Raid iraeliano su Gaza: 25 vittime. Interviene il Vaticano: “Violazione sistematica del diritto internazionale”

A quasi una settimana dalla fine della tregua, continuano i raid israeliani su Gaza, mentre Hamas ha “risposto positivamente” alla nuova proposta presentata dall’Egitto per per cercare di far ripartire il cessate il fuoco con Israele. Intanto, aumentano i morti: nella notte, riferiscono gli ospedali che hanno soccorso le vittime, sono stati uccisi 25 palestinesi, tra i quali ci sono diverse donne e bambini. A intervenire sull’emergenza umanitaria e la prosecuzione del conflitto è il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin: a fronte delle dichiarazioni dell’ambasciata di Israele presso la Santa Sede che ha garantito il rispetto del diritto internazionale, Parolin ha usato parole durissime. “Speriamo sia così – ha osservato – Siamo molto preoccupati per la violazione ormai sistematica del diritto internazionale, abbiamo parlato con la Croce Rossa e sono molto in difficoltà: bombardamenti sui civili, uccisione degli operatori, sono azioni che vanno contro il diritto umanitario, non c’è più rispetto del diritto umanitario”.
Le vittime – Tra i morti portati nell’ospedale Nasser anche Ismail Barhoum, responsabile degli affari finanziari di Hamas: secondo Idf operava all’interno del complesso ospedaliero e sono state utilizzate “munizioni di precisione” per attenuare i danni. Ci sono anche due cronisti: si tratta di Hossam Shabat di al-Jazeera, colpito mentre viaggiava nella sua macchina a est di Beit Lahiya, e di Mohammad Mansour, corrispondente della televisione Palestine Today, che è stato ucciso insieme alla moglie e al figlio nell’attacco che ha colpito la sua abitazione a Khan Yunis. Si è trattato di un ”attacco mirato”, ha denunciato su ‘X’ Palestine Today. In tutto, dal 7 ottobre 2023, sono morti 208 giornalisti. L’Idf nel frattempo continua la sua operazione di terra: secondo fonti palestinesi citate dai media israeliani, veicoli corazzati dell’esercito di Tel Aviv hanno iniziato ad avanzare verso la zona di Mawasi, a nord-ovest di Rafah, nel sud di Gaza dove in precedenza era stata individuata la ‘zona umanitaria’. Finora l’esercito israeliano non ha confermato. Secondo il ministero della Salute del governo di Hamas nella Striscia sono 730 i morti dalla ripresa degli attacchi israeliani il 18 marzo. A oggi la guerra ha causato un totale di 50.082 morti e 113.408 feriti.
Attacco terroristico nel nord di Israele – Nei pressi di Yokneam, un uomo, poi morto dopo essere stato ferito gravemente dalla polizia israeliana, ha tentato di investire dei civili a una fermata dell’autobus, poi è uscito dal suo veicolo con un fucile e ha aperto il fuoco. Diversi civili che si trovavano alla fermata sono rimasti feriti dopo essere stati investiti dal mezzo e uno di loro è morto. Le riprese diffuse dai media mostrano l’aggressore che corre con un fucile lungo l’autostrada che attraversa la valle di Jezreel e spara a un veicolo in transito. L’uomo poi cade a terra dopo essere stato colpito dagli agenti della polizia di frontiera giunti sulla scena.
Il piano del Cairo – Secondo il quotidiano Al-Araby al-Jadeed – pubblicato a Londra e ritenuto vicino alle autorità qatarine – l’Egitto ha presentato una nuova proposta per un cessate il fuoco: il piano, inviato a entrambe le parti, prevede un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza seguito da negoziati che stabiliscano un calendario per il rilascio degli ostaggi ancora bloccati nell’enclave. In cambio, le truppe israeliane dovrebbero ritirarsi gradualmente dalla zona costiera. Il piano stabilisce anche che Hamas fornisca informazioni dettagliate e fotografie degli ostaggi sia vivi che morti. Un esponente del gruppo terroristico ha dichiarato che la fazione ha ricevuto il piano, mentre da Israele spiegano di non avere ricevuto alcuna proposta, ha spiegato un funzionario al Times of Israel aggiungendo di puntare ancora sul ‘piano Witkoff’ che, in sostanza, prevede una continuazione della tregua col rilascio di altri ostaggi ma senza alcuna garanzia del ritiro delle truppe israeliane.
Kallas: “Riprendere i negoziati, unica via” – Anche l’Europa spinge per la ripresa dei negoziati, ritenuti “la sola via praticabile per porre fine alle sofferenze da entrambe le parti. La violenza chiama violenza. Assistiamo ad una escalation pericolosa, che sta provocando un’incertezza per le famiglie degli ostaggi e morte e orrore per il popolo palestinese”, ha detto l’Alta Rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, in conferenza stampa in Israele a fianco del ministro degli Esteri israeliano Gideon Sàar. La “sicurezza” di Israele, continua Kallas, “è estremamente importante per l’Unione Europea. Gli israeliani devono potersi sentire al sicuro nelle proprie case. Israele ha diritto di autodifesa contro gli attacchi terroristici, che provengano da Hamas, dagli Houthi o da Hezbollah. Tuttavia le azioni militari devono essere proporzionate”. Gli attacchi israeliani in Siria e Libano, aggiunge Kallas, “rischiano un’ulteriore escalation. I passaggi fondamentali sono la riaffermazione del cessate il fuoco, la garanzia del rilascio di tutti gli ostaggi e la ripresa del flusso di aiuti umanitari a Gaza, con l’obiettivo di un cessate il fuoco permanente”. L’Unione Europea, assicura, “può aiutare, sia riattivando la nostra missione al valico di frontiera di Rafah, sia fornendo maggiore assistenza umanitaria”. Con il ministro Gideon Sàar “abbiamo avuto una discussione molto franca. È difficile guardare al futuro quando cadono le bombe, ma dobbiamo mantenere viva la speranza”, conclude. Sàar ha inoltre precisato che “Israele non ha ancora deciso se imporre o meno un governo militare a Gaza“, insistendo sul fatto che Israele sta rispettando il diritto internazionale a Gaza, facendo riferimento all’articolo 70 del Protocollo di Ginevra del 1949. Sàar ha ribadito che i 25mila camion che Israele ha fatto entrare durante la tregua sono adeguati per le esigenze dei gazawi. “Nessun Paese è obbligato a facilitare una guerra contro se stesso”, ha affermato, “Israele non deve essere tenuto a uno standard diverso”.