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Schiaffo di Orban alla Corte penale internazionale: riceverà Netanyahu. Su cui pende un mandato d’arresto

Dal 2 al 6 aprile il premier israeliano sarà in visita in Ungheria. I giudici dell'Aja lo hanno accusato di crimini contro l'umanità
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Lo aveva invitato subito dopo la pronuncia della corte, a dimostrazione che il mandato di arresto sul suolo ungherese non avrebbe avuto alcun effetto. E ora la visita del premier israeliano Benyamin Netanyahu in Ungheria è già stata fissata: dal 2 al 6 sarà nel Paese, ricevuto dal primo ministro Viktor Orbán. Uno schiaffo definitivo alla Corte penale internazionale, dopo che il leader ungherese aveva già dichiarato che non avrebbe rispettato l’ordine dell’Aja. La decisione dei giudici, arrivata a novembre 2024, è motivata da “crimini contro l’umanità” nei confronti di Netanyahu, e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant nell’ambito della guerra a Gaza. E in un rapporto di 154 pagine la Cpi ha evidenziato le “massicce vittime civili e le condizioni imposte ai palestinesi che mettono intenzionalmente a rischio la loro vita”.

L’ufficio di Netanyahu aveva dato notizia della visita nella giornata di ieri, mentre il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, ha confermato che il premier israeliano sarà nel Paese da mercoledì a domenica, senza fornire ulteriori dettagli sulla sua agenda. Sia Orbán che Netanyahu hanno messo in discussione il ruolo della Corte Penale Internazionale, nonostante l’Ungheria, in quanto firmataria dello Statuto di Roma, sia giuridicamente vincolata a rispettare tutte le disposizioni emanate dall’Aja. Tra i dossier più delicati sul tavolo figura la possibile decisione di Budapest di trasferire l’ambasciata ungherese da Tel Aviv a Gerusalemme, una mossa che segnerebbe un’ulteriore rottura con la linea ufficiale dell’Unione Europea.

A contestare la decisione della Cpi anche Washington, sia con l’amministrazione Biden che con quella successiva di Trump. Per quanto riguarda l’Italia, il ministro degli Esteri Tajani si è detto scettico sul mandato d’arresto, senza chiarire se il nostro paese darebbe o meno attuazione all’ordine dei giudici, come sarebbe obbligato a fare in quanto Paese membro dello Statuto di Roma che ha istituito la Corte. Ad aderire 123 Paesi: tra loro ci sono sei componenti del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito) e due dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Francia e Regno Unito. L’Italia, oltre ad aver ospitato la Conferenza diplomatica che ha istituito la Corte penale internazionale nel luglio del 1998, è stato uno dei primi Paesi a ratificarne lo Statuto. Non a caso l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Josep Borrell ha ricordato che gli Stati membri dell’Unione europea sono “vincolati” a eseguire la sentenza della Corte. I mandati sono stati emessi “per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto”, riferisce una nota parlando di “un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza”. La Corte ha peraltro aggiunto che non è necessario che Israele accetti la giurisdizione della corte per emanare il mandato. Già dopo il primo invito, Netanyahu aveva ringraziato Orban elogiando la sua “chiarezza morale”. “Di fronte alla debolezza vergognosa di coloro che hanno sostenuto la decisione scandalosa contro il diritto dello Stato di Israele a difendersi, l’Ungheria – aveva detto il premier israeliano – si pone dalla parte della giustizia e della verità”.

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