La pulizia etnica spiegata facile (da un ministro israeliano). Se stiamo zitti non siamo forse complici?

Cedo volentieri il mio blog al governo di Israele affinché possa condividere anche con i lettori del Fatto i suoi obiettivi.
“Solo per darvi un’idea: se rimuoviamo 10.000 palestinesi al giorno, sette giorni su sette, ci vorranno sei mesi. Se rimuoviamo 5.000 persone al giorno, ci vorrà un anno“. Sono le parole di un ministro del governo di Israele per spiegare come si procederà con il “Piano Trump” per la Palestina, così descritto da Trump.
Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha spiegato i membri della lobby della Knesset “Land of Israel”, che lavora per promuovere gli insediamenti illegali nei territori palestinesi. che il governo istituirà una “direzione per l’immigrazione” per attuare il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di deportare tutti i palestinesi dalla Striscia di Gaza e “reinsediarli” in un paese terzo: “Questo piano sta prendendo forma in coordinamento con l’amministrazione degli Stati Uniti. Stiamo istituendo una direzione per l’immigrazione, ci stiamo preparando per questa cosa guidata dal primo ministro e dal ministro della difesa”. Smotrich ha assicurato che le risorse economiche per la pulizia etnica non mancheranno: “Il bilancio non sarà un ostacolo per questo”.
Mi domando: che ne è di “C’è un invaso e un invasore?”. Come possiamo, come governo italiano e come Ue, continuare a garantire sostegno logistico, economico, militare a Israele e impunità ai suoi vertici accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, sui quali pende un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale? Come possiamo farci complici della pulizia etnica? Sono questi i valori europei che andiamo sbandierando in giro? È questa la civiltà occidentale da difendere e addirittura esportare (quando uno è generoso) con le armi?
Davvero, di fronte alla Corte dei Giustizia Internazionale che da oltre un anno denuncia il rischio-genocidio e chiede invano a Israele di attuare misure per contrastarlo ottenendo per risposta il blocco degli aiuti umanitari, il bombardamento sistematico di tutti gli ospedali; di fronte alla violazione della tregua da parte di Israele; di fronte alle decine di miglia di morti ammazzati in maggioranza bambini e donne, all’80 per cento degli edifici intenzionalmente colpiti o rasi al suolo; di fronte alle violenze dei coloni israeliani sulla popolazione civile palestinese e all’occupazione illegale che si allarga a macchia d’olio; di fronte allo stesso ministro Smotrich che, violando la tregua che doveva portare al rilascio di tutti gli ostaggi e al ritiro dei militari israeliani, spiega alle famiglie degli ostaggi che “Il rilascio degli ostaggi non è la priorità”; di fronte a tutto questo vogliamo davvero continuare a raccontarci che sosteniamo Israele perché si sta difendendo da Hamas e perché se uccide decine di miglia di civili è perché Hamas non libera gli ostaggi? A raccontarcelo anche quando sappiamo che i palestinesi ostaggio di Israele – prelevati con la forza anche se minorenni, sbattuti in carcere in “detenzione amministrativa” senza capo d’accusa o difesa e quindi, tecnicamente, rapiti – sono 16 volte tanti?
Dal 7 Ottobre Hamas ha perso 17 mila uomini ma ha trovato fino a 20mila nuove reclute tra i giovani segnati dalla guerra. Promettevano di distruggere Hamas e ricostruire Gaza: hanno distrutto Gaza e ricostruito Hamas. Possibile che i servizi segreti israeliani, che hanno fama di essere i migliori al mondo, non avessero previsto un simile esito?
Infine: davvero vogliamo continuare a svicolare argomentando: “E allora Putin?”. Putin sta facendo in Ucraina quello che il mio governo ha fatto in Ex Jugoslavia. Ero contraria allora, lo sono oggi. Putin è un oligarca reazionario responsabile della carneficina di tanti giovani ucraini e russi e vorrei che l’esercito russo si rivoltasse contro Putin come il tenente Ottolenghi, interpretato da Gian Maria Volonté, in Uomini Contro di Francesco Rosi, forse la più bella scena di guerra – e di pace – nella storia del cinema MA c’è una differenza che non viene mai rilevata.
Eppure, è LA differenza: il nostro governo, l’Ue, l’Occidente, la Nato, tutte le istituzioni che ci rappresentano, NON stanno inviando armi a Putin (e per fortuna!), NON gli stanno garantendo tutto il sostegno economico, militare, logistico del quale ha bisogno per procedere nell’invasione; NON fanno parte di un’alleanza militare guidata per contratto da un governo che dà il via libera a Putin per invadere e radere al suolo l’Ucraina intera, deportando la sua popolazione in altri paesi sparsi qua e là, come Trump sta facendo con Israele.
Il nostro governo, l’Ue, gli Stati Uniti, stanno sostenendo politicamente e militarmente Israele, non la Russia. Come cittadini italiani e europei, come cittadini di un paese membro della Nato, non dovremmo chiedere prima di tutto conto di quello che fa il nostro governo? Non siamo forse complici se restiamo in silenzio? Come fanno gli intellettuali sempre attenti alla tutela dei diritti a non convocare piazze per la Palestina, a non partecipare ai presidi che ci sono? Come fanno i comuni a non pagare palchi dai quali gridare che ci opponiamo a questa strage, come fanno gli scrittori a scrivere d’altro, i giornali a relegare la notizia dei morti a Gaza nelle pagine interne, gli opinionisti dei talk show a non schierarsi? Non me lo spiego.
Sì, la carriera, la poltrona, il fanatismo dei sionisti che tirano in ballo l’antisemitismo per ogni critica mossa al governo israeliano anche quando in tutto il mondo le manifestazioni a favore del popolo palestinese sono animate da moltissimi ebrei. Non me lo spiego lo stesso.