazioni e decisioni rapide possono portare alla perdita del controllo di un aereo, anche per un breve periodo di tempo”. Il rapporto dell’AAIB non specifica se siano state prese misure disciplinari nei confronti dei piloti o dei controllori di volo coinvolti.