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Israele, più potere ai politici nella nomina dei giudici: la riforma è legge. Proteste: “Minata l’indipendenza dei magistrati”

Nel "Judicial Selection Committee" che nomina i magistrati i membri scelti dal Parlamento avranno diritto di veto sui giudici chiamati a far parte della Cortea Suprema. Che dovrà pronunciarsi su diversi casi legati all'operato di Netanyahu
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Il parlamento israeliano ha approvato un disegno di legge che modifica la composizione del Comitato per le nomine giudiziarie e lo pone sotto il controllo della politica, in quello che è ampiamente considerato un duro colpo all’indipendenza della magistratura. “Abbiamo fatto la storia”, ha esultato il ministro della Giustizia Yariv Levin, che ha avviato la riforma all’inizio del 2023. “Dopo decenni in cui il sistema giudiziario è stato chiuso a molti settori del pubblico, la composizione del Comitato per le nomine è stata ristrutturata”.

In Israele i magistrati sono nominati dal Judicial Selection Committee, che è composto da 9 membri: il ministro della Giustizia, che ne è il presidente, un altro ministro scelto dal governo, 2 membri della Knesset (solitamente un membro della coalizione e uno dell’opposizione), 2 membri dell’Ordine degli avvocati di Israele (scelti da quest’ultimo), il presidente e altri due giudici della Corte Suprema.

La legge approvata questa mattina rimuove i due rappresentanti dell’Ordine degli avvocati e li sostituisce con un avvocato scelto dalla coalizione di governo e un altro scelto dall’opposizione. Fornisce inoltre ai rappresentanti politici della coalizione di governo, dell’opposizione e della magistratura il diritto di veto sulle nomine dei tribunali di rango inferiore, al contrario dell’attuale sistema in cui nessuna parte ha questo potere. E rimuove qualsiasi influenza dei tre giudici del comitato sulle nomine della Cortea Suprema, concedendo il diritto di veto alla coalizione di governo e all’opposizione.

La riforma avrà un impatto sulla composizione della Corte Suprema, che in questo momento si sta occupando di una serie di casi importanti e delicati che hanno a che fare con l’operato del governo Netanyahu. Tra questi, le petizioni contro il licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar voluta dal premier, la riconferma di Itamar Ben-Gvir come ministro della Sicurezza nazionale e la legge che modifica il modo in cui viene selezionato il difensore civico giudiziario. Presto, inoltre, la Corte ascolterà le petizioni contro la proposta di licenziamento del Procuratore generale Gali Baharav-Miara voluta fortemente da Netanyahu.

Dopo l’approvazione della legge, sono state presentate diverse petizioni all’Alta Corte di Giustizia contro la modifica, tra cui quelle presentate da membri del partito Yesh Atid, dall’Associazione degli avvocati israeliani, dal Movimento per un governo di qualità e dall’Associazione per i diritti civili in Israele. Tutti i ricorsi sostengono che la legge politicizza la nomina dei giudici e, di conseguenza, comprometterà l’indipendenza della magistratura. “I giudici dovrebbero essere nominati in base a considerazioni professionali, non puramente politiche. Devono servire il pubblico, non il regime, e agire secondo lo stato di diritto, non secondo la volontà del governo”, ha affermato la parlamentare di Yesh Atid, Karine Elharrar.

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