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Stupro di Palermo, cinque imputati non fanno ricorso: la sentenza diventa definitiva

Una decisione presa anche in considerazione della legge Cartabia che prevede uno sconto della pena per i condannati che non ricorrono in appello
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È definitiva la sentenza per cinque dei sei imputati (più uno minorenne giudicato in altro processo) dello stupro di Palermo. La vicenda risale a luglio del 2023, quella notte in sette hanno abusato di una ragazza di 19 anni, nei pressi del Foro italico dopo una serata passata alla Vucciria. Quella notte stessa, dopo la violenza, la ragazza è stata soccorsa da un amico, è stata poi chiamata un’ambulanza per l’evidente stato di debolezza, la denuncia è quindi scattata dopo per le verifiche dei sanitari. Da quel momento sono scattate le indagini che hanno portato all’arresto di sette ragazzi, un mese dopo.

I ragazzi sono stati condannati in primo grado lo scorso 8 novembre, poco più di un anno dopo i fatti. La condanna diventa adesso definitiva perché cinque dei sei maggiorenni hanno deciso di non fare appello contro la sentenza di primo grado. Una decisione presa anche in considerazione della legge Cartabia che prevede uno sconto della pena per i condannati che non ricorrono in appello.

Farà appello, invece, Samuele La Grassa, che era stato condannato a 4 anni, la condanna minore. Tutti gli altri hanno avuto di più: Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia ed Elio Arnao hanno avuto 7 anni, mentre Cristian Barone 6 anni e 4 mesi. La Grassa, difeso dagli avvocati Claudio Congedo e Simona Ciancitta, sarà l’unico dei maggiorenni di quella notte ad attendere una nuova sentenza. Mentre il minorenne, difeso dall’avvocato Pietro Capizzi, è stato condannato a 8 anni e 8 mesi anche in secondo grado e ha fatto ricorso in Cassazione.

“Risulta drammaticamente evidente la dinamica di oggettificazione sessuale” si legge nelle motivazioni della sentenza del collegio presieduto da Roberto Murgia. I giudici hanno sottolineato nelle motivazioni il “totale disinteresse” da parte dei ragazzi, e la violenza come “mera sopraffazione fisica di una vittima ormai totalmente inerme, quale platealmente emerge dagli stessi messaggi inviati” dai ragazzi. Un giudizio ormai chiuso per cinque di loro Mentre per Flores è ancora in corso un altro dibattimento con l’accusa di revenge porn e diffusione di materiale pornografico, il ragazzo avrebbe, infatti, girato due dei tre video di quella notte e li avrebbe poi inviati ad un amico, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti.

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