Il mondo FQ

L’Europa ai margini reagisce di pancia e ricade negli errori del passato

Bisogna armarsi per difenderci dice la guerrigliera tedesca Von Der Leyen, Mario Draghi le fa da controcanto, ma da chi esattamente dobbiamo difenderci?
Commenti

Nella costruzione del nuovo ordine mondiale l’Europa è marginale e reagisce di pancia, almeno per ora. Mentre è chiaro che sia Trump che Putin hanno un piano di lungo periodo ben chiaro a favore della crescita e stabilità delle proprie nazioni, un assetto da realpolitik, insomma, in cui la Cina avrà anche un suo ruolo, in linea con il suo status di potenza, o meglio di super potenza mondiale, il Vecchio continente non solo non lo possiede ma da segni di senilità.

Paradossalmente, gli interessi della popolazione europea, come investimenti nei servizi sociali, la sanità, la scuola ecc., sono passati in secondo piano, sacrificati in difesa di un paese che non fa neppure parte dell’Unione europea, l’Ucraina. Ancora più demenziale è costatare che fino a poche settimane fa nella crociata pro-Ucraina l’Europa non è stata leader ma ha ‘seguito’ la leadership americana, accettando condizioni e conseguenze svantaggiose.

Negli ultimi tre anni abbiamo giocato un ruolo di secondo piano nelle due guerre vicino ai nostri confini, quella in Ucraina e quella a Gaza, il primo ad est e l’altro a sud. Le decisioni chiave riguardo alla prima, appoggio a Kiev, sanzioni contro la Russia, interruzione dell’approvvigionamento energetico eccetera, non sono state prese a Bruxelles ma a Washington da un’amministrazione ed un partito che hanno perso le elezioni. Tuttavia, il peso economico ed umanitario del conflitto è ricaduto tutto sull’Europa: milioni di sfollati ucraini accolti a braccia aperte con uno sforzo notevole da parte del sistema di assistenza sociale dei paesi membri europei; impennata dei costi energetici con conseguente gravitazione del debito pubblico e così via.

Politici come Boris Johnson, sostenitore della Brexit, si sono gettati a pesce nello scenario dicotomico antirusso usando l’arma della paura per nascondere la loro mediocrità ed incompetenza, e così facendo hanno fomentato il prolungamento del conflitto. Oggi Macron e Starmer stanno facendo la stessa cosa per nascondere alle proprie nazioni e al mondo la loro scarsissima popolarità. Altri politici hanno incitato l’Ucraina a chiedere l’ingresso nella Nato contro i principi della carta costitutiva, altri ancora sono stati ben contenti di vietare ad artisti russi di esibirsi in Europa, ad atleti di partecipare alle gare internazionali, ad insegnanti di divulgare nelle scuole e università il grande contributo della letteratura russa. L’Europa è stata infintamente più dura degli Stati Uniti dove la popolazione ha mostrato un certo disinteresse per il conflitto.

Il nemico per noi fino a gennaio del 2025 era la Russia, non il suo regime, non Putin, ma il popolo russo, responsabile di avere a propria guida l’aggressore. E fino a qui almeno la definizione del nemico era chiara. Ma da qualche settimana a questa parte anche questa è diventata confusa. Bisogna armarsi per difenderci dice la guerrigliera tedesca Von Der Leyen, Mario Draghi le fa da controcanto, ma da chi esattamente dobbiamo difenderci? Da Putin, che nell’immaginario collettivo costruito negli ultimi 3 anni è il nuovo Hitler, oppure dalla pace che Donald Trump vuole negoziare? O ancora peggio, dobbiamo difenderci dal nuovo ordine globale che Trump sta disegnando dove tre stati: Usa, Russia e Cina si accordano per non attaccarsi e dedicarsi alla spartizione del pianeta secondo interesse economici e commerciali loro propri?

In questo nuovo assetto Mondiale l’Europa finisce nella categoria dei paesi di seconda classe e questo spiega la sua assenza dal tavolo delle trattative di tregua e pace. La guerra a Gaza dove noi europei abbiamo fatto orecchie da mercante rientra nel nuovo ordine mondiale, sta bene alla Russia e alla Cina e naturalmente agli Stati Uniti risolvere la questione palestinese rimuovendola da Israele, deportazioni di massa dei sopravvissuti dopo bombardamenti a tappeto. Ed i paesi arabi che contano, cioè l’Arabia Saudita, ne sono consapevoli e gli sta bene.

La pacificazione del mondo, un mondo che dalla caduta del muro di Berlino non è riuscito ad equilibrarsi intorno al cardine della democrazia, avviene con la forza dei potenti. E noi, europei orgogliosi di un passato sanguinario, non solo non ne siamo gli artefici ma le vittime. A conferma l’abbandono del pacifismo e la corsa ad armarci quando Donald Trump ha ventilato di non voler più proteggerci militarmente.

Stiamo ricadendo negli errori del passato, la politica di espansione dell’Unione europea considerata essenziale per mantenere la pace adesso richiede un esercito e così lo costruiamo a scapito della pace e degli interessi della popolazione. Emetteremo un debito pubblico congiunto, prima volta nella storia e lo faremo per armarci, 800 miliardi di euro, un debito che dovremmo rinnovare annualmente per sostenere l’esercito europeo che costerà molto dal momento che, come quello americano, sarà composto da professionisti della guerra, a meno che nella follia collettiva si reintroduca la leva obbligatoria.

Tutto a questo punto è possibile.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione