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Chat su Signal, The Atlantic pubblica i “piani di attacco” agli Houthi: “Le conseguenze per i militari Usa potevano essere catastrofiche”

Il magazine pubblica i dettagli dell'attacco sferrato agli Houthi il 15 marzo condivisi dal capo del Pentagono Hegseth su una chat non protetta
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La Casa Bianca minimizza, affermando che i protagonisti della conversazione non hanno condiviso “piani di guerra“. Per questo motivo The Atlantic, dopo aver deciso di non pubblicarli per ragioni di sicurezza nell’articolo con cui lunedì raccontava gli scambi avvenuti dai vertici dell’amministrazione Trump su una chat di Signal non protetta, oggi ha reso noti anche i messaggi riguardanti l’attacco effettuato dalle forze armate statunitensi agli Houthi il 15 marzo. Secondo il magazine il contenuto e il timing dei messaggi condivisi nella chat in cui il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz aveva iscritto 17 persone tra cui una persona esterna all’amministrazione – il direttore di The Atlantic Jeffrey Goldberg -, avrebbe potuto mettere in pericolo la vita dei militari americani.

I messaggi portano la firma del segretario alla Difesa Pete Hegseth, che li condivide nella chat non protetta “Houthi PC small group” quando l’operazione non è ancora iniziata. “Alle 11:44 ora orientale, Hegseth ha pubblicato nella chat, in maiuscolo, “AGGIORNAMENTO SQUADRA”, riporta il giornalista. “ORA ORA (1144et): Meteo FAVOREVOLE. Appena CONFERMATO con CENTCOM (comando dell’esercito Usa in Medio Oriente, ndr) siamo pronti per il lancio della missione”, scrive ancora il capo del Pentagono. Che poi fornisce alcuni dettagli della missione: “1215et: LANCIO F-18 (pacchetto 1° attacco)”; “1345: Inizia la finestra di primo attacco dell’F-18 ‘Trigger Based’ (il terrorista bersaglio si trova nella sua posizione nota, quindi DOVREBBE ESSERE IN ORARIO, inoltre, lancio dei droni d’attacco (MQ-9)”.

Per Goldberg ce n’è quanto basta per affermare che le informazioni condivise da Hegseth possono mettere in pericolo la vita dei soldati che partecipano all’operazione. Il problema sono le tempistiche: “Il difesa degli Stati Uniti ha inviato un messaggio a un gruppo che includeva un numero di telefono a lui sconosciuto, il cellulare di Goldberg, alle 11:44″, ovvero “31 minuti prima del lancio dei primi aerei da guerra statunitensi e due ore e un minuto prima dell’inizio di un periodo in cui un obiettivo primario, il ‘Target Terrorist’ degli Houthi, era previsto che venisse ucciso dagli aerei americani”. L’aver anticipato i dettagli dell’operazione avrebbe potuto mettere in pericolo la vita dei militari: “Se questo messaggio fosse stato ricevuto da qualcuno ostile agli interessi americani – sottolinea il direttore di The Atlantic -, o da qualcuno semplicemente indiscreto e con accesso ai social media, gli Houthi avrebbero avuto il tempo di prepararsi per quello che avrebbe dovuto essere un attacco a sorpresa alle loro roccaforti. Le conseguenze per i piloti americani avrebbero potuto essere catastrofiche“.

Hegseth non si ferma qui: “1410: LANCIO DI ALTRI F-18 (2° pacchetto di attacco)” – scrive il responsabile della Difesa, dettagliando gli orari degli attacchi -; “1415: Droni d’attacco sul bersaglio (QUESTO È QUANDO LE PRIME BOMBE CADRANNO SICURAMENTE, in attesa di obiettivi ‘basati su trigger’ precedenti)”; “1536 F-18 2nd Strike Starts – inoltre, vengono lanciati i primi Tomahawk basati in mare.”; “ALTRO DA SEGUIRE (secondo la cronologia)”; “Al momento siamo puliti per quanto riguarda l’OPSEC (la sicurezza delle operazioni, ndr)”; “Buona fortuna ai nostri guerrieri.”.

Alle 13.48, poco più di due ore dopo il primo messaggio di Hegseth, Waltz traccia un primo bilancio dell’operazione, che sembra avere avuto come obiettivo un edificio di Sanaa, la capitale dello Yemen: “VP (“vice president“, scrive rivolgendosi al vicepresidente JD Vance, anch’egli nella chat, ndr). Edificio crollato. Aveva più ID positivi. Pete (Hegseth, ndr), Kurilla (Michael E. Kurilla, comandante dello US Central Command, ndr), l’IC, lavoro straordinario”. “Il riferimento a “più ID positivi” suggerisce che l’intelligence statunitense aveva accertato le identità dell’obiettivo o degli obiettivi Houthi”, precisa Goldberg. Che poi precisa: “Non è ancora chiaro perché un giornalista sia stato aggiunto allo scambio di testo”.

“Si tratta di piani operativi altamente classificati per proteggere i militari”, ha detto alla Cnn un funzionario della Difesa che ha accettato di parlare a condizione dell’anonimato. “Si può tranquillamente dire che chiunque in uniforme verrebbe processato per questo”, ha aggiunto il dirigente. “Non forniamo quel livello di informazioni su sistemi non classificati, per proteggere la vita e la sicurezza dei membri del servizio che eseguono questi attacchi. Se lo facessimo – ha concluso -, sarebbe del tutto irresponsabile. I miei analisti più giovani sanno che non si deve fare così”.

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