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I giornalisti dell’agenzia Dire ancora in sciopero: “Da inizio anno siamo senza stipendio”

Appello all'editore perché versi il dovuto e al Dipartimento per l'editoria perché acceleri le procedure di sblocco dei fondi
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L’assemblea dei redattori e il comitato di redazione (cioè la rappresentanza sindacale) dell’agenzia Dire hanno proclamato un’altra giornata di sciopero per oggi, 25 marzo. “Dopo due mesi senza stipendi che significa nessuna retribuzione nel 2025 – si legge in una comunicazione dell’assemblea diffusa dall’Associazione Stampa Romana – le giornaliste e i giornalisti decidono di proseguire la mobilitazione per chiedere ancora una volta all’azienda e all’editore di corrispondere il dovuto. Non avendo ricevuto alcuna rassicurazione dalla proprietà nella giornata di ieri, l’Assemblea non può che fermarsi di nuovo per sottolineare e comunicare la propria amarezza nel vedere ulteriormente calpestata la dignità di professioniste e professionisti che, nonostante tutto, continuano ad assicurare il servizio”. Il mancato versamento delle retribuzioni è stato stigmatizzato nei giorni scorsi anche da Cgil, Cisl e Uil, che sostengono la vertenza.

“Si tratta della quarta giornata di sciopero nel mese di marzo, che pesa su tutti e tutte noi – continua la nota dell’assemblea – ma che si rende necessaria a fronte di uno ‘sciopero’ degli stipendi che l’editore ha iniziato nel 2025. A quanto si apprende, il Dipartimento per l’Editoria si sarebbe impegnato a sbloccare i fondi relativi all’ultimo trimestre 2024 e al primo bimestre del 2025, non appena completati alcuni ulteriori passaggi tecnici. Nel frattempo, però, l’azienda non procede al riconoscimento delle retribuzioni arretrate”. Sono più di 80 le famiglie che vivono da più di due mesi “in una condizione di pesante incertezza sul presente e sul futuro”. Segue l’appello all’editore perché versi il dovuto e al Dipartimento affinché acceleri le procedure di sblocco dei fondi.

I senatori dem Filippo Sensi e Walter Verini con un’interrogazione urgente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, chiedono al governo “se sia a conoscenza della situazione di crisi economico-finanziaria dell’agenzia Dire, della sospensione dal lavoro di giornalisti e lavoratori e del mancato rispetto dei contratti di lavoro da parte della proprietà e delle conseguenti gravi ripercussioni sui lavoratori e lavoratrici” e “se non ritenga di avviare un tavolo di crisi con le parti interessate per poter trovare soluzioni eque e non discriminatorie che consentano di salvaguardare i livelli occupazionali e all’Agenzia Dire di riprendere la normale attività”.

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