L’acqua è essenziale per la vita ma può essere usata anche come un’arma letale

Per far colpo su una ragazza, il diamante è un ottimo biglietto da visita; di sicuro, un regalo ambito e gradito. E questo mito non appartiene soltanto al mondo femminile, giacché parecchi uomini di mondo indossano un solitario al mignolo destro, la cui unghia è stranamente lunga e appuntita. Quindi, il consiglio vale anche per le signorine ansiose di conquistare il compagno della vita. Il diamante è un gioiello meraviglioso e, nello stesso tempo, una pietra molto utile; per esempio, serve a intaccare o intagliare o lavorare qualunque altro materiale, in virtù della sua durezza. Questa pietra, però, non è indispensabile per la vita sulla Terra. L’umanità ne potrebbe fare a meno, senza soffrire troppo.
Sappiamo, invece, che l’acqua è l’elemento essenziale della vita, la sostanza chiave del cosmo, il principio di tutte le cose. Per gli antichi filosofi, l’acqua era pura essenza, il principio materiale delle cose. Dell’acqua l’umanità non può fare a meno. Se l’acqua è così preziosa e il diamante superfluo, perché l’acqua costa così poco e il prezzo del diamante è stratosferico?
Tra i primi a porsi questa domanda in epoca moderna fu Adam Smith, che battezzò con “paradosso diamante-acqua” questa apparente incongruenza. E la giustificò con la teoria del valore lavoro. Poiché il prezzo di un bene riflette la quantità di lavoro e risorse necessarie a portarlo sul mercato, i diamanti costano più dell’acqua; per diamine, sono ben più difficili da trovare, lavorare e commerciare rispetto all’acqua! Una ragione oggettiva che non fa una piega. Pensandoci bene, però, migliaia di individui hanno vissuto senza amore, nessuno è vissuto senz’acqua, come osservò un acuto poeta britannico, Wystan Hugh Auden.
Non sempre i costi fanno il prezzo, ma accade anche il contrario. Il costo di una bottiglia di champagne non dipende da quello dei terreni di produzione, né dalla paga di chi vendemmia, né dalla lavorazione. È preziosa perché i ricchi amano pasteggiare a champagne, simbolo di uno status sociale invidiabile. Il prezzo soggettivo determina il costo. E un diamante costa assai più caro di un bicchiere d’acqua per via del suo significato simbolico, affatto soggettivo.
Anche comprare acqua in bottiglia può essere un lusso. Secondo un sondaggio mondiale di tre anni fa, una confezione da un litro e mezzo costava in media 60 centesimi di euro. Un costo diverso da paese a paese: se nelle Filippine si pagavano 2 euro, in Tunisia bastavano 20 centesimi. Il prezzo dipende anche dal contesto. Mezzo litro d’acqua in bottiglia costa 20 centesimi in supermercato, 2 euro allo stadio, 5 euro su una linea aerea low-cost. Per non parlare dei “fuori scala” come la Kona Nigari che sgorga da una profonda sorgente marina al largo della costa hawaiana. Si mormora che faccia bene alla salute, al costo di 500 euro al litro.
L’acqua corrente che esce dal rubinetto di una casa milanese costa meno di 20 centesimi al metro cubo, ma per smaltirla in fogna pago mezzo euro. La tariffa di Parigi viaggia attorno a 4 euro. Con un metro cubo posso riempire duemila bottigliette da mezzo litro. Per contro, i diamanti costano da 2mila a 20mila euro a carato (200 milligrammi) ma il prezzo al dettaglio può raddoppiare se il design di un gioiello lo merita. Alcuni esperti sostengono che la forchetta dei prezzi del diamante sia molto più stretta di quella dell’acqua.
La definizione di sicurezza idrica proposta dalle Nazioni Unite è “la capacità di una popolazione di garantire un accesso sostenibile a quantità adeguate di acqua di qualità accettabile per sostenere i mezzi di sussistenza, il benessere umano e lo sviluppo socioeconomico, per assicurare la protezione contro l’inquinamento idrico e le catastrofi legate all’acqua, e per la conservazione degli ecosistemi in un clima di pace e stabilità politica”. Dobbiamo perciò migliorare le nostre conoscenze sul valore dell’acqua. Spesso ragioniamo in termini puramente monetari, ma ci sono altri modi per valutare l’acqua, perché l’acqua contiene anche valori culturali ed estetici, oltre a essere indispensabile per la vita. E, se l’acqua è indispensabile per la vita, il valore dell’acqua non può essere molto diverso dal valore della vita umana.
L’acqua non ha prezzo; ha certamente un costo—molto variabile con la geografia—ma non ha prezzo. Come cerco di spiegare in un articolo scientifico pubblicato giorni fa, l’acqua è un bene comune che reclama principi universali di governo basati sulla filosofia della sapienza, non soltanto regole condivise di gestione. La filosofia della conoscenza non basta, se l’acqua è usata come un’arma letale, a Gaza e in altri scenari di guerra.
Un anno fa, Euro-Med Human Rights Monitor segnalava come la guerra avesse colpito duramente l’accesso all’acqua nella Striscia, sceso da 85 a un litro e mezzo per persona al giorno—comprensivo di acqua potabile, sanitaria e domestica. Secondo gli standard internazionali, con meno di 15 litri al giorno non si sopravvive. La militarizzazione dell’acqua—manifestatasi con evidenza anche nella guerra in Ucraina—rompe un tabù internazionale che si credeva ormai imprescindibile.