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Ultimo aggiornamento: 14:44 del 24 Marzo

L’ira dei sindaci pugliesi contro la legge voluta dal centrodestra: “Così di fatto non potremo candidarci alle prossime regionali”

La norma regionale impone le dimissioni 6 mesi prima del voto che, a scadenza naturale, è previsto per il il periodo tra settembre e novembre prossimi
Il flashmob dei sindaci pugliesi contro la legge regionale
di Mary Tota
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“Non hanno nemmeno voluto metterci la faccia”. “Noi per loro, non ci saremo più”. L’ira dei sindaci pugliesi esplode nell’Agorà del Consiglio regionale. Il flashmob organizzato dal sindaco di Bari, Vito Leccese, è “in casa loro, così ci vedono”. La protesta nasce dall’approvazione della norma, inserita nell’ultima legge di bilancio, che impone ai sindaci che intendano candidarsi al Consiglio regionale nella prossima tornata elettorale, di dimettersi 6 mesi prima della fine della legislatura. Anticipando così di cinque mesi il termine della legge precedente. Se il Consiglio regionale non interverrà prima, la questione finirà dinnanzi alla Corte Costituzionale su richiesta del governo centrale che ha deciso di impugnarla perché “incomprensibile”. Nel documento firmato dai primi cittadini – e lasciato in esposizione nella piazza principale del palazzo di vetro “così quando i consiglieri arrivano al mattino, si ricordano che ci siamo” – si chiede di abrogare la norma o introdurre il principio di incompatibilità e non più quello di ineleggibilità.

Due i punti principalmente contestati: il fatto che valga solo per i sindaci e non anche per assessori e consiglieri regionali che pure godono di visibilità e che sia stata introdotta a scrutinio segreto su richiesta del centrodestra e grazie ai franchi tiratori del centrosinistra che, invece, in aula si erano ripetutamente detti contrari all’approvazione. Non ultima la questione tempistiche: non essendoci ancora una data certa per le elezioni regionali – in Puglia negli ambienti politici si teme possano slittare al 2026 per decisione del governo centrale – non è ben chiaro quando partono i 6 mesi per le dimissioni. E il tempo stringe: se infatti le elezioni saranno indette a scadenza naturale della legislatura – tra settembre e novembre del 2025 – i 6 mesi per le dimissioni sono arrivati. Ma in un clima di totale incertezza nessun sindaco intende dimettersi senza nemmeno la certezza di essere inserito nelle liste. Punto, questo, osservato anche dal governo centrale nell’atto di impugnazione della legge.

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