Tesla in crisi, il socio storico contro Musk: “Serve un nuovo Ceo”. E i marchi fanno a gara per anticipare i dazi

“Il problema non è il suo impegno nel governo, ma dove spende il suo tempo. E quello non è a Tesla”. Con queste parole Ross Gerber, investitore e storico sostenitore di Elon Musk, ha chiesto all’amministratore delegato della casa automobilistica di farsi da parte per il bene dell’azienda. Gerber, 44 anni, non è tra i maggiori azionisti di Tesla – detiene 262.352 azioni su un totale di 3,2 miliardi – ma è a capo di Gerber Kawasaki Wealth Management, un fondo da oltre 100 milioni di dollari. La sua presa di posizione riflette il crescente malcontento tra gli investitori, allarmati non solo dal crollo delle azioni della società, ma anche dalle scelte politiche che hanno visto Musk protagonista nelle ultime settimane. Negli ultimi due mesi, Tesla ha visto il suo valore dimezzarsi rispetto a dicembre, con un calo delle vendite in Europa e una crescente ostilità nei suoi confronti in Europa e negli Stati Uniti. In Gran Bretagna sono apparse campagne pubblicitarie che invitano a boicottare il marchio, mentre negli USA i modelli dell’azienda vengono ormai definiti “Swastikar”, parola che non ha bisogno di spiegazioni.
A scatenare l’indignazione sono state le note azioni di Musk, tra cui il controverso saluto nazista poi smentito nel giorno dell’insediamento di Donald Trump e la condivisione su X di un post revisionista sull’Olocausto, poi cancellato. Inoltre, la sua politica di tagli alla spesa pubblica e licenziamenti di massa ha innescato proteste nel Paese, aumentando la campagna d’odio contro Tesla. Gerber ha espresso il suo disappunto in un’intervista a Sky News: “Penso che Tesla abbia bisogno di un nuovo amministratore delegato, e da oggi comincerò a sostenerlo pubblicamente. È tempo che qualcuno si occupi di guidare la compagnia. Gli affari sono trascurati da troppo tempo. Ci sono troppe cose importanti da fare. O Elon torna e fa il Ceo, lasciando gli altri incarichi, o si concentra sul governo e continua a fare quello che sta facendo ma trovando un’altra guida”.
La crisi di Tesla si inserisce in un contesto di incertezza economica aggravato dalla politica protezionista dell’amministrazione Trump. La guerra dei dazi sta scuotendo il settore automobilistico: dal 2 aprile entreranno in vigore nuove tariffe del 25% sulle importazioni di veicoli e componenti da Canada, Messico, Unione Europea e altri paesi. Secondo il Financial Times, le case automobilistiche straniere stanno accelerando le esportazioni verso gli Stati Uniti per anticipare l’entrata in vigore dei dazi. Hyundai e Kia hanno già aumentato le spedizioni, così come alcuni produttori tedeschi e giapponesi. Tesla, nel frattempo, fatica a mantenere le previsioni di vendita. “Tesla ha venduto solo 47mila Cybertruck, e questo non va bene, visto che avrebbe dovuto venderne 250mila in un anno” ha scritto Gerber su X. Nel frattempo, il tentativo del segretario al Commercio Howard Lutnick di rilanciare le azioni Tesla con un appello pubblico all’acquisto appare al momento fallimentare.