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“Per gli Usa siamo parassiti? Sullo Yemen hanno ragione, l’Europa è timida”: la fonte dopo le chat da Washington

Una fonte europea all'Ansa dichiara che in effetti gli Stati Uniti nel Mar Rosso sostengono con Londra "il peso maggiore", mentre l’Europa "si limita alla missione di protezione navale"
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L’amministrazione americana definisce gli alleati europei dei parassiti rispetto allo sforzo militare nello Yemen contro gli Houthi, i ribelli sostenuti da Teheran. E dal Vecchio Continente riconoscono che, in effetti, Trump e Jd Vance non hanno tutti i torti. Anzi. Secondo quanto riferito da una fonte europea all’Ansa, gli Stati Uniti sul Mar Rosso “hanno ragione”, perché sono Washington e Londra “a sostenere il peso maggiore”, colpendo le infrastrutture degli Houthi a terra mentre l’Europa “si limita alla missione di protezione navale”, con regole d’ingaggio “molto più timide”. Incalzato sull’ipotesi che gli Stati membri possano concordare su una postura più aggressiva delle missione Aspides, la stessa fonte risponde: “Non mi pare ci sia l’appetito”. Tutto è nato dallo scandalo della chat del dipartimento della Difesa – in particolare dai messaggi scambiati tra il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance e il segretario alla Difesa Pete Hegseth – sui piani delle operazioni militari condotte dagli Stati Uniti nello Yemen contro i ribelli – informazioni sui tempi degli attacchi, sulle armi che sarebbero state utilizzate, persino discussioni sul morale dei soldati – condivisa per errore col direttore di The Atlantic Jeffrey Goldberg. Uno scambio da cui sono scaturiti messaggi offensivi verso l’Europa, definita “parassita“, oggetto di “odio” e “meschina“, degna soltanto di vedersi “addebitati i costi” dei bombardamenti sugli Houthi.

Se la fonte all’Ansa in effetti ritiene in qualche modo fondati i commenti squalificanti che arrivano da Washington, una portavoce di Downing Street, incalzata proprio sullo scandalo delle chat, dichiara che il Regno Unito “ha lavorato a stretto contatto con gli Usa per la sicurezza in Medio Oriente” e “continuerà a farlo”. La stessa portavoce ha poi negato un impatto sui rapporti di fiducia con Washington, ma ha tenuto a ricordare “il contributo logistico” delle forze di Londra ai raid anti-Houthi, oltre al “sostegno alla coalizione a guida Usa che combatte l’Isis in Siria”. Lo stesso primo ministro britannico Keir Starmer torna a tendere la mano a Trump, dicendo di avere “una buona relazione personale” col presidente americano. Le dichiarazioni arrivano in un’intervista al New York Times, nella quale glissa sulle accuse rivolte dalla Casa Bianca agli alleati europei di essere dei “parassiti” da punto di vista militare e su quelle indirizzate a lui personalmente dal negoziatore americano Steve Witkoff sul progetto di una “coalizione dei volenterosi” per l’Ucraina (liquidato alla stregua di “una posa”). Afferma però che “il presidente Trump ha ragione quando dice che i Paesi europei devono assumersi un peso maggiore per la difesa collettiva dell’Europa”. Starmer ribadisce poi ancora una volta di non aver alcuna intenzione di scegliere fra l’alleanza con i partner del Vecchio Continente e la storica “relazione speciale” di Londra con Washington: “Churchill non lo fece e neppure Attlee“, sottolinea evocando sia il primo ministro conservatore della vittoria nella seconda guerra mondiale, sia il successore laburista che lo sconfisse alle elezioni del 1945: “Scegliere sarebbe un grosso errore”. Quanto, infine, alle critiche di chi avrebbe voluto da lui una presa di posizione più netta sul recente scontro alla Casa Bianca fra Trump e il presidente ucraino Zelensky, il premier laburista rivendica di aver preferito non alimentare la polemica e prendere invece “il telefono per parlare con entrambi e cercare di riportarli sulla stessa lunghezza d’onda”.

Il caso delle chat – A colpire in particolare, nello scambio di messaggi sull’Europa, è un passaggio tra JD Vance e il segretario alla Difesa Pete Hegseth. “Non sopporto di dover salvare di nuovo l’Europa”, ha scritto il numero due di Trump riferendosi ai raid contro gli Houthi. “Condivido pienamente il tuo odio per il parassita europeo, è patetico”, gli ha risposto il capo del Pentagono. Parole pesanti dalle quali Trump non ha preso le distanze, anzi, le ha condivise. “Sono d’accordo, sono parassiti. Lo sono stati per anni, ma non li biasimo, biasimo Biden“, ha dichiarato il presidente americano riferendosi agli scambi commerciali e ai dazi. Intanto l’Unione europea ufficialmente tace, mentre dall’Italia a Vance ha risposto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il vicepremier ha ricordato a Washington che, con la missione Aspides, “i nostri mercantili ce li proteggiamo da soli, con la nostra Marina militare che ha abbattuto diversi droni lanciati dagli Houthi contro di noi”. “Forse – ha sottolineato il titolare della Farnesina – Vance è appena arrivato, magari non conosce il pregresso, ma siamo integrati in una serie di operazioni, anche con gli Usa e Regno Unito. Lì c’è la Marina militare italiana, i nostri mercantili ce li proteggiamo, non ce li proteggono altri, e noi proteggiamo altri come altri proteggono noi. Questo per mettere i puntini sulle i, con grande rispetto e senza odiare nessuno”.

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