Iniziati i negoziati Usa-Ucraina, Zelensky: “Conversazioni utili”. Ma intanto a Kiev è pioggia di droni russi

In attesa dei negoziati Usa-Russia e alla vigilia di quelli tra Stati Uniti e Ucraina che sembravano dover rappresentare un piccolo passo in avanti in direzione della pace, il clima sul campo riporta con i piedi più per terra. Nella notte tra sabato e domenica, la Russia ha sferrato l’attacco con droni kamikaze Shahed sull’Ucraina più potente dall’inizio della guerra, lanciando 122 velivoli contro il Paese. L’attacco ha colpito le regioni di Kiev, Kharkiv, Sumy, Cernigov, Odessa e Donetsk provocando almeno tre morti, tra cui una bambina di 5 anni, e una decina di feriti.
L’inizio dei negoziati, comunque, lascia ben sperare con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, nel suo consueto discorso serale ha parlato di “conversazioni abbastanza utili” e di un lavoro che “continua”. Toni rincuoranti che non ritroviamo nelle parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che non fanno sperare in una soluzione rapida del conflitto: i colloqui sono appena “all’inizio” e Mosca si aspetta che i negoziati saranno “difficili“, ha detto, aggiungendo che l’attenzione “principale” di Mosca sarà su una possibile ripresa di un accordo per garantire una navigazione sicura per le navi commerciali nel Mar Nero, in particolare per i cereali.
Diverso l’atteggiamento americano, con l’inviato speciale Steve Witkoff convinto che assisteremo a “progressi concreti”. E con Donald Trump che assicura: “Non credo che ci sia nessuno al mondo che fermerà il presidente russo Vladimir Putin a parte me – ha detto al sito Outkick – E credo che sarò in grado di fermarlo. Abbiamo avuto discussioni molto ragionevoli e io voglio solo che la gente smetta di venire uccisa”. Intanto, però, le bombe della Federazione continuano a fare morti mentre appunto sono iniziati a Riad i colloqui separati tra Stati Uniti e Kiev sulla protezione di energia e infrastrutture critiche. Due delle vittime si sono registrate a Kiev, come riportato dal sindaco Vitali Klitschko, dopo che i droni di Mosca hanno colpito edifici residenziali e provocato diversi incendi in tutta la città. Una donna è morta nel distretto di Dniprosvkyi, hanno detto i servizi di emergenza, e un’altra è morta nel distretto di Holosiivskyi. I droni hanno colpito due grattacieli nel distretto di Podil e hanno appiccato incendi, ha detto Timur Tkachenko, capo dell’amministrazione militare di Kiev. Gli attacchi hanno anche innescato incendi in almeno altri due distretti.
Nonostante le premesse tutt’altro che positive, Bloomberg scrive che la Casa Bianca punta a raggiungere un accordo di tregua entro il 20 aprile, che quest’anno coincide con la Pasqua sia per la Chiesa cattolica che per quella ortodossa, mentre Vladimir Putin “sembra non avere fretta”, tanto che gli Usa riconoscono “che i tempi potrebbero slittare”. Intanto Volodymyr Zelensky, chiede agli alleati di non abbassare la pressione nei confronti del nemico russo: “Le sanzioni contro i terroristi russi dovrebbero essere più efficaci. Ogni schema che consenta loro di eludere il regime sanzionatorio deve essere eliminato – ha detto – Sono necessarie nuove soluzioni e nuove pressioni su Mosca affinché fermi questi attacchi e questa guerra. Dobbiamo rafforzare l’Ucraina e il nostro esercito, più difesa aerea e vera assistenza”.
Mentre l’Europa arma l’Ucraina e si riarma, è Witkoff a tranquillizzare le cancellerie: Vladimir Putin “non vuole conquistare tutto” il Vecchio Continente, “non è una cattiva persona, è molto intelligente”. L’inviato speciale statunitense ha poi criticato la strategia europea per contrastare Mosca: il piano del premier britannico Keir Starmer e di altri leader europei che prevede una forza internazionale a sostegno di un cessate il fuoco in Ucraina “è una posa, un atteggiamento”, ha dichiarato. Anche Peskov ha criticato le scelte di Bruxelles, affermando che l’Europa è un “paradosso”: invece di eliminare le cause del conflitto in Ucraina, le moltiplica. “Da una parte, l’Europa dovrebbe essere sinceramente interessata alla pace. Invece adesso parla di guerra e persegue la militarizzazione. È un paradosso, invece di cercare di eliminare le cause profonde del conflitto, l’Europa le sta solo moltiplicando. E se non si affrontano quelle cause è impossibile fermare la guerra. L’Europa sta discutendo il potenziale dispiegamento di contingenti della Nato in Ucraina”.