“Non dichiarò i bonifici di Berlusconi”: procedimento su Marcello Dell’Utri trasferito da Firenze a Milano

Passa da Firenze a Milano il procedimento pendete contro Marcello Dell’Utri, accusato di violazione della normativa antimafia e di trasferimento fraudolento di valori. La procura fiorentina aveva chiesto il rinvio a giudizio per Dell’Utri poiché non avrebbe rispettato la legge Rognoni-La Torre che per cui i condannati in via definitiva per fatti di mafia devono comunicare ogni incremento o diminuzione del patrimonio personale. Le variazioni nei saldi di un decennio sono state stimate dalla Dda per un importo totale di 42.679.200 euro.
Il trasferimento a Milano, per competenza territoriale, è stato stabilito dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Firenze, Anna Liguori, durante l’esame della richiesta di rinvio a giudizio. La giudice ha accolto la richiesta degli avvocati Francesco Centonze e Filippo Dinacci, difensori dell’ex senatore di Forza Italia, che nella precedente udienza del 18 febbraio scorso avevano sollevato l’eccezione di incompetenza territoriale di Firenze. “Il procedimento a carico di Marcello Dell’Utri è da svolgersi a Milano, luogo di residenza del nostro assistito e luogo dove sarebbero state commesse le condotte contestate dalla procura – avevano argomentato gli avvocati – Questo procedimento è radicato a Firenze solo per la contestazione di aggravante delle stragi”. Secondo la difesa, il procedimento in atto non ha alcuna connessione con l’inchiesta ancora aperta dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze sui presunti mandanti esterni delle stragi del 1993, in cui Dell’Utri risulterebbe indagato.
Per la procura di Firenze l’ex manager di Publitalia avrebbe ricevuto i 42 milioni di euro come “quantum per garantire l’impunità a Silvio Berlusconi”. Anche la posizione di Miranda Ratti, moglie di Dell’Utri, per la quale la procura fiorentina aveva chiesto il rinvio a giudizio nello stesso procedimento, è stata trasferita alla competenza a Milano. La somma complessiva di 42.679.200 euro non dichiarata, secondo la procura sarebbe pari ai bonifici bancari che l’allora leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi avrebbe versato a Dell’Utri una volta condannato, con decisione passata in giudicato, per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel marzo 2024 la Dda aveva ottenuto dal gip del Tribunale di Firenze, Antonella Zatini, il sequestro preventivo di 10,8 milioni di euro individuati nei flussi nei conti correnti di Dell’Utri e di sua moglie. L’inchiesta era stata portata avanti dai procuratori aggiunti Luca Turco (in pensione dallo scorso dicembre) e Luca Tescaroli (ora alla guida della Procura di Prato) e dal sostituto procuratore Leonardo Gestri, rimasto l’unico titolare del fascicolo.
Oltre alla violazione della normativa antimafia, per la mancata comunicazione delle variazioni patrimoniali nonostante la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, i pubblici ministeri fiorentini hanno formulato una seconda imputazione, quella di intestazione fittizia di beni. Il reato in questo caso è legato a 15 bonifici, per un totale di 8 milioni di euro, versati da Berlusconi alla moglie dell’ex senatore, Miranda Ratti, con l’obiettivo – secondo gli inquirenti – di “eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione”.