La contesa sulle opere per “imbrigliare” il Tagliamento in tribunale: denunciata la Regione

In difesa del Tagliamento, l’ultimo dei grandi fiumi europei rimasti liberi di scorrere, sono già scesi in campo gli ambientalisti, visto che la regione Friuli Venezia Giulia ha varato la progettazione di nuove barriere per evitare il rischio di alluvioni. Dopo la raccolta di firme arrivano le denunce. A presentarle è stata l’associazione Acqua (Controllo Qualità Urbanistico Ambientale) che è attiva nella difesa idrogeologica, con il suo presidente Renzo Bortolussi di Pinzano al Tagliamento, una figura storica che da 40 anni si batte per la tutela del territorio.
Un esposto-dossier è stato inviato al Tribunale dei ministri a Roma, alla procura della Repubblica di Trieste e alla Procura regionale della Corte dei Conti, “per presunta violazione del regolamento europeo sul ripristino della natura”. Le norme comunitarie sono entrate in vigore il 18 agosto 2024 e puntano a rinaturalizzare fiumi, laghi e corsi d’acqua, anche rimuovendo, ad esempio, le “barriere longitudinali e laterali” create dall’uomo, limitando al massimo la cementificazione dei corsi d’acqua, che altera la conformazione morfologica degli alvei e crea strozzature non meno pericolose delle piene.
Gli esposti della onlus chiedono che, in ottemperanza alle leggi, venga vietata la prosecuzione della progettazione di “manufatti che ostacolino la libera espansione del Tagliamento”, provvedendo al ripristino del fiume con interventi di eliminazione della boscaglia, ristabilimento dei meandri dei fiumi e ricollegamento di quelli isolati artificialmente, così da dare maggiore spazio alla loro dinamica.
La denuncia riguarda in particolare il decreto dei ministri Gilberto Pichetto Frattin (Ambiente) e Nello Musumeci (Protezione civile) che il 21 ottobre 2024 ha finanziato con 30,7 milioni di euro la progettazione di una traversa sul fiume Tagliamento, dopo l’entrata in vigore della normativa europea. A novembre la regione Friuli Venezia Giulia ha confermato l’intenzione di far avviare l’iter dell’opera. L’esposto ricorda come dopo le esondazioni del 1965-66 fossero state proposte varie opere di contenimento delle acque, tra cui una diga a Pinzano e casse di espansione, poi annullate nel 2013 da una sentenza della Cassazione. “Da allora gli argini del fiume sono stati diaframmati e quindi resi più sicuri per le popolazioni a valle. Dopo quelle esondazioni sono state rette nuove costruzioni o effettuate ristrutturazioni nelle stesse aree di pericolo, sarebbe quindi rilevante valutare la conformità di tali progetti”.
Negli anni Novanta uno studio dell’università di Padova aveva trovato una soluzione a Latisana. “Quello studio fu stranamente dimenticato, dice Bortolussi. Collegando le golene delle anse subito a valle del canale Cavrato con un by pass di poche centinaia di metri, si possono far transitare 6mila metri cubi d’acqua di deflusso, ben oltre la soglia di pericolo Invece si vogliono realizzare opere di costrizione, in un’epoca di bombe d’acqua”. Non è un caso che anche i consigli comunali di Dignano e Spilimbergo, oltre a 14mila cittadini si siano espressi contro la costruzione di una traversa di laminazione con luci mobili a paratoie piane, adiacente al ponte di Dignano. Sono necessari due anni per la progettazione, 6 mesi per l’aggiudicazione e 26 mesi per l’intervento. In totale si arriva a 56 mesi, quasi cinque anni. “Il Tagliamento è tutt’oggi studiato da molte università mondiali per riportare alla naturalità i loro fiumi. Ad esempio è avvenuto con il ripristino dell’Isar che attraversa Monaco di Baviera, che da allora non ha più esondato” aggiunge Bortolussi.
Alla documentazione è allegata anche una lettera che l’onlus Acqua ha ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel marzo 2020. Il direttore dell’ufficio segreteria, Simone Guerrini, scriveva: “Il presidente ha preso atto delle preoccupate considerazioni che lei ha voluto inviargli, citando tentativi di cementificazione a danno del patrimonio naturale e paesaggistico. Le sue valutazioni critiche, che il capo dello Stato ben comprende, debbono far riflettere sulla necessità e l’urgenza di assicurare la tutela di un ambiente fluviale unico, ancora del tutto incontaminato, conosciuto nel mondo per la sua naturale integrità”. (Per un errore in una versione precedente è comparsa una frase del tutto estranea all’articolo, al testo originale e al lavoro del giornalista che l’ha curato e firmato. La redazione si scusa con i lettori e con l’autore)