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L’ex capo ultras del Milan Luca Lucci: “Andavo a casa di Berlusconi a parlare di calcio”

Il leader della Sud si è fatto interrogare durante il processo con rito abbreviato: "I soldi li ho fatti con la droga, non con lo stadio. Rapporti ottimi con la dirigenza"
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I soldi? “Li ho fatti con la droga, non con lo stadio”. E poi una rivelazione: “Andavo a casa di Berlusconi a parlare di calcio”. Queste, in sostanza, le dichiarazioni di Luca Lucci, l’ex leader della Curva Sud del Milan, in carcere da sei mesi, che oggi si è fatto interrogare nell’aula bunker davanti al carcere milanese di San Vittore, nell’ambito del maxi-procedimento sulle curve di Inter e Milan. L’ex capo ultras rossonero è tra gli imputati e sta affrontando il rito abbreviato dopo l’inchiesta scaturita dalle indagini di Polizia e Guardia di Finanza, coordinate dai pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra.

“Non ho mai fatto soldi con la curva, i soldi li ho fatti con affari illeciti che non c’entrano nulla, con la droga – è quanto avrebbe detto – Il fondo cassa della Sud è sempre stato gestito in modo trasparente, con la società e i dirigenti ho sempre avuto buoni rapporti e all’epoca andavo anche a casa di Berlusconi a parlare di calcio”. Da quanto si è saputo, Lucci, che ha risposto alle domande di uno dei suoi legali, Alessandro Diddi, ha iniziato a parlare, dopo aver scelto il rito abbreviato, del suo ruolo di capo ultrà, della sua ascesa al vertice della curva Sud, affermando di non aver mai creato danni o problemi al club rossonero. E l’interrogatorio, che vede al centro anche un’accusa di tentato omicidio nel 2019 ai danni dell’ultrà rossonero Enzo Anghinelli, proseguirà nella prossima udienza, sempre a porte chiuse come tutto il procedimento, tra abbreviati e udienze preliminari.

In sostanza, da quanto si è appreso, Lucci, destinatario nei mesi scorsi anche di due misure cautelari per fatti di droga dopo l’arresto a fine settembre per associazione per delinquere e un’altra ordinanza per il tentato omicidio, avrebbe ricondotto tutti i suoi comportamenti al tifo per il Milan e alla vita da ultrà, cercando di sminuire le contestazioni. Si andrà avanti con l’esame in aula il 15 aprile. Tra le parti civili, oltre a Milan, Inter e Lega Serie A per le imputazioni sugli ultras delle curve di San Siro, anche lo stesso Anghinelli, vittima del tentato omicidio.

Da quanto si è saputo, Lucci ha raccontato anche che in curva “spesso il tifo è di destra, ma io invece sono di sinistra”. E poi che lui è sempre stato “favorevole alla tessera del tifoso, da quando l’hanno introdotta”. Inoltre, ha parlato di incontri e colloqui con dirigenti, di rapporti “collaborativi” col club, “anche con Galliani all’epoca parlavo spesso, parlavamo di calcio”. Oggi è stato interrogato in aula anche Francesco Intagliata, uno degli ultrà interisti arrestati per associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa. Aggravante non contestata, invece, agli ultrà rossoneri. Gli ultras imputati in abbreviato – tre sono a processo con rito ordinario – sono una quindicina, mentre tra gli altri filoni davanti alla giudice per l’udienza preliminare, oltre all’omicidio Bellocco ma anche al caso di un arsenale di armi trovato, ce ne sono alcuni che non hanno legami con la vicenda curve.

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