Meta, la società madre di Facebook, ha avviato un’azione legale per impedire a Sarah Wynn-Williams, ex dirigente aziendale, di promuovere il suo libro “Careless People“. Secondo il colosso tecnologico, il volume fornisce un ritratto del lato oscuro della loro cultura aziendale, descrivendo un ambiente di lavoro “tossico” e privo di etica. Secondo il New York Times, Meta ha ottenuto una sentenza d’urgenza che vieta all’autrice di parlare pubblicamente del libro, sebbene non ne impedisca la vendita. L’iniziativa ha inevitabilmente scatenato critiche da parte dei sostenitori della libertà di espressione.
Il libro svela infatti alcuni retroscena sulla gestione interna dell’azienda. Tra questi, il comportamento autoritario di Mark Zuckerberg e dell’ex COO Sheryl Sandberg. Un aneddoto racconta come i colleghi lasciassero intenzionalmente vincere Zuckerberg a “I coloni di Catan”, tranne Wynn-Williams, che venne accusata di imbroglio quando vinse. Il libro racconta anche le difficoltà affrontate dalle donne nell’azienda: l’autrice stessa, dopo aver rischiato la vita durante il parto ed esser finita in coma, fu criticata per la sua “mancanza di reattività” al rientro dal congedo di maternità. Meta ha respinto le accuse, diffondendo dichiarazioni di ex dipendenti a sua difesa, ma le rivelazioni hanno alimentato dubbi sull’effettiva trasparenza dell’azienda.
Le critiche più pesanti riguardano il ruolo di Facebook nelle crisi politiche globali: Wynn-Williams denuncia infatti accordi segreti tra la piattaforma e il governo cinese per oscurare contenuti scomodi e segnala anche l’appoggio alla campagna elettorale di Donald Trump nel 2016. Non solo. Il libro accusa Meta di anteporre i propri interessi economici alla libertà di espressione, contraddicendo i principi dichiarati dall’azienda.