Musica

“Vogliamo che questa Apocalisse non ci distragga da chi siamo. Consumiamo le nostre relazioni come fossero cioccolatini”: parlano gli Eugenio in via di Gioia

La band presenta a FqMagazine il nuovo album “L’amore è tutto”

di Andrea Conti
“Vogliamo che questa Apocalisse non ci distragga da chi siamo. Consumiamo le nostre relazioni come fossero cioccolatini”: parlano gli Eugenio in via di Gioia

“L’amore è tutto”, anticipato dal singolo “Buio”, è il primo disco degli Eugenio in via di Gioia (il quinto della carriera) che sancisce, l’inizio della nuova avventura della band con Carosello Records che si unisce a Woodworm nel team discografico, dopo la chiusura del rapporto con Virgin Records. “Sono le nostre storie, del noi bambino e adulto, del nostro sentirci parte di un universo che è l’infinito intorno a noi, ma che si riflette dentro fino a sprofondare nel buio più profondo, è l’esplorazione del corpo, la libertà dello spirito, l’estasi”, ha detto la band.

Il 4 aprile 2025 parte dall’Afterlife di Perugia, con la data zero, “L’amore è tutto – Club Tour 2025”, una serie di appuntamenti nei più famosi club italiani con cui gli Eugenio in Via Di Gioia arriveranno a Roma, Milano, Padova, Firenze e Bologna, Torino e Napoli.

Ma “L’amore è (davvero) tutto” in un mondo pieno di conflitti come quello che stiamo vivendo?

Assolutamente sì. I conflitti altro non sono che la rappresentazione della rabbia, che invece di essere espressa e accolta, viene repressa e diventa violenza. La stessa cosa accade con la gioia, un’emozione che noi reputiamo assolutamente positiva, ma se viene repressa per altri motivi diversi a quelli della rabbia, può diventare ubriacatura ed essere dannosa per se stessi o per gli altri.

Ci avete messo tre anni per tornare con un album come mai?
Nel nostro mondo privato e artistico sono successe un sacco di cose, abbiamo scritto tante canzoni, le migliori le state sentendo, o meglio, quelle che per ora abbiamo reputato migliori e poi abbiamo pranzato tantissimo. Abbiamo mangiato un sacco di cose buone cucinate da noi, abbiamo camminato, abbiamo parlato delle nostre crisi personali esistenziali, abbiamo letto, abbiamo studiato i programmi per diventare producer, abbiamo veramente vissuto come una famiglia e poi abbiamo preso quello che abbiamo sentito e vissuto in queste dieci canzoni.

Da “Un’altra America” ci sono versi “Dimmi che noi saremo (…) Due ragazzini che han perso la Due milanesi che non parlan di soldi. Perché hanno tempo da perdere”. Un ritratto impietoso?
No, non è ritratto al contrario. Possiamo dire che semplificando molto è un aspetto, una bolla, delle molteplici che possiamo incontrare nella nostra vita, forse quella più sostanziale, è fatta di sicuro da questo inseguimento, a questa velocità, a due per che sembra che stia rendendo tutto così passeggero effimero da non rimanere, niente.

Perché si ha poco tempo per approfondire rapporti e relazioni umane?
Consumiamo il cibo come fosse fast food, consumiamo i nostri vestiti come fossero fast fashion, consumiamo le nostre relazioni come fossero cioccolatini e a un certo punto non ci rimane niente. Allora la nostra filosofia che speriamo arrivi prima di tutto dalle canzoni, ma dal nostro stare al mondo, è che tutti passi attraverso la lentezza per radicarsi da qualche parte, non sappiamo bene dove, ma radicarsi in modo che anche persone che ci ascoltano possano permettersi di ascoltare un album intero senza schippare, un audio su whatsapp senza mettere a velocità raddoppiata…

L’ultima canzone è “La fine del mondo cosa vuoi di più? E voi cosa volete di più?
Eh, vogliamo che questa fine del mondo, questa Apocalisse, non ci distragga da chi siamo e da quello che ci piace fare e da quello che noi riscontriamo come meraviglia, nel bello e nel brutto, la meraviglia è intorno a noi. Dobbiamo solo ricordarci che c’era questa America che una volta abbiamo scoperto in piccole cose, nei colori, nel cibo, nelle amicizie, nelle relazioni, anche nelle effimero e buttarci dentro… Come l ‘orchestra del Titanic che suona, continua a suonare nonostante tutti si mettono a correre e a scappare per cercare salvezza, ma allora la salvezza ce l’hanno già in quello che amano.

Alla vostra unica partecipazione a Sanremo 2020 siete durati sul palco 7 minuti, ci riproverete nel 2026?
Siamo durati 7 minuti e in 7 minuti abbiamo vinto il premio della critica, pensate cosa avremmo potuto fare se fossimo rimasti 7 giorni. 7 premi della critica. Quindi quando torneremo preparate a costruire le statuette. Ed è per quello non ci chiamano forse. Perché vogliamo fare un premio gigante per 7 Premi della critica.

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