Incendio nel carcere minorile Beccaria di Milano, undici intossicati e due agenti ferite lievemente

Disordini, materassi dati alle fiamme e lancio di oggetti. È successo di nuovo nel carcere minorile di Milano Beccaria di Milano. Tutto sarebbe nato perché due detenuti si sarebbero opposti al trasferimento in un altro istituto a Catania e avrebbero incitato gli altri a innescare le fiamme. Sul posto sono interventi sette mezzi del comando dei vigili del fuoco di Milano e i carabinieri del Nucleo Radiomobile e della Stazione Carabinieri Milano San Cristoforo. Due agenti della Polizia penitenziaria sono stati portati al Pronto soccorso perché lievemente feriti dal lancio di oggetti.
Le fiamme sono state domate e la situazione è stata riportata alla normalità. Alcuni detenuti, un medico e altri agenti sono stati controllati sul posto per via delle inalazioni da fumo.
In totale quindi undici intossicati, tra cui 9 detenuti, un agente e un medico, e due agenti della penitenziaria lievemente feriti. La situazione è tornata sotto controllo. Le squadre dei pompieri hanno completato la bonifica dell’area. Lo scorso 13 marzo cinque persone, quattro detenuti minorenni e un agente della polizia penitenziaria, erano rimasti lievemente feriti in un altro incendio, di natura dolosa, appiccato da alcuni detenuti. Anche a fine agosto c’era stato il caos. I feriti erano stati otto e alcune detenuti erano spariti per alcune ore. Poco meno di anno fa la procura di Milano aveva chiesto e ottenuto l’arresto di alcuni agenti della Penitenziaria per violenze sui detenuti.
L’allarme dei sindacati –“La situazione è molto grave. Ci arrivano dal Beccaria segnali allarmanti di una crescente tensione“, denuncia in una nota Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), osservando che “è evidente la necessità di interventi immediati da parte degli organi ministeriali e regionali dell’amministrazione della giustizia minorile, che assicurino l’ordine e la sicurezza in carcere a Milano tutelando gli agenti di polizia penitenziaria che vi prestano servizio. Ed è grave che non siano stati raccolti, nel corso del tempo, i segnali lanciati dal Sappe sui costanti e continui focolai di tensione del carcere minorile milanese. È sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al corpo di polizia penitenziaria nelle carceri italiane e della Lombardia, per adulti e minori. Come dimostra quel che sta succedendo nel carcere minorile di Milano”.
Per il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria (S.pp.) Aldo Di Giacomo, “i disordini e l’incendio appiccato dai giovani detenuti ripropone il Beccaria ‘simbolò di cosa accade negli istituti penali per minorenni. Il Beccaria è “un istituto difficile in particolare per età e provenienza dei giovani detenuti come dimostrano i continui incendi, disordini e persino fughe e tentativi di fuga degli ultimi 18 mesi”, sottolinea Di Giacomo, ricordando che “alla fine del 2024 la permanenza media nei 17 istituti per minori è di 597 giovani di cui 26 sono ragazze, con un numero di ingressi per tutto l’anno che ha raggiunto i 1.179 detenuti di cui 634 stranieri, e uscite per 1.145 detenuti e 189 trasferiti in strutture per adulti. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni”.
Dal momento che “dopo il decreto Caivano i detenuti sono aumentati in modo esponenziale“, per il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria “serve una differenziazione dei reclusi per età e serve un programma personalizzato per ogni singolo detenuto giovane, con differenti linee di condotta nei suoi confronti. Sui detenuti giovani bisogna investire per evitare che non diventino carcerati abituali”, altrimenti – avverte – “l’attuale sistema carcerario per minori non solo non serve a nulla, anzi si rivela una sorta di scuola per delinquere con il 90% di chi entra che si avvia verso una ‘carriera criminale’ passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Per noi e misure da mettere in campo sono decisamente più complesse. Non si perda altro tempo e si assumano interventi urgenti mettendo mano alla riorganizzazione degli istituti per minori”.
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