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Dal Medio Oriente al Corno d’Africa, così Azione Contro la Fame combatte le crisi idriche

Gaza, Cisgiordania, Kenya: la mancanza di acqua potabile espone soprattutto i bambini a malattie gravi
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di Azione Contro la Fame

I raccolti appassiscono, il bestiame muore, il cibo diventa un lusso. Queste alcune delle disastrose conseguenze della mancanza di acqua, l’ingrediente invisibile di ogni pasto che nutre il suolo, regola il clima e mantiene in vita gli ecosistemi. Quando il cibo scarseggia, i prezzi salgono, lasciando milioni di persone, soprattutto bambini, senza un pasto garantito.

Tra le cause principali di questa situazione ci sono i cambiamenti climatici, che alterano i modelli di precipitazioni e accrescono la frequenza di siccità e alluvioni. Inoltre, la scarsità d’acqua potabile è aggravata dai conflitti armati, che distruggono le infrastrutture idriche, e dall’inquinamento ambientale.

Il 27% dei decessi di bambini di età inferiore ai cinque anni è direttamente collegato a gravi malattie prevenibili trasmesse dall’acqua contaminata. In molte regioni del mondo, inoltre, sono le donne e le bambine a farsi carico della raccolta dell’acqua, percorrendo chilometri ogni giorno per raggiungere fonti spesso contaminate. Questo significa meno tempo per studiare, meno opportunità di lavorare, più fatica fisica e più rischi.

Azione Contro la Fame è attiva in situazioni di emergenza, come conflitti e disastri naturali. Parallelamente, l’organizzazione implementa progetti di sviluppo che puntano a rafforzare le capacità locali e a garantire la sostenibilità, contribuendo alla ricostruzione e al miglioramento delle condizioni di vita a lungo termine delle comunità. Per quanto riguarda l’acqua, le principali attività includono:​ Riabilitazione e manutenzione delle fonti d’acqua: decontaminazione delle fonti non sicure e installazione di infrastrutture per garantire l’accesso all’acqua potabile.​
Promozione dell’igiene: distribuzione di kit igienici e costruzione di latrine e stazioni per il lavaggio delle mani in comunità, scuole e centri sanitari.​
Educazione sanitaria: formazione sull’igiene, fornendo informazioni ai genitori per prevenire le recidive della malnutrizione.
Coinvolgimento comunitario: organizzazione di team sanitari locali e comitati per l’acqua, composti da membri eletti della comunità, per promuovere la collaborazione locale. A Gaza, ad esempio, Azione Contro la Fame ha fornito aiuto a oltre un milione di persone a Gaza e in Cisgiordania attraverso interventi emergenziali, distribuendo pasti e acqua potabile, sostenendo agricoltori e piccole imprese, incentivando la produzione locale di cibo e verdure fresche e garantendo la rimozione dei rifiuti solidi. Tuttavia, l’accesso all’acqua potabile rimane critico: il 62% della popolazione di Gaza, pari a 1,4 milioni di persone, dispone di meno di 6 litri d’acqua al giorno per persona, una quantità drammaticamente inferiore rispetto ai 75-90 litri utilizzati in una doccia di cinque minuti.

Nel Corno d’Africa si sta manifestando la peggiore siccità degli ultimi 70 anni. In Kenya più di 5 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e oltre 1 milione di bambini soffre di malnutrizione acuta. Azione Contro la Fame ha installato un distributore automatico di acqua che funziona ad energia solare: lo Smart Water Tap. Il sistema sfrutta l’energia solare per purificare l’acqua, incanalarla dal sottosuolo e immagazzinarla in un serbatoio. La gestione è data interamente alla comunità, in modo da promuoverne l’autonomia. “Il sistema mira a garantire l’accesso all’acqua sicura a tutti, uomini e donne, ma sono soprattutto le donne ad averne beneficiato”, afferma Leo Oketch Awuor, responsabile del programma in Kenya.

Anche in Giordania Azione Contro la Fame lavora per migliorare le condizioni di vita dei rifugiati e delle comunità ospitanti, promuovendo pratiche di conservazione dell’acqua e garantendo l’accesso ai servizi igienico-sanitari.

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