Carne coltivata, in Italia è tutto bloccato. Accuse al tavolo tecnico: “Solo persone nominate da Coldiretti”

Dove non arriva la legge italiana contro la carne coltivata, bocciata dalla Commissione europea e, più recentemente, dalla Corte di Giustizia Ue, Coldiretti ha provato a forzare la mano con il corteo organizzato a Parma e la richiesta (respinta anche quella) di applicare a questo alimento i protocolli di approvazione previsti per i farmaci. La risposta dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), però, suona come l’ennesima bocciatura: “I protocolli per gli alimenti sono persino più rigidi di quelli dei farmaci”. Dietro la crociata di Coldiretti, però, c’è proprio lo stallo di una legge che, di fronte a una eventuale autorizzazione dell’Efsa, non potrebbe essere applicata e che, comunque, già oggi non può impedire la ricerca. Scoraggiata in Italia, ma non altrove. Basti pensare al Regno Unito, dove da febbraio 2025 si può acquistare carne coltivata per gli animali domestici. Nel frattempo, il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova, dopo aver contestato la scelta di Coldiretti di manifestare non davanti “al Parlamento e al Governo, istituzioni che fanno sintesi politica delle istanze dei vari portatori di interessi, ma davanti a un ente scientifico indipendente, che da queste istanze e dalle pressioni deve rimanere lontano”, ha pure presentato un’interrogazione parlamentare. Oggetto: l’indipendenza del tavolo tecnico del Ministero della Salute, istituito il 24 maggio 2024 proprio per valutare l’impatto di una possibile commercializzazione di nuovi alimenti derivati da “colture cellulari di animali vertebrati”. Secondo Della Vedova c’è un palese conflitto di interesse in nome della crociata di Coldiretti contro la carne coltivata, che non può fare troppo affidamento sulla legge italiana.
Lo stallo (e le mancanze) della legge contro la carne coltivata – In bilico già alla nascita: a febbraio 2024 la Commissione Ue ha chiuso anticipatamente la procedura Tris, prevista quando vengono approvate norme che ostacolano la libera circolazione delle merci in ambito comunitario, per via di un errore procedurale. Il testo italiano, che vieta anche l’utilizzo di denominazioni riferite a carne o prodotti a base di carne (come ‘salame’ o ‘bistecca’) per alimenti a base vegetale, il cosiddetto meat sounding, era stato adottato prima della fine del periodo di sospensione previsto dalle direttive. Gli Stati membri, infatti, sono obbligati a notificare “i progetti delle regolamentazioni tecniche relative ai prodotti” alla Commissione e agli altri Stati membri “prima che queste siano adottate nelle legislazioni nazionali”. In caso contrario, come avvenuto per la legge italiana approvata il 1 dicembre 2023 (prima che la Commissione potesse esaminare il testo), la norma può essere dichiarata inapplicabile dai tribunali nazionali. Ottobre 2024, seconda bocciatura: la Corte di Giustizia Ue ha stabilito che i prodotti vegetariani possono essere commercializzati e pubblicizzati in Unione europea utilizzando anche i termini tradizionalmente associati alla carne. Si può scrivere ‘bistecca’, ‘salsiccia’, ‘scaloppina’ e ‘hamburger’, a patto che gli ingredienti siano indicati in modo chiaro sulla confezione.
La legge che non blocca l’Efsa (e neppure la ricerca) – A tutto ciò si aggiunge il fatto che il ddl si riferisce a un prodotto che in Italia non c’è. Di più: se fosse autorizzato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (attualmente due prodotti sono in fase di esame), sarebbe comunque venduto in Italia, perché nessun Paese potrebbe opporsi alla sua importazione e distribuzione, a meno che dati scientifici non forniscano delle motivazioni a possibili eccezioni. A questo riguardo, non è un mistero che i detrattori della carne coltivata stiano cercando di fornire queste motivazioni. Il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova ha appena presentato un’interrogazione ai ministeri della Salute e dell’Agricoltura relativa al tavolo tecnico sulla carne coltivata istituito a maggior 2024 dal ministero della Salute e “di cui fanno parte, per la componente scientifica – commenta Delle Vedove – solo personalità nominate da Coldiretti”. Come sottolinea Della Vedova “tutti coloro che non appartengono ai due ministeri (Salute e Agricoltura, ndr), fanno parte del comitato scientifico di una fondazione istituita da Coldiretti e che, addirittura, condivide con Coldiretti la sede”. Secondo il deputato si tratta di “una situazione di un palese conflitto di interessi a cui bisogna porre subito rimedio”, perché vi sia un “costante e maturo confronto con la comunità scientifica”. Anche perché la legge non può bloccare la ricerca, ma certamente non la sta incoraggiando. Eppure, nonostante le incertezze e gli ostacoli, un team di ricerca dell’Università di Torino ha lanciato nei mesi scorsi la campagna di crowdfunding CultMeat, sulla piattaforma Ideaginger.it, per superare gli ostacoli tecnologici che fino ad oggi hanno reso la carne coltivata difficile da produrre su larga scala, utilizzando sulle cellule suine un sistema efficace già testato con successo su cellule umane per la medicina rigenerativa.